sabato 8 settembre 2012

Alfred Hitchcock

Nonostante siano trascorsi più di trent'anni dalla sua scomparsa, Alfred Hitchcock continua ad essere il mio regista preferito. Sarà perchè negli anni 60/70, al massimo della sua popolarità, al cinema andavo spesso, sarà per quel suo sottile humour presente anche in contesti drammatici, sarà per l'autoironia con cui si rapportava con i suoi lavori.
Anni fa avevo acquistato l'intera collezione dei suoi films in videocassetta; purtroppo la tecnologia li ha relegati in solaio, ma quando vengono riprogrammati da qualche canale tv, li rivedo sempre volentieri, specialmente quelli in bianco e nero che non ho mai visto sul grande schermo.



Per me , che sono appassionata di gialli, nessuno più di lui merita il titolo di "maestro del brivido".
Vi ricordate la serie di telefilm in bianco e nero in onda in tv negli anni 50 con la caricatura del suo profilo a tutto schermo?


La sua storia personale ed artistica si divide in due grandi periodi : quello inglese, dalla nascita nel 1899, in Inghilterra appunto, fino al 1940 e il successivo periodo americano fino alla sua morte nel 1980 a Los Angeles.

Figlio terzogenito di un fruttivendolo cattolico Alfred fu un bambino introverso e pauroso, con pochi amici. La famiglia credeva nell'efficacia di un'educazione rigida, perciò lo mandò a scuola in un Collegio dei Padri Gesuiti che il ragazzo lasciò a 14 anni per provvedere da sè alla propria istruzione, frequentando corsi serali di disegno tecnico, arte , scrittura.
La sua vera passione erano le mappe,i piani urbanistici, i tracciati delle linee ferroviarie e gli orari dei treni.

Dopo una prima esperienza lavorativa  come assistente di laboratorio in una società che fornisce linee elettriche, nel 1923 viene assunto da una casa cinematografica presso la quale si occuperà di sceneggiatura, montaggio, aiuto regia, acquisendo quell'esperienza che gli consentirà di diventare un regista famoso in Inghilterra e all'estero. 
Nel 1925 il suo primo film come regista è un grande successo. L'anno seguente sposa Alma Reville che gli sarà accanto anche come collaboratrice nei suoi film.
Nel 1940, dopo successi internazionali come "L'uomo che sapeva troppo", "Il club dei trentanove" e "La signora scompare", fu chiamato negli Stati Uniti da Los Angeles, la mecca del cinema e nel giro di pochi anni conquistò il pubblico con la trasposizione cinematografica di un famoso romanzo di Daphne Du Maurier dal titolo "Rebecca, la prima moglie",




interpretato da un tenebroso Laurence Olivier nel ruolo di Maxim de Winter e da una trepida Joan Fontain, la seconda signora De Winter, mentre la terribile signora Danvers è Judith Anderson.

Forse proprio per abituare il pubblico a familiarizzare con la sua immagine, oltre che con il suo nome, Hitchcock comincia in questi anni ad apparire brevemente, come una comparsa qualunque, in qualche scena dei suoi film. La prima volta, probabilmente, si trattò proprio di una soluzione d'emergenza e Hitch si prestò a sostituire qualcuno che al momento di "girare" non si riusciva più a trovare; tuttavia in seguito l'apparizione di Hitchcock divenne un accorgimento di successo, a tal punto che negli ultimi anni della sua carriera il regista comparve perlopiù nei primi cinque minuti del film, per permettere agli spettatori di godersi poi la storia in santa pace, senza preoccuparsi di riconoscerlo in uno dei suoi tanti travestimenti.
 
Ciascuno dei suoi film più famosi merita secondo me un po' di attenzione, perciò ne riparlerò a breve sperando di non annoiarvi.

 



 



 

2 commenti:

  1. A me è sempre piaciuto moltissimo ma quello che si dice di lui e l'ho sentito raccontato con dolore da un'attrice ormai anziana in tv è sconvolgente . Era uno stalker ...per capirsi, malato di quello !!

    RispondiElimina