sabato 7 settembre 2019

Bici e basta...

Quand'ero bambina, molti, ma molti, anni fa, poco dopo aver superato la prova coraggio del primo giorno di scuola, ci aspettava una seconda impresa, forse ancora più impegnativa, imparare ad andare in bicicletta...
Innanzi tutto ci volevano una bici adeguata alla struttura fisica, una strada piana e liscia, senza traffico o spettatori pronti a ridere alle spalle, e soprattutto ci voleva la mano ferma di una persona amica, disposta a giurare che non avrebbe mai mollato la sella prima che avessimo raggiunto il giusto abbrivio; ma, a parte i timori e i ripetuti fallimenti, vuoi mettere la gioia di spingere i pedali con scioltezza e alzare finalmente lo sguardo oltre il manubrio ?!?...
La bici, in sé, non aveva importanza; difficilmente era nuova, spesso era passata tra le mani di altri intrepidi apprendisti e ne portava i segni.
Quando penso ai "buchi" che si stanno via via formando nella mia memoria, alla difficoltà di ricordare nomi e date, mi conforta sapere che, se mi ritrovassi ora ad inforcare una bicicletta , potrei "guidarla" senza problemi, perché il senso dell'equilibrio non si perde...forse.
Comunque sia, "inventare" la bicicletta non è stata cosa da poco.
Pare che già negli schizzi e negli appunti di Leonardo se ne trovi traccia, e la cosa non mi stupisce dal momento che nella testa di quel genio c'erano già le intuizioni di tutto quello che sarebbe stato il mondo attuale...
Del resto progettare e costruire, sia pure in maniera approssimativa,  le diverse componenti e funzioni che caratterizzano il mezzo così come oggi lo conosciamo, non è impresa semplice . Basti pensare che il 6 aprile 1818, al Salone di Parigi, il barone Karl Von Drais de Sauerbrun presentò la draisina, un veicolo simile alla bicicletta odierna, con due ruote allineate, di cui l'anteriore sterzante, ma senza pedali e senza freni...



Nel corso dell'800 si fecero molti progressi , modificando  le diverse componenti, fino ad arrivare al velocipede con mozzo, pedali, freni e manubrio ed un'enorme ruota anteriore che lo faceva sembrare un cavallo di ferro.
Nell'ultimo ventennio del secolo, in Inghilterra, una ditta costruttrice di mezzi meccanici di nome Rover mise sul mercato un veicolo con ruote ridimensionate e la trasmissione a catena che lo rendeva più stabile e , sempre in Inghilterra nel 1888, un certo sig. Dunlop brevettò il primo pneumatico con camera d'aria gonfiata a pressione che avrebbe reso molto più agevole l'uso della bicicletta sulle strade dell'epoca.
Così come era accaduto con l'automobile,  la diffusione della biciclette fiorì anche grazie ai numerosi manifesti pubblicitari che nella prima metà del Novecento ne raccontarono la storia.





































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