lunedì 4 maggio 2020

Flaconi e profumi







Tra le tante eccellenze del nostro Paese, la lavorazione del vetro è uno dei fiori all'occhiello del made in Italy. Si tratta di un'arte davvero antica, dal momento che ebbe origine nell'VIII secolo, con notevoli influenze arabe ed asiatiche a Venezia , importante porto commerciale. La fama di Murano come centro di lavorazione del vetro emerse quando la Repubblica  di Venezia , per prevenire l'incendio degli edifici della città, ordinò ai vetrai di spostare le loro fonderie a Murano nel 1291.
 
Anche ad Altare , un paesino ligure in provincia di Savona, si hanno notizie di una comunità benedettina che nel 1100 decise di far arrivare dal nord della Francia alcuni artigiani per avviare laboratori del vetro.
 
A partire dal 1450 ci fu un'evoluzione nelle tecniche di lavorazione di questa delicata materia, che portò nei due secoli successivi alla creazione di vetri di elevata ed incomparabile purezza. Nel XVI secolo il vetro di Murano raggiunse il suo più alto splendore : i soffiati divennero sottili e purissimi, le fogge essenziali e leggere. Oltre ad istituire dei riconoscimenti artistici per i maestri che introducevano novità nella lavorazione del vetro, la Repubblica di Venezia cercava in ogni modo di limitare l'emigrazione dei maestri vetrai e l'esportazione della tecnologia.





L'arte vetraria è strettamente legata nei secoli all'arte profumiera e Venezia, con Murano, è stata tra le prime produttrici di flaconi per profumi in vetro. Un particolare flacone per aspersione veniva chiamato "Achanino". Alcuni Achanini sono stati ritrovati in mare su una nave veneziana con un carico di vetri muranesi, naufragata vicino alla Dalmazia nel 1583 e diretta verso il Levante. Al British Museum si conserva un Achanino veneziano a mezza filigrana, databile tra la metà e la fine del XVI secolo.

Gli Achanini erano in sostanza le attuali boccette di profumo, che all'epoca avevano un lungo collo strettissimo, decorate a smalto con motivi ornamentali, come nodi, intrecci vegetali o arabeschi , di derivazione islamica.












L'apice della creatività e della raffinatezze dell'arte vetraria si registrò nel periodo Liberty, denominato in Italia Stile floreale, perché i fiori erano il soggetto preferito dei maestri vetrai dell'epoca. Motivi floreali comparivano anche sulle etichette e sulla confezione dei profumi.
 


















Nel 1907 l'arrivo dei primi atomizzatori indusse i produttori di  profumi a volere bottiglie vuote con atomizzatori a bulbo, nacquero così contenitori dall'aspetto elegantissimo. Uno dei profumi più famosi dell'epoca liberty fu il DeVilbiss : la confezione conteneva una bottiglia dalla forma sinuosa, sormontata da fiori di vetro e con atomizzatore a bulbo.

















Qualche anno dopo, con l'affermarsi della psicanalisi e dell'attenzione per l'inconscio, sulle boccette dei profumi incominciarono ad apparire immagini oniriche, sogni, suggestioni e i produttori di profumi crearono essenze per occasioni speciali, come stagioni, persone, momenti della giornata.











Anche lo champagne francese più famoso si lasciò affascinare dall'art nouveau, infatti nel 1902, uno dei maestri vetrai più famosi, Emile Gallé, decorò la più antica couvée del mondo, Perrier-Jouét La Belle Époque, inserendo gli anemoni che rappresentano il simbolo della casa produttrice ancora oggi.






Più di cent'anni dopo un artista giapponese , Makoto Azuma, ha reso omaggio al maestro Gallé disegnando una bottiglia di  Belle Époque nel 2004. 
Il più importante esponente dell'Art Noveau americana è Louis Confort Tiffany, figlio del famoso gioielliere conosciuto in tutto il mondo. Louis creava mosaici di vetro, legati a stagno, che recavano eleganti decorazioni con petali di fiori, su eleganti flaconi o bottiglie dal collo lungo.








Nel 1921 Gabrielle Chanel chiese a Ernest Beaux di creare per lei "un profumo da donna che sappia di donna", raro e persistente. Il profumiere preparò diverse composizioni e Gabrielle scelse la numero 5 e chiamò il profumo con questo numero. Per questa fragranza adotta un flacone estremo, ornato da un'etichetta bianca e da un cabochon sfaccettato. Il n.5 s'impose come una fragranza cult.





 

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