Inutile negarlo: a scuola, ai miei tempi, eravamo costretti a studiarli, lo esigeva il "programma" e non c'era alternativa.
Foscolo Leopardi Manzoni Pascoli Carducci D'Annunzio, erano tutti lì ad aspettarci con i loro sonetti, odi e carmi, così lontani dalla nostra quotidianità. Se c'era un'interrogazione all'orizzonte, si cercava di assimilare quei termini spesso desueti, di renderli più comprensibili con la parafrasi, di ripetere quasi a memoria il commento che ci proponeva l'antologia. Indifferenti. Da una parte c'erano loro, con le loro angosce, le delusioni, i tormenti dell'anima, dall'altra c'eravamo noi con la nostra adolescenza piena di sogni e di futuro.
A distanza di anni rileggo alcuni di quei versi e devo confessare che per molti di essi rimane la stessa incomprensione di allora. Altri invece, mi sembra quasi di ascoltarli per la prima volta. Non provo più indifferenza e non mi sembrano più "roba per vecchi", a prescindere. Sarà che mi sono allineata ? che sono diventata anch'io, più che roba per vecchi, roba vecchia ???
Comunque sia, dentro le righe ora scopro emozioni che posso condividere, non tutte forse, perché nascono da storie personali diverse, ma che posso comunque comprendere, trovo atmosfere, sentimenti e riflessioni che mi sono famigliari. E allora ringrazio quei poeti che mi hanno aspettato pazientemente al varco, per farmi capire come e perché hanno trovato la strada dell'immortalità.
Alla sera
Forse perché della fatal quiete
Tu sei l'imago a me sì cara,vieni,
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe,all'universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier sull'orme
Che vanno al nulla eterno; e intento fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cura onde meco egli si strugge.
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
U.Foscolo
G.Leopardi
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
G.Pascoli
Alla sera
Forse perché della fatal quiete
Tu sei l'imago a me sì cara,vieni,
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre, e lunghe,all'universo meni,
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier sull'orme
Che vanno al nulla eterno; e intento fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cura onde meco egli si strugge.
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
U.Foscolo
L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo,ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
G.Pascoli
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pel vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù.
G.D'Annunzio
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