giovedì 30 maggio 2019

Atalanta

Bergamo è in festa! L'Atalanta si è qualificata per partecipare alla champions league: è la sua prima volta!
Che dire? E' una soddisfazione più che meritata.





Dalla sua fondazione nel 1907 ad oggi la Dea ha subito moltissimi saliscendi tra le massime serie del campionato italiano tanto che negli ultimi anni si è trovata spesso a lottare per restare in Serie A. Questo fino ad oggi, perchè dopo un’annata spettacolare si è qualificata quarta nella classifica del campionato, subito dopo le squadrone d'élite di Torino, Napoli e Milano.

Viene soprannominata “regina delle provinciali” poiché, avendo preso parte a 58 edizioni della Srie A, è la squadra col maggior numero di presenze nella massima divisione nazionale tra
 quelle che non rappresentano capoluoghi di regione.
L'Atalanta è nota come il miglior vivaio di giovani calciatori in Italia.



Se vogliamo sapere perché l’Atalanta si chiama così, intanto è giusto dire due parole sulla storia di questa società, nata nella città di Bergamo nel 1907. A quei tempi, nel capoluogo di provincia lombardo, esistevano già due squadre di calcio: la Giovane Orobia e il Bergamo Football Club. Fu proprio da una scissione dalla Giovane Orobia che alcuni giovani decisero di fondare la nuova squadra, che prese il nome di “Società di Ginnastica e Sports Atletici Atalanta”.
Il nome scelto dai giovani fondatori della nuova società sportiva fu quello dell’eroina della mitologia greca Atalanta. Non si trattò di 
una figura mitologica casuale, dal momento che era nota per le sue doti atletiche.





Atalanta (in greco antico: Ἀταλάντη, Atalántē) è una figura della mitologica greca.
Il mito presenta nella tradizione parecchie varianti. Secondo la leggenda beotica, Atalanta è figlia di Schenèo, che regnava a Onchesto in Beozia; nella versione arcadica, è l'unica figlia di Iaso e di Climene. Iaso aveva desiderato un erede maschio, e alla nascita di Atalanta rimase tanto deluso che espose la bimba sulla collina Partenia presso Calidone, dove essa fu allattata da un'orsa che Artemide mandò in suo aiuto. Atalanta crebbe tra un gruppo di pastori che l'avevano trovata e allevata, ma rimase vergine e portava sempre armi. Un giorno giunse assetata a Cifanta e, colpita una roccia con la punta della lancia, invocando Artemide, ne fece scaturire una sorgente. Divenne esperta cacciatrice e velocissima nella corsa che nessuno era capace di raggiungerla.




I centauri Reco e Ileo tentarono di violentarla, ma restarono uccisi dalle sue frecce. Partecipò anche alla caccia del cinghiale di Calidone. Anceo e Cefeo, assieme ad altri, si rifiutarono di cacciare in compagnia di una donna, ma Meleagro, che si era perdutamente innamorato di lei, li obbligò a cambiare parere. Atalanta fu la prima a ferire il cinghiale, colpendolo con una freccia, ma fu Meleagro che uccise la bestia. Lo scuoiò e ne offri la pelle ad Atalanta dicendo: "Tu hai versato il primo sangue; se non ci fossimo accaniti tutti quanti attorno a questa bestia, l'avresti finita con le tue frecce". Gli zii di Meleagro tentarono di sottrargliela. Infuriato, Meleagro li uccise entrambi. Poco dopo anche Meleagro morì, per mano di sua madre Altea; così non potè sposare Atalanta.



