martedì 3 giugno 2014

La signora delle camelie

Siamo nel 1848, quando il ventiquattrenne Alexandre Dumas, figlio omonimo del celebre autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo, dà alle stampe il suo secondo romanzo, La signora delle camelie: la storia è scandalosa, la scrittura impeccabile e avvincente, il successo fulmineo e clamoroso. 




Scatta immediata l’azione repressiva della censura: il romanzo, che si svolge nel tempo in cui è stato scritto, è la trasposizione letteraria di un fatto vero e di un ambiente sociale – quello dell’aristocrazia e dell’alta borghesia parigina – i cui personaggi sono riconducibili a uomini e donne in carne ed ossa, appena velati da nomi di invenzione.
Ma quel che soprattutto salta agli occhi è la riconoscibilità della sua protagonista: Marguerite Gautier, la bellissima mantenuta di molti signori altolocati, altri non è che Marie Duplessis, morta l’anno prima di tisi, poco più che ventenne. Regina delle cosiddette lorettes, era stata l’amante dello stesso Dumas, di Franz Liszt e del giovane Duca di Guiche, il cui potente padre le aveva intimato di rompere la relazione con il figlio per una questione di onore familiare.
Quest’ultima vicenda e la sua personale forniscono a Dumas gli elementi principali della trama, da cui emerge con realismo cinico e spietato - per quanto intriso di passione romantica - l’immoralità imperante nelle classi agiate, nonché la triste condizione di quelle ragazze avvenenti e di umili natali costrette ad una prostituzione d’alto bordo.
La straordinaria affermazione del libro induce Dumas a scriverne la versione teatrale, che andrà in scena il 2 febbraio 1852 con Sarah Bernard come interprete principale. Anche in questo caso il successo è travolgente: l’autore ha apportato parecchie variazioni rispetto alla storia iniziale, smorzandone la critica sociale e accentuando gli aspetti melodrammatici, con scene ad effetto che scatenano la commozione e l’entusiasmo del pubblico.




In questa veste arriva a Giuseppe Verdi che, con Francesco Maria Piave, vi apporta ulteriori cambiamenti, funzionali all’impianto e allo slancio lirico di un dramma per musica.
Ed è così che la sera del 6 marzo 1853, al Teatro La Fenice di Venezia, si dà la prima rappresentazione de La Traviata.


Dal libro al libretto:  come La Signora delle Camelie diventò La Traviata


 Se nella Parigi libertina e ipocrita Dumas aveva incontrato non poche difficoltà, nell’Italia attraversata dall’impeto risorgimentale, ma pur sempre con un assetto istituzionale fermo al Medioevo, Verdi vedrà innalzare intorno a sé e al suo capolavoro gli ostacoli di una burocrazia ottusa e di un moralismo retrivo e provinciale: l’opera, infatti, al suo debutto sarà un fiasco, forse per l’inadeguatezza dei cantanti, di certo per l’audace ambientazione contemporanea, in contrasto con il gusto del pubblico. Ma un anno dopo, sempre a Venezia, al Teatro San Benedetto, con un nuovo cast e con scene e costumi retrodatati al Settecento, La Traviata otterrà una trionfale consacrazione.



E il successo dell'opera è continuato nel tempo, anche grazie a magnifiche interpreti, come la Callas, bellissima e tragica.




Nei vari passaggi – da romanzo a dramma a opera lirica – la storia subisce numerose modifiche: cambiano i nomi dei personaggi (quelli che per Dumas sono Margherita Gautier, Armando e Giorgio Duval, diventano per Verdi Violetta Valéry, Alfredo e Giorgio Germont); vengono inseriti episodi non presenti nel racconto d’origine (ad esempio, il finale, che nel romanzo vede Margherita morire sola e abbandonata, mentre nel dramma e nella versione verdiana i due amanti si riconciliano, sul letto di morte di lei, in un abbraccio consolatorio e purificatore).
Ciò che rimane immutato è il mito dell’amore romantico, incarnato dalla Signora delle camelie, che troverà ampio spazio nel cinema, sin dall’epoca del muto, per culminare nell’interpretazione della divina Greta Garbo, e continuare poi in altri film e adattamenti televisivi, fino a Pretty Woman.
(http://www.laterzaisola.it/index.php/proposta/show/id/5)
Di questa storia si sono  poi impadroniti cinema e televisione, dandoci parecchie versioni di Violetta.


1915 Francesca Bertini per la regia di Gustavo Serena





1936 Greta Garbo per la regia di george Cukor






47 Nelly Corradi per la regia di Carmine Gallone

E poi ancora per cinema ,teatro e tv:

























una storia che continua a piacere!

2 commenti:

  1. Ho adorato questo libro!!!...tra i miei preferiti...una storia così toccante!...io metto a pari merito La signora delle camelie e Jane Eyre...da tenere i fazzoletti a portata di mano!
    Loredana

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  2. Mi è venuta voglia di leggerlo!
    Grazie sempre bellissimi ed interessanti articoli.
    A presto Betti

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