martedì 17 marzo 2020

C'era una volta...




Chiunque sia stata bambina  negli ultimi 100 anni non  può aver ignorato la storia di Cenerentola: magari non proprio quella raccontata da Disney,  ma certamente almeno una delle tante versioni che si sono succedute, da quella di Giambattista Basile alle successive di  Charles Perrault, o dei Fratelli Grimm, per citare le più famose, e sempre più spesso illustrate  nei libri , come più volte raccontato in questo blog.

E' altrettanto probabile che, forse , non tutte le bambine conoscano o abbiano conosciuto, la storia della nonna di Cenerentola o, per essere precisi, la nonna della storia di Cenerentola, nata, almeno così sembra, molto tempo fa nell'antico Egitto.

Gli studiosi del settore hanno trovato traccia di una possibile antenata della fiaba di Cenerentola, studiando le opere di un  narratore di favole, Esòpo, e non solo.
Tra le mie numerose scartoffie ho conservato un ipotetico testo di questa antenata, scaricato da internet molto tempo fa, senza averne purtroppo annotato la paternità; sperando che nessuno ne abbia a male , lo riporto solo come possibile narrazione originale di una  storia più volte riscritta.
"Tempo fa , nell'antica terra d'Egitto dove le acque del Nilo erano verdi e il fiume sfociava nel blu del Mare Mediterraneo, viveva una giovane fanciulla dal nome Rhodopis. Era nata in Grecia, ma poi era stata rapita dai pirati e portata in Egitto, dove era stata venduta come schiava. Il suo padrone si rivelò essere un vecchio che trascorreva la maggior parte del tempo sotto un albero del sonno, in riva al fiume. Per questo motivo non vedeva mai come tutte le ragazze serve si comportavano in casa. In realtà le altre schiave avevano  capelli neri, mentre Rhodopis era bionda. Avevano tutte gli occhi scuri mentre i suoi erano verdi. La loro pelle era scura, mentre lei era pallida e rischiava di bruciarsi facilmente al sole; per questo la chiamavano Rosy Rhodopis. Tutte queste differenze provocavano l'invidia e il fastidio delle altre schiave. Per questo motivo la facevano lavorare al loro posto.
Lei però era diventata amica di tutti gli animali che l'aiutavano a fare i lavori più pesanti. Lei chiedeva " Andate al fiume a lavare i vestiti." e loro ubbidivano. Inoltre aveva addestrato gli uccelli a mangiare dalla sua mano, una scimmia a sedersi sulla sua spalla.
Alla fine della giornata scendeva al fiume per stare con i suoi amici animali e ballava e cantava per loro, anche perché il ballo e la musica erano un modo per ricordare la sua terra lontana.





Una sera, mentre danzava più leggera dell'aria con i piedi che toccavano appena il suolo, il vecchio padrone si svegliò dal suo sonno e la vide. Ammirò la sua danza e pensò che un talento così non doveva camminare senza scarpe, così ordinò per lei uno speciale paio di pantofole: erano dorate con sfumature rosa e rosso, con le suole di cuoio. Le altre serve furono ovviamente gelose delle sue pantofole.

Un giorno, il faraone Ahmose I decise di dare una grande festa e tutti nel regno furono invitati.Rhodopis sapeva che alla festa si cantava e ballava e c'era del buon cibo; avrebbe voluto andarci , ma le altre le affidarono un sacco di faccende da sbrigare prima di uscire, poi indossarono i loro migliori abiti e andarono alla festa senza di lei.
Appena Rhodopis  cominciò a lavare i vestiti nel fiume, cantando una triste canzone, l'ippopotamo suo amico si stancò di sentirla così triste e uscì dal fiume schizzando dell'acqua sulle sue pantofole. Lei fu costretta a metterle ad asciugare al sole ,appese ad un filo. Allora un falco fu attratto dal luccichio dell'oro e piombò giù dal cielo e ne strappò via una. Intanto alla festa il faraone Ahmose I se ne stava seduto sul suo trono, molto annoiato.
Improvvisamente il falco, passando di là, lasciò cadere verso il basso la pantofola d'oro, proprio nel suo grembo. Il faraone rimase sorpreso, ma presto capì che quello era un segno di Horus.
Così emise un decreto con cui stabiliva che tutte le fanciulle in Egitto dovevano misurare la pantofola e chi l'avesse calzata sarebbe stata la sua regina.

Dopo aver cercato intorno senza aver trovato la proprietaria della pantofola, salì sulla sua chiatta e si mise a navigare lungo il Nilo in cerca della misteriosa fanciulla. Quando passò davanti alla casa di Rhodopis , i suoi servitori suonarono il gong e le lunghe trombe sottili, e alzarono la vela di seta viola. Tutte le ragazze accorsero per provare la pantofola, tranne Rhodopis, che rimase nascosta dietro un giunco. Tutte sapevano a chi apparteneva quella pantofola, ma nessuna parlò. A un tratto il faraone scorse la fanciulla che si nascondeva dietro ai giunchi e la invitò a provare la pantofola. Il  piede della ragazza  si infilò subito nella pantofola ,così il Faraone , proprio come aveva promesso, confermò che quella sarebbe stata la sua regina. E alle ragazze invidiose che cercavano di denigrarla perché non era egiziana, Amose rispose: " Lei è più egiziana di tutte , perché i suoi occhi sono verdi come il Nilo, i suoi capelli sono dorati come il papiro e la sua pelle è rosa come il fiore di loto."




Così narrata, la storia di Cenerentola potrebbe suonare credibile anche alle orecchie di una bambina del 2020, magari un po' esotica rispetto alle versioni più conosciute, con un faraone al posto di un principe e delle babbucce al posto delle scarpette di cristallo.

Tuttavia rimestando tra le numerose versioni in cui la fiaba è stata scritta e narrata,  mi sono chiesta : "Chi era veramente la fanciulla chiamata Rodope o Rodopi ? "

Il grande storico greco Erodoto nelle sue "Storie" narra, tra le altre, quella di Rodopi, splendida fanciulla tracia, schiava con Esòpo, costretta a diventare cortigiana. Di lei si innamorò Carasso, fratello di Saffo e , poiché, come si sa, l'amore è cieco, il poveretto spese una fortuna per comprarla, con grande imbarazzo della sua famiglia. La stessa Saffo, in una poesia a difesa del fratello ,accusò Rodope di circonvenzione nei confronti di un onesto commerciante di vino di Lesbo.




Ma nel libro del destino  era scritto che comunque questa esotica fanciulla sarebbe diventata il simbolo di tutti coloro che partendo da una condizione miserabile riescono a raggiungere una condizione invidiabile e allora al posto di un semplice vinaiolo ecco comparire il faraone.
E le babbucce?  Certo, anche per loro e grazie a un colpo di fortuna era previsto un salto di qualità: quando Charles Perrault  scrisse la sua versione della fiaba di Cenerentola sullo sfondo della mondana e sontuosa Parigi dell'epoca, raccontò che le sue scarpette erano "en vair" , cioè di pelle imbottita,  delle babbucce con il pelo dentro per intenderci. Purtroppo a quel tempo l'analfabetismo era molto diffuso e le storie non venivano lette ma ascoltate; fu così che  la parola vair fu confusa con un'altra , verre, che si pronunciava più o meno allo stesso modo, ma significava vetro, cristallo.



Se avessimo la pazienza di ripercorrere a ritroso la storia delle fiabe più popolari, chissà quante sorprese e curiosità potremmo incontrare, ma è già così difficile conoscere e comprendere la realtà del presente, che è più saggio lasciare alla fantasia tutto lo spazio che merita.


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