Atalanta avrebbe voluto partecipare anche alla spedizione degli Argonauti, ma Giasone ebbe paura che la presenza di una donna avrebbe fatto scoppiare dei contrasti. Al ritorno degli Argonauti in Grecia, Atalanta prese parte ai giochi funebri in onore di Pelia e riportò il premio nella corsa, e ancora quello della lotta, con Peleo per avversario.
Esultante per il successo di Atalanta, Iaso la riconobbe come sua figlia; ma quando essa giunse a palazzo le prime parole di Iaso furono: "Figlia mia, preparati a prendere marito!" Atalanta, sia per fedeltà ad Artemide, sia perché le era stato detto dall'oracolo che, se si fosse sposata, sarebbe stata trasformata in un animale, pose come condizione al suo matrimonio che lo sposo avrebbe dovuto vincerla nella corsa a piedi. I pretendenti che avessero perso sarebbero stati immediatamente messi a morte. Atalanta si fidava caparbiamente della propria agilità anche perché già altre volte era stata messa vittoriosamente alla prova. Seppure le condizioni dettate erano crudeli e la davano vincente, i pretendenti non mancarono, già più di uno aveva pagato con la morte l'amoroso cimento.
Un giovane chiamato Melanione (o Milanione), nella versione proveniente dall'Arcadia, Ippomene in quella che ci giunge dalla Beozia, prima di esporre la propria vita, aveva chiesto aiuto alla dea Afrodite, che gli aveva regalato tre mele d'oro provenienti dal giardino delle Esperidi, indicandogli pure come doveva farne uso. Durante la gara, il giovane fingendo di lasciar cadere inavvertitamente i vistosi frutti, proseguiva imperterrito nella corsa, mentre Atalanta vinta dalla curiosità (o forse anche innamorata del suo pretendente), si chinava a raccogliere ed ammirare le insidiose mele, intanto Melanione, o Ippomene, toccava vittorioso la mèta ottenendo così l'ambito premio.




In seguito, il giovane dimenticò di ringraziare la dea che lo aveva aiutato e per di più, nel corso d'una caccia, i due sposi si accoppiarono nel sacro recinto di Zeus. Irritato per questa profanazione, Zeus li trasformò in leoni. Infatti, era credenza in Grecia che i leoni non si accoppiano fra di loro ma soltanto con i leopardi, e dunque Melanione e Atalanta non avrebbero più potuto godere l'uno dell'altra. Così Afrodite punì l'ostinazione di Atalanta a mantenersi vergine e la poca gratitudine dimostrata da Melanione per il dono delle mele d'oro.


Altri dicono che già in precedenza Atalanta era stata infedele a Melanione e aveva generato a Meleagro (o ad Ares) un bimbo chiamato Partenopeo.


martedì 28 maggio 2019

Rosae, rosarum , rosis...







Quando questo blog era "bambino", mi sono divertita a raccontare il mio giardino nelle diverse fasi dell'anno,con le fioriture, i colori, i profumi, le atmosfere che andavano via via mutando con il trascorrere delle stagioni; poi mi sono resa conto che non avrei mai saputo raccontare le piccole emozioni che vanno oltre i ritmi naturali di ogni giardino che si ripetono ogni anno, e che appartengono solo a chi il giardino lo conosce, lo ama e lo cura giorno dopo giorno. Per questo ho preferito raccontare di giardini in giro per il mondo, oggettivamente splendidi, belli da vedere e da apprezzare, a volte anche solo tramite le immagini che si trovano in rete.
Tuttavia, in questo mese di maggio, pur così avaro di sole, le rose del mio giardino, sono state così generose con le loro fioriture, che meritano una vetrina. Pur nella loro diversità di forme, colore e specie, hanno dato il meglio di sé e mi hanno davvero scaldato il cuore. Questione di feeling, diceva una canzone, e per quanto possa sembrare assurdo, è davvero così. Per questo dedico loro questo post e se daranno calore anche a voi, ne sarò felice.

In questi ultimi anni, grazie allo smartphone, ho fotografato le mie rose in maniera compulsiva, salvo poi rilevare che nessuna delle immagini raccolte rendeva davvero giustizia alla loro bellezza ma del resto si sa, ogni scarrafone è bello a mamma soia...

