domenica 12 aprile 2020

Pocillovy

Pocillovy: che vor di'? Non lo sapevo nemmeno io fino a poco tempo fa, giusto prima della segregazione coatta dovuta al corona virus. 
Quando abbiamo comperato la casa al lago, era arredata e corredata con oggetti quasi tutti di un gusto esattamente rispondente al mio. Tra quelli c'erano un paio di piccoli portauovo, che non posso mostrarvi perchè non li ho fotografati allora e adesso al lago non ci si può andare. Comunque, da quelli mi era nato il desiderio di iniziare una nuova collezione, per dare un senso concreto ai nostri giri per mercatini di roba vecchia.

Allora, pocillovy è una parola inventata dalla signora Winnie Freeman, inglese di Reigate nel Surrey, casalinga e collezionista ( ne possedeva allora 1.400), che ha scritto una piccola monografia sul suo hobby negli anni 80 del secolo scorso.
La parola nasce da quelle latine pocillum, che significa piccola tazza e ovum, che significa uovo. Da lì pocillovy, pocillovist e pocillovism.

 Sembra che il portauovo più antico arrivato fino a noi sia quello che si trova al Louvre, salvato dalle rovine di Pompei e quindi risalente all'incirca al 79 d.C.
I portauovo sono stati usati sin dalla preistoria; nella civiltà Minoica sull'isola di Creta, nel palazzo di Cnosso, sono stati trovati portauova dell'età del bronzo risalenti al XVIII secolo a.C.

Dal Medioevo la funzione del portauovo non fu solo pratica ma anche ornamentale, come testimoniato dall’utilizzo, per la sua forgiatura, di metalli pregiati (quali argento e oro) e pietre preziose (cosa questa che ci fa venire un po’ in mente anche le più recenti Uova Fabergé)); infatti, soprattutto nei banchetti di corte, erano oggetti che dovevano ostentare opulenza e potere.


La collezione che mi piacerebbe iniziare, comunque, è di genere mooolto più modesta. Più che oggetti ricchi, vorrei trovare oggetti carini o divertenti.
Vedremo cosa potrò fare, una volta riacquistata la libertà!
























































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