sabato 31 maggio 2014

Virginio Livraghi

Fra tutti i libricini più o meno degli anni cinquanta che abbiamo collezionato, ce ne sono con illustrazioni di diverso tipo: alcune bellissime e altre molto brutte. A volte anche la stampa lascia molto a desiderare per cui non si riescono nemmeno a distinguere bene i contorni delle immagini














e poichè la firma dell'illustratore non c'è quasi mai, noi appassionati tentiamo di scoprire i tratti comuni ai vari disegni e cerchiamo di attribuire le illustrazioni a chi le ha fatte.

Compito quasi sempre impossibile, perchè, come abbiamo spesso constatato, lo stesso disegnatore "cambia mano" e illustrazioni dello stesso papà sono agli antipodi. Vedere per credere!!

Illustrazioni di Livraghi:
























In questa serie di immagini si può constatare quanto sia vero quello che affermo: le prime, le più vecchie, sono,  a mio parere, o molto belle, o decisamente brutte ( io so tutto). Con Pinocchio lo stile cambia e l'immagine sembra diventare tridimensionale, come in tutte le seguenti. Eppure, anche se nelle ultime non c'è la firma, sono tutte dello stesso autore che, evidentemente, ha cambiato nel tempo, o per maturazione personale, o per esigenze di mercato. Non so.
 Se si cercano in internet le immagini di questo illustratore, si trovano esclusivamente le più moderne di cui sono stati fatti anche molti poster per le camere dei bambini. Evidentemente le più antiche sono state dimenticate: che peccato!
 Notizie su Livraghi: niente nei siti in italiano, qualcosa in quelli inglesi:

Virginio Livraghi, nato a Dovera, provincia di Cremona nel 1924. Negli anni 40 lavorò con altri illustratori al film di animazione La rosa di Bagdad di Gino Domeneghini e ciò gli aprì le porte degli editori italiani Carroccio, Gino Conte, Fratelli Fabbri, Boschi, Piccoli, eccetera negli anni 50 e 60.
Il suo talento è rivolto alle illustrazioni per bambini e diede vita a  tutte le fiabe classiche e a racconti di animali, come Penny, una traduzione di Penny Pullet di Isobel St.Vincent  e Curly Pig di MariaPia Pezzi, che fu poi tradotto in inglese dall'italiano.
Lavorando per la casa editrice Dami, Livraghi produsse deliziose strisce per cartoni infantili, come Leo, l'amichevole leone.
 Nel 61 Livraghi disegnò copertine per il giornale educativo inglese Knowledge e per l'italiano Michelino, pubblicato da Fabbri, ma nel 69 tornò al mercato inglese per illustrare Brer Rabbit che con le sue storie fu pubblicato fino negli anni 70.
E' un vero peccato che un artista di così grande talento sia tanto poco conosciuto: è stato uno dei migliori artisti nel campo degli animali antropomorfici a lavorare nel Regno Unito. Soprattutto in Brer Rabbit ha catturato lo humor e il senso della monelleria delle storie  in cui Brer continua a sfuggire gli animali selvatici che vorrebbero catturarlo.

(http://illustrationartgallery.blogspot.it/2011/01/virginio-livraghi.html)

Hampton Court

Era la mia prima volta, la prima volta di una vacanza senza genitori o qualche sorella più grande a fare da custode, la prima volta di una vacanza all'estero. Dell'Inghilterra sapevo relativamente poco e quel soggiorno di studio doveva essere proprio un'ottima occasione per saperne di più. Prima vacanza autonoma, prima vacanza all'estero e prima escursione proprio a Hampton Court Palace.





Questo palazzo reale è situato nel distretto londinese di Richmond upon Thames a circa 19 chilometri a sud-ovest della stazione di Charing Cross sulla riva del Tamigi.
Non avendo mai avuto la consuetudine di frequentare dimore regali in patria, l'impatto con questo grande complesso mi aveva decisamente colpito tanto da desiderare di conoscerne la storia.





