giovedì 26 giugno 2014

Gli antenati degli illustratori

Dentro ogni uomo si nasconde un potenziale illustratore. Lo dice la storia dell'umanità,dal momento che ai suoi albori, prima ancora che fosse pensata una qualsiasi forma di scrittura convenzionale per comunicare, l'uomo primitivo lasciava traccia di sè e della sua vita quotidiana, incidendo immagini sulle pareti della sua casa, la caverna.











Ma lo dice anche la storia di ciascuno di noi, perchè non appena abbiamo imparato a reggere una matita colorata, abbiamo istintivamente cercato di rappresentare il nostro mondo attraverso  immagini.





Eppure non basta questa vocazione innata per fare di ciascuno un bravo illustratore, perchè per esserlo occorrono talento, fantasia e creatività. Per gli antenati degli illustratori poi occorreva un'altra grande virtù, la pazienza.



Prima della diffusione della stampa l'amanuense o il copista, era la figura professionale di chi, per mestiere, ricopiava manoscritti di privati o del pubblico.

Nell'antichità classica la professione di amanuense era esercitata dagli schiavi, ma dopo la diffusione del Cristianesimo fu coltivata soprattutto nei centri religiosi.






All'attività degli amanuensi si lega la figura di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro , politico, letterato e storico romano che visse sotto il regno romano-barbarico degli Ostrogoti e successivamente sotto l'Impero Romano d'oriente. Visse un'importante carriera politica sotto il governo di Teodorico il Grande, al termine della quale si ritirò in via definitiva a Squillace , dove fondò nel 555 il monastero del Vivario con la sua biblioteca.

Cassiodoro istituì nel Vivario uno scriptorium per la raccolta e la riproduzione di manoscritti, che fu il modello a cui successivamente si ispirarono i monasteri medievali.





Accanto alla figura dell'amanuense, o copista, va affiancata quella del miniaturista. E' lui il vero antenato dei moderni illustratori!


La miniatura è l'immagine realizzata per decorare le lettere iniziali dei capitoli o dei paragrafi in un manoscritto,tradizionalmente di colore rosso. Il termine deriva verosimilmente dal latino minium, un particolare minerale dal quale si ricavava il colore rosso.






I primi manoscritti miniati sono i documenti dell'Antico Egitto, costituiti da papiri, sotto forma di rotoli. Non sono rimaste che poche testimonianza sull'antica decorazione dei papiri in età greco-romana, che avevano forma di rotuli e poichè venivano svolti a poco a poco, le immagini non erano altro che piccole vignette o figurette che interrompevano le colonne del testo. La nuova forma del libro e la diffusione della pergamena permisero l'uso di pagine intere, con illustrazioni di maggiore dimensione e pregio.




Con la diffusione del monachesimo i centri della cultura europea divennero i monasteri, nei cui scriptoria si copiavano le opere antiche, permettendone la trasmissione alle generazioni future.






Nello scriptorium, una stanza in posizione tale da catturare più luce possibile, i monaci trascorrevano molte ore della giornata e a coloro che svolgevano questa attività era permesso saltare alcune ore canoniche di preghiera.

Amanuense e miniatore erano spesso due figure distinte, anche se quasi sempre appartenenti alla stessa comunità religiosa e quindi di analoga formazione e cultura figurativa.

Nei monasteri irlandesi,tra il VII e il XI secolo, si diffuse un tipo di decorazione raffinatissima basata su intrecci di racemi e figure stilizzate, organizzati in complessi schemi geometrici.La maggior parte delle figurazioni umane, quando presenti, erano di natura sacrale.






Con il risveglio artistico del XII secolo, la decorazione dei manoscritti ricevette un nuovo impulso. Gli artisti del tempo eccellevano nella miniatura di margini e  iniziali, ma anche nelle figurazioni, caratterizzate da un tratto vigoroso, linee spesse e uno studio attento del drappeggio. Gli artisti migliorarono la rappresentazione delle forme umane e gli sforzi individuali produssero in questo secolo numerose miniature di carattere estremamente elegante. 






Durante il periodo gotico lo stile del XII secolo lasciò il posto ad immagini di dimensioni ridotte. Anche le dimensioni dei libri andavano via via riducendosi e ciò ne favoriva la diffusione.







Durante il XIV e XV secolo l'arte della copia degli antichi testi aveva raggiunto il suo culmine: i libri, dopo essere copiati dagli amanuensi, erano controllati  sul piano grammaticale e ortografico dai correctores e infine decorati dai miniatores. Alcuni esemplari erano veri e propri capolavori. Grandi committenti erano le corti e personaggi del mondo laico che richiedevano opere di qualità estrema.





Tra i numerosi capolavori dell'epoca voglio accennare al Libro d'ore di Etienne Chevalier, un codice miniato di Jean Fouquet databile tra il 1452 e il 1460. Etienne Chevalier era tesoriere  sotto Carlo VII, tra i più alti dignitari della corte reale e Fouquet lavorò spesso per lui e gli altri aristocratici vicini al sovrano.
Il codice è altamente innovativo, per la scomparsa delle cornici tipiche della tradizione medievale, in favore di ampie scene a tutta pagina, con applicazioni di prospettiva, giochi di luci e colore,architetture ideali classiche e rappresentazioni dell'Antichità.















Ovviamente con la nascita e il diffondersi della stampa, la miniatura dei testi cominciò gradualmente a perdere importanza, non potendo soprattutto competere con la nuova tecnica a causa dei  costi molti elevati.
Il mondo stava cambiando pagina e si preparava ad affrontare esperienze sempre più innovative, lasciando tuttavia negli antichi conventi, nelle chiese e nelle biblioteche più prestigiose e nei musei d'Europa, un tesoro di valore inestimabile.

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