La qualità della foto non è delle migliori purtroppo... Al centro siede nonno Luigi con a fianco i figli maschi più piccoli, Franco e Tullio e alle spalle quelli più grandi, Aldo, in divisa e Arturo, mio padre (il più bello!!!). Sarà un caso ma le femmine sono sistemate ai lati, la nonna Virginia con accanto la figlia Angiola e sul lato opposto Elsa.
A parte il nonno e lo zio Aldo che alla mia nascita erano già usciti di scena per motivi diversi - il primo era morto qualche anno prima e il secondo era definitivamente emigrato in America - tutti gli altri sono state presenze importanti nelle mia vita, alcuni di essi fino a tempi recenti.
Vorrei raccontare qualcosa di loro e spero che ciò che dirò dei loro tratti salienti non suoni come una mancanza di rispetto nei loro confronti. Al contrario li ho amati sinceramente proprio per quello che erano.
Di nonno Luigi so molto poco, ma da ciò che mi hanno raccontato di lui lo immagino come il classico travet, impiegato scrupoloso e preciso alle prese con i registri contabili, con indosso le classiche mezze maniche nere a pretezione degli abiti che sicuramente dovevano durare molte stagioni.Della nonna Virginia si diceva che la dolcezza non fosse il tratto fondamentale del suo carattere, ma io l'ho conosciuta quando era già avanti con gli anni e probabilmente aveva imparato a smussarne le asperità. Aveva sempre prestato molta attenzione al suo abbigliamento e non si sarebbe mai azzardata ad uscire di casa senza cappello. La domenica, dopo la messa, veniva a pranzo da noi e in estate portava con sè un ombrellino da sole per proteggere la pelle del viso. Ricordo con assoluta chiarezza i ricciolini a molla che le incorniciavano la fronte e lo chignon che dava eleganza al suo profilo. Nella sua borsetta non mancavano mai le caramelle al miele Ambrosoli incartate di giallo, che mi piacevano un sacco.
Con il tempo aveva perso quasi completamente l'udito, per questo lo zio Aldo le aveva spedito dall'America un moderno apparecchio acustico che lei indossava con orgoglio. Purtroppo però il timore che le pile si esaurissero troppo in fretta la induceva a tenere l'apparecchio spento e così per comunicare con lei dovevamo contrastare non solo la sordità ma anche i tappi nelle orecchie......Dopo pranzo si tratteneva un po' per sfogliare qualche rivista e sfidare mia madre a briscola e poi se ne tornava nel suo appartamento dove era perfettamente in grado di badare a sè stessa.
Quando si accorse che il suo tempo stava per finire, volle essere trasferita nella casa dei miei genitori perchè sapeva che, nonostante non fosse mai stata una suocera tenera, lì avrebbe ricevuto le cure amorevoli di mia madre. In quei giorni mia sorella Annami ascoltava da lei tante storie del tempo passato ed è per questo che noi ora la consideriamo la memoria storica della famiglia.
Lo zio Aldo era l'artista di casa. Era il primogenito ed era molto legato a mio padre, solo un anno più giovane di lui. Quando erano ragazzi spesso la nonna, alle prese con una nidiata di figli, li incaricava molto incautamente della custodia dei più piccoli che, a detta di mio padre, venivano lanciati in folli corse nelle loro carrozzine giù per le ripide strade del paese, per poi essere destramente riacchiappati all'ultimo secondo prima che si schiantassero contro qualche ostacolo. Per come la vedo io ,credo che qualche trauma permanente questi poveri bambini se lo siano portato dietro per tutta la vita.
Una volta diplomato all'Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo, lo zio Aldo visse una breve esperienza da bohèmien nelle soffitte di Citta Alta, ma ben presto si rese conto che l'ambiente che lo circondava non offriva stimoli alla sua vena creativa e decise di emigrare negli Stati Uniti. E fu così che mio padre fu costretto a vendere la sua amata motocicletta per aiutare il fratello a realizzare il suo sogno, ritrovandosi ad essere poco più che ventenne, il responsabile di tutta la famiglia.
Alla prossima.......
Le caramelle al miele sono l'unico ricordo che ho della mia bisnonna!!!!
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