Il palazzo era stato un tempo proprietà dell'ordine dei Cavalieri Ospitalieri fino a quando il cardinale Thomas Wolsey, arcivescovo di York, Primo Ministro e favorito del Re d'Inghilterra Enrico VIII, lo prese come sua residenza nel 1514.
Evidentemente il cardinale non si trovava in ristrettezze economiche dal momento che decise di trasformare il palazzo in una delle residenze più lussuose e grandiose del Regno. La beffa fu che poco dopo la conclusione dei lavori, Wolsey cadde in disgrazia ed il re Enrico VIII prese il palazzo come una delle sue residenze, aggiungendovi la Sala Grande e anche il campo da tennis della corona, che è attualmente il più antico campo da tennis del mondo ancora in uso.




Successivamente Elisabetta I e Giacomo I lo resero famoso per  balli e spettacoli teatrali. Anche la Compagnia di Shakespeare si esibì in questo palazzo. Carlo I lo usò come rifugio durante la guerra civile e quando fu giustiziato, Cromwell vi si trasferì fino alla sua morte nel 1658. Nel XVII secolo il famoso architetto Christopher Wren fu incaricato dalla casa reale di rimodernare le ali della residenza dando loro un'impronta rinascimentale. L'ultimo soggiorno della corte ebbe luogo nel 1737 da parte di Giorgio II e Carolina.

La Regina Vittoria lo aprì al pubblico nel 1838.




Gli appartamenti dei vari re e regine che li hanno abitati sono ovviamente sontuosi, ma, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, le stanze dei castelli o dei palazzi per cui sento una vera attrazione sono le cucine.



A Hampton Court Palace le cucine sono state restaurate e abbellite con ricostruzioni storiche; in quella più grande viene ancora acceso ogni giorno il focolare principale. Ho letto che al tempo di Enrico VIII in queste cucine si cucinavano ogni giorno sei buoi, quaranta pecore e un migliaio di fagiani per le 500 persone che vi abitavano.

E visto che ho esordito con la prima volta , ovviamente lo è stata anche per lo spettacolo dei giardini che si presentavano belli al di là di ogni mia immaginazione, per non parlare del maze,l'ingannevole e antichissimo labirinto vegetale.












































Un bel ricordo quella lontana esperienza! ma come si sa, non si finisce mai di imparare...
Oggi  per la prima volta, cercando le immagini di questa sontuosa dimora, ho scoperto che in Inghilterra esiste un'altra Hampton Court, lontana e diversa da quella che abbiamo visto oggi.
Datemi il tempo di documentarmi e poi ve la racconterò....


venerdì 30 maggio 2014

Eric



Carl Oscar August Erickson nacque nel 1891 a Joliet, Illinois, da genitori di origine svedese. Studiò per un paio d'anni alla Chicago Academy of fine arts e il suo talento attirò le offerte di lavoro dei maggiori pubblicitari del suo tempo. Verso il 1917 iniziò a firmare il proprio lavoro con la più semplice sigla Eric, che diventò una delle più famose nel mondo della moda e della pubblicità.
Nel 1916 iniziò a lavorare per Vogue e dal 1925 le copertine della rivista furono quasi tutte sue, mentre in contemporanea creava le reclame per la Coty.
Eric era un grandissimo lavoratore, per ogni pezzo prodotto preparava dozzine di studi. Nei pochi momenti in cui non disegnava, studiava le modelle, senza le quali non lavorò mai. Il suo album di schizzi lo seguiva anche a pranzo e a teatro. 
Sposò Lee Creelman, anche lei illustratrice di successo presso Vogue, con la quale viaggiò e lavorò anche in Europa. Egli dominò il campo dell'illustrazione di moda per circa trentacinque anni, ma fu famoso anche per ritratti dell'alta società. 
Purtroppo negli ultimi anni della sua vita cadde preda dell'alcolismo e sembra che senza bere, non riuscisse più a mantenere i propri standard qualitativi. Morì nel 1958.




























































































Le donne disegnate da Eric non mi sembrano belle, ma...che classe! Che eleganza, che raffinatezza sofisticata! Certo rappresentano donne dell'alta società, ma oggi se per alta società si intende quella che impazza sulle riviste, donne così non se ne vedono proprio. Volgarità e protagonismo imperano, ma la signorilità latita parecchio!