sabato 19 dicembre 2015

George Harrison






Il più carismatico era John, il più bello Paul, il più simpatico Ringo, ma il mio preferito era il più timido: George. Perchè? Forse perchè il troppo impegno politico è lontano dalla mia natura, perchè i belli mi hanno sempre stufato e la simpatia non è sufficiente ad acchiapparmi? O forse solo perchè si chiamava George.... Chi lo sa? Sta di fatto che a me piaceva lui più degli altri tre.
 Della sua vita è inutile che scriva, in quanto ci sono libri e siti che parlano di lui. Riporto solo qualche nota da Wikipedia:




Durante gli anni trascorsi con i Beatles realizzò venticinque canzoni. Tutti gli album del gruppo da With the Beatles contenevano generalmente due o più brani di sua composizione; molto celebri sono i suoi brani composti negli ultimi anni del gruppo; While My Guitar Gently Weeps, Something e Here Comes the Sun. Dopo lo scioglimento del gruppo realizzò il suo primo album solista, contenente molti brani che non erano stati pubblicati negli ultimi album dei Beatles.





Cresciuto in una famiglia operaia (il padre era un autista di autobus), George era il più piccolo e timido di quattro figli. Molto presto la madre si accorse della sua passione per le chitarre, che disegnava sui quaderni scolastici, ed acconsentì, nel 1957, a comprargliene una di seconda mano al porto di Liverpool. Era una Gretsch modello "Duo Jet" da cui George non si sarebbe mai più separato e che, molti anni dopo, avrebbe mostrato orgogliosamente sulla copertina dell'album Cloud nine del 1987.




All'interno dei Beatles Harrison ricoprì un ruolo non certamente marginale, infatti fu il chitarrista solista del gruppo e anche cantante. Per i primi anni le sue prove compositive non furono frequenti, tuttavia la sua voglia di smuovere i ritmi poveri dello skiffle e di dare alla chitarra un ruolo più predominante nei fraseggi del rock furono fondamentali per l'evoluzione musicale del complesso.

A partire dal 1965 Harrison iniziò a cercare una propria identità musicale al di fuori del contesto dei Beatles. Conobbe il maestro indiano Ravi Shankar, con il quale iniziò a studiare ed a suonare il sitar. Il suo interesse per l'Oriente lo portò quindi ad abbracciare, più dei compagni, musica e religione indiana. Successivamente, tracce evidenti di questo suo interesse sarebbero affiorate in molte canzoni, sia con i Beatles sia come solista.
 Harrison fu tra i primi ad innestare strumenti orientali nel rock e durante la permanenza con i Fab Four inserì sitar e/o altri strumenti asiatici in varie canzoni. 




Assieme a Ravi Shankar organizzò, nell'agosto 1971, il celebre The Concert for Bangladesh, primo concerto benefico nella storia della musica, in cui parteciparono anche Starr, Clapton, Shankar e Bob Dylan; in tale occasione si stava per realizzare una reunion dei Fab Four, ma John e Paul declinarono l'invito.


George Harrison è morto di cancro all'età di 58 anni il 29 novembre 2001 a Los Angeles nella villa di Ringo Starr, a Beverly Hills. Il suo corpo è stato cremato, come da lui richiesto nelle sue ultime volontà, e le sue ceneri, raccolte in una scatola di cartone, sono state sparse nel sacro fiume indiano, il Gange, secondo la tradizione induista.




Ecco qui di seguito un paio di affermazioni di George che da sole ne esplicano il pensiero e l'animo.

Parlando dei Beatles e dell'essere umano:
« Nell'insieme non avrebbe proprio importanza se non avessimo mai fatto dischi o cantato una canzone. Non è importante quello. Quando muori avrai bisogno di una guida spirituale e di una conoscenza interiore che vada oltre i confini del mondo fisico. Con queste premesse direi che non ha molta importanza se sei il re di un paese, il sultano del Brunei o uno dei favolosi Beatles; conta quello che hai dentro. Alcune delle migliori canzoni che conosco sono quelle che non ho scritto ancora, e non ha neppure importanza se non le scriverò mai perché sono un niente se paragonate al grande quadro. »

« Per tutti quegli anni c'è stato fra noi un legame molto stretto. I Beatles non potranno mai dividersi davvero perché, come abbiamo detto al momento della separazione, non c'è davvero nessuna differenza. La musica c'è, i film sono ancora lì. Qualsiasi cosa che abbiamo fatto c'è ancora e ci sarà per sempre. Quel che c'è, c'è, non era poi così importante. È un po' come Enrico VIII, o Hitler, o uno di quei personaggi storici sui quali si fanno sempre vedere dei documentari: il loro nome resterà scritto per sempre e senza dubbio lo sarà anche quello dei Beatles. Ma la mia vita non è cominciata con i Beatles e non è finita con loro »

Le sue due canzoni che io amo maggiormente sono My sweet Lord




e Something, scritta per la prima moglie, Patty Boyd





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