giovedì 22 marzo 2012

Niccolò Ammaniti

Il post di Mianna di ieri sera mi ha fatto tornare alla mente un libro bellissimo che ho letto tempo fa. Io non ho paura.

La storia è ambientata nel 1978 ad Acqua Traverse, una piccola frazione immaginaria di campagna del Sud Italia. Il protagonista della storia è Michele Amitrano, un ragazzino che, obbligato dal suo amico Teschio a entrare in una casa abbandonata, viene a conoscenza di un buco nascosto nel terreno, in cui gli sembra di vedere dall'alto una gamba umana. Michele rimane molto turbato, ma non dice niente quando torna a casa. Ogni giorno che passa ritorna alla casa abbandonata e scopre che nel buco è nascosto un bambino, Filippo. I due diventano amici. Un giorno a casa di Michele arriva Sergio, un amico del padre. Quella notte il protagonista scopre che i suoi genitori, insieme a Sergio e ad altri abitanti del paesino, hanno rapito Filippo e vogliono chiedere un riscatto. Michele lo capisce guardando un messaggio della madre di Filippo rivolto ai rapitori trasmesso alla televisione. Michele non riesce a tener nascosto il suo segreto e si confida con il suo migliore amico, Salvatore, che lo tradisce. Dopo essere stato scoperto mentre andava a trovare Filippo, a Michele viene ordinato dal padre di non andare mai più a trovare il bambino, ma egli non riesce a far altro che pensare a lui. Un pomeriggio, insieme agli amici, torna alla casa abbandonata e scopre che Filippo è stato spostato in un altro nascondiglio. Quella notte, spinto dall'orribile notizia che i grandi hanno deciso di ucciderlo, va a liberarlo. Michele si mette alla ricerca di Filippo; proprio quando sta per rinunciare lo trova, ma il bambino è troppo debole per potersi muovere. Michele lo incoraggia, con una corda riesce a tirarlo fuori dalla caverna in cui è rinchiuso, lo convince a scappare, mentre lui rimane intrappolato nel nascondiglio. Arriva così il padre di Michele (accompagnato da Sergio), incaricato dagli altri adulti di andare ad uccidere Filippo. Non riconosce il figlio e gli spara. Michele sviene. Quando rinviene sente il rumore di un elicottero e Michele, confuso, dice al padre che deve fuggire, altrimenti verrà preso dagli uomini delle montagne, ma lui continua a piangere e a chiedere aiuto per suo figlio.

Da questo libro è stato anche tratto un bel film


che ha vinto un David di Donatello , è stato scelto come film per rappresentare l'Italia agli Oscar ed è riconosciuto come film d'interesse culturale nazionale dalla Direzione generale per il cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali italiano. ( da Wikipedia)

Letto questo libro, naturalmente, ho comprato tutti gli altri di Ammaniti e mi sono piaciuti tutti, tranne il primo, Branchie. La cosa che mi ha colpito maggiormente è la capacità dell'autore di penetrare nella mentalità dei suoi personaggi e di renderla accessibile al lettore.Ti fa sembrare quasi naturale che genitori, che amano i propri bambini, siano capaci di prendere il bambino di qualcun altro e trattarlo in maniera disumana, fino ad arrivare ad ucciderlo. Dicono che gli italiani non amino "i bambini", ma amino solo i "propri" bambini. Ho paura che sia vero..... Anche in "fango", un libro che seppur molto bello non rileggerò mai più, dato che ogni racconto è un pugno in piena faccia, Ammaniti entra nella mentalità  di stupratori, assassini,ragazzi senza scopo e senza idee, che vivono spinti solo da.....non so da che cosa, in quanto un ragionamento non c'è. E non c'è neppure un istinto fisico che spinga a certe azioni.L'autore ti porta sul baratro di anime e di cervelli che paiono completamente vuoti, indifferenti, insensibili.Persone che reificano il prossimo, ma sono oggetti essi stessi...


Ecco io mi chiedo COME può essere capace uno scrittore di spiegare qualcosa che non è spiegabile e che non ha vissuto. Questa secondo me è la maestria dello scrittore. Come dicevo per la Oggero, che ti spiegava la mentalità camorrista....questi scrittori sono superlativi!
Per non parlare del modo di scrivere, anche per Niccolò: leggero, svelto, pulito.....libri da divorare.






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