"Tutto qui?" vi capiterà di pensare... sì, tutto qui, per chi non le ha curate, accudite, amate...; per me sono state una dolce medicina che spesso  ha saputo riempire quei cassetti del cuore che  sono rimasti vuoti e quelli che non potrò più riempire.







































































































domenica 26 maggio 2019

La leggenda del lago di Misurina

Su facebook, nella pagina di noi bergamaschi, ho trovato una bella leggenda , raccontata da Romano Bertasa. Poichè amo le leggende, l'ho copiata per condividerla sul blog.




La leggenda narra la storia di Misurina, figlia unica del re Sorapiss, governatore delle terre comprese tra le Tofane, l’Antelao, le Marmarole e le Tre Cime di Lavaredo.
Misurina era una bambina viziata, molto capricciosa e dispettosa, ma era anche una bambina molto graziosa.
Per il re Sorapiss, rimasto vedovo, era l’unica ragione di vita e il re giustificava quindi il comportamento della bambina dando la colpa di tutto alla sofferenza che la piccola provava per la mancanza della figura materna.
Al compimento dell’ottavo anno di età, Misurina venne a conoscenza dell’esistenza di una fata che viveva sul Monte Cristallo e che possedeva uno specchio magico, il quale dava il potere di leggere i pensieri di chiunque vi si specchiasse.
Misurina supplicò lungamente il padre affinché le procurasse lo specchio, che desiderava a ogni costo, finché Sorapiss cedette e l’accompagnò.
La fata resistette a lungo, perché non voleva accontentare quella bimba capricciosa ma, di fronte alle lacrime di Sorapiss, finì per acconsentire, ponendo però una condizione, nella speranza che il re e sua figlia rinunciassero. La fata possedeva un bellissimo giardino ricco di fiori stupendi sul Monte Cristallo, ma l’eccesso di sole li appassiva prematuramente. Sicché chiese, in cambio dello specchio, che Sorapiss accettasse di essere trasformato in una montagna, che proteggesse con la propria ombra il giardino della fata. Il re acconsentì.
Quando Misurina ricevette lo specchio e venne informata del patto, non si scompose, anzi, si mostrò entusiasta all’idea che suo padre, per renderla felice, diventasse una montagna, sulla quale lei avrebbe potuto correre e giocare.
Ma in quello stesso istante, mentre Misurina contemplava lo specchio, Sorapiss cominciò a trasformarsi, gonfiandosi e cambiando colore: i capelli divennero alberi e le rughe crepacci.
Misurina si accorse improvvisamente di trovarsi in alto, sulla montagna che era stata suo padre e, rivolgendo lo sguardo in basso, fu colta da un capogiro e precipitò nel vuoto. Il re Sorapiss, nei suoi ultimi istanti di vita, dovette così assistere impotente alla tragica morte di sua figlia, sicché dai suoi occhi ancora aperti sgorgarono così tante lacrime da formare due ruscelli, i quali si raccolsero a valle formando un immenso lago, che prese il nome di Misurina.
Lo specchio, cadendo, si infranse tra le rocce e i frammenti furono trascinati a valle dai ruscelli di lacrime del re, dove ancora oggi danno riflessi multicolori e che rendono ancora oggi il Lago di Misurina un luogo unico al mondo.


venerdì 24 maggio 2019

Sergey Toutounov






Sergey Toutunov è nato nel 1958 a Mosca in una famiglia di pittori. Da bambino, segue una formazione regolare e sistematica nel disegno e nella pittura sotto l'egida di suo padre, Sergey Andreyevich. Secondo l'artista, era il suo insegnante principale. Dal 1974 al 1980 ha studiato al Surikov Art Institute di Mosca dove si è diplomato come pittore di cavalletto. Nel 1982, sposò una donna francese di origine russa e si trasferì a Parigi. Attualmente vive nel suo studio a Bussy-en-Othe.