mercoledì 30 dicembre 2015

Domenica a Mergozzo

Mergozzo 
Chiara 
Max 
Ferro 
Miki 
Illustratori 
Libri 
Bambini 
Anni 50 
Dindi:

Come in un gioco enigmistico ho messo in fila una serie di nomi legati da un nesso logico che sfuggirà ai più, ma che a me serve per raccontare una storia breve, la cronaca di un giorno, che parte però da lontano.
Come tutti sanno Dindi è un'appassionata collezionista di libri per bambini pubblicati per lo più negli anni '50 durante la sua, nonchè  mia, infanzia.

Di quei librini ci sono rimaste nel cuore soprattutto le immagini, create da bravissimi illustratori e illustratrici di cui a volte nemmeno compariva il nome in copertina.  
Non a caso questo blog è dedicato a Mariapia, la più amata forse fra le illustratrici, quella per cui è nato il nostro clan di estimatori.
La curiosità, che nell'infanzia si appagava con le avventure dei paffuti protagonisti di storielle divertenti, ha spinto questi ex piccoli lettori, ormai adulti e diventati amici, a cercare di saperne di più sotto il profilo umano, e non solo artistico, della vita di questi professionisti.

Accanto a molti dei disegni pubblicati già dagli anni 40 su libri e cartoline compariva spesso il nome  Miki , pseudonimo di Bianca Pellizzari Ferro, nata e cresciuta nel nostro paese, ma trasferitasi poi in Canada.





E proprio in questo percorso di avvicinamento alle storie personali di illustratori e illustratrici,  Dindi è entrata casualmente in contatto con Max Ferro, il figlio di MiKi. Max, persona socievole ed estroversa, dalla sua casa americana ci ha raccontato tante cose interessanti non solo della sua famiglia, ma anche della vita e delle abitudini del paese in cui vive ormai da molti anni.
Purtroppo da qualche tempo Max è in una casa di cura per una grave malattia, ma in qualche modo il contatto con la famiglia di Miki sta proseguendo grazie alla disponibilità della cugina di Max, Chiara, che vive a Mengozzo.

Chiara è una persona speciale, appassionata di viaggi e di letture, si è laureata in lingue ed ha vissuto e lavorato  a lungo a Milano.
Da qualche anno si è trasferita qui, nella casa natale, sulle rive di un piccolo lago di cui, confesso, ignoravo l'esistenza fino a ieri.




In tempi antichi il lago di Mergozzo era l'estrema punta del braccio occidentale del Lago Maggiore, ma le continue inondazioni del Toce, immissario di quest'ultimo, formarono un braccio di terra che divise i due bacini.







Il lago anche se di piccole dimensioni, raggiunge la profondità di 74m e risulta essere uno dei più puliti d'Italia, anche perchè sulla sua superficie è vietato l'uso di imbarcazioni a motore.










Chiara ci aspetta nella sua casa natale, piena di ricordi e di libri, con i muri spessi e le scale di pietra, nel cuore del paese da cui il lago prende il nome.
La giornata è incredibilmente serena e la temperatura gradevole nelle ore centrali , così prima di pranzo scendiamo al lago attraverso vicoli stretti.


























D'estate il paese, che conta 2200 abitanti , si riempie di turisti italiani e stranieri, ma oggi il lungolago è tutto nostro.
Passeggiamo piano piano mentre Chiara ci racconta delle trasformazioni del paesaggio che stanno avvenendo anche qui , con suo grande rammarico: vecchie ville demolite , alberi abbattuti per far spazio a nuove costruzioni. Per fortuna qualcosa rimane, comprese le palme a testimoniare la mitezza del clima e le ultime rose che fioriscono nei giardini.









Lungo il percorso non si può fare a meno di percepire la pace e la serenità che ci circondano. Il silenzio è interrotto soltanto dal fruscio dei remi di una barca che scivola sull'acqua o dallo starnazzare delle oche e delle anatre.



























Chiara viene a passeggiare sul lungolago quasi ogni giorno in compagnia di Bridget, il labrador dal mantello color miele che vive con lei da tanti anni.












Quando l'ora di pranzo si avvicina, dopo un ultimo sguardo alle montagne che si specchiano nel lago trasparente, rientriamo in paese passando accanto a un tasso centenario dal tronco cavo.







 


Dal portoncino che si affaccia sul vicolo si accede a un cortile interno che porta al giardino di Chiara. Un gigantesco agrifoglio ricco di bacche rosse si alza fin oltre il terzo piano della casa






All'interno ci accoglie il tepore della cucina riscaldata dalla stufa a pellet. La tavola è già apparecchiata e sulla parete sopra la madia spicca una stampa cinese che rappresenta un guardiano di oche su fondo blu  circondato da uno stuolo di bianchi pennuti: é il ricordo di un viaggio fatto tanto tempo fa in Cina , dice Chiara. 
Sullo sportello del frigorifero invece c'è solo una fotografia con una signora seduta in giardino con alla spalle un muro ricoperto da una vigorosa rosa rampicante: è la sua mamma che non c'è più e non c'è più nemmeno la rosa.
Durante il pranzo parliamo di tante cose. Chiara racconta della sua infanzia, della sua famiglia, di quanto sia stato difficile per lei passare dalla vita di città a quella di un paesino quasi fuori dal mondo. Eppure i suoi interessi sono sempre vivi, per la lettura, lo studio, la cronaca, il mondo che cambia.
Il tempo passa velocemente ma non ce ne accorgiamo fintanto che il sole non scende dietro la montagna. E' il momento di ritornare, ci sarà nebbia, ci sarà traffico, meglio non far tardi.
Salutiamo Chiara, la ringraziamo della sua ospitalità e ci auguriamo che possa esserci presto l'occasione per un nuovo incontro, magari da noi, a Bergamo.
Una giornata speciale, da conservare nell'album dei ricordi.

2 commenti:

  1. Che bella storia...raccontata così sembra una fiaba! Mette pace. Di buon auspicio per l'anno che sta per arrivare

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    1. Hai proprio colto nel segno, anche per noi è stata una giornata serena e appagante. Buon anno Marita, spero che il 2016 ti porti tanta serenità.

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