lunedì 10 settembre 2018

Teorie sull'origine di una fiaba: Cenerentola

Una interessante teoria sull'origine della favola di Cenerentola, trovata qui: https://www.vanillamagazine.it/una-cenerentola-a-versailles-l-incredibile-vita-di-madame-de-maintenon/ e scritta da Maria Elisa Zaniboni.
L'articolo è molto lungo, ma interessante, quindi non lo riassumerò, ma lo copierò pari pari.
Si tratta della storia di Madame de Maintenon.







Nacque nel carcere di Niort il 27 novembre del 1635, da genitori poverissimi e con un passato discutibile. Suo padre, Constant D’Aubigné, aveva ucciso la prima moglie e il di lei amante, avendoli sorpresi insieme. Il suo curriculum vantava inoltre sospetti di spionaggio e una lunga attività di falsario, che però non l’aveva salvato dai debiti. Era stato precedentemente arrestato a Bordeaux e proprio qui aveva conosciuto Jeanne, Cardilhac, figlia di una guardia carceraria, che divenne la sua seconda moglie. Françoise era la loro terzogenita: prima di lei erano nati due maschi, Constant e Charles.
La famiglia uscì di prigione nel 1642 e tentò di rifarsi una vita (e una reputazione) all’estero. Salparono quindi per la Martinica, nelle Antille, dove il padre divenne governatore dell’isola di Marie Galante. La piccola Françoise rimase affascinata da quelle isole, rivestite di fiori e foreste e popolate da indiani e bucanieri. Questa avventurosa e felice parentesi, però, sarebbe durata poco. Il titolo di governatore non fu ufficializzato e la famiglia si trovò in gravi ristrettezze economiche; così, nel 1645, Constant si imbarcò nuovamente per la Francia, promettendo ai suoi famigliari che li avrebbe aiutati a raggiungerlo.

Due anni dopo, Jeanne ricevette i soldi per il viaggio e partì insieme ai figli, ma la attendeva un’amara sorpresa. Suo marito era morto poco prima del loro arrivo, lasciandole in eredità solo i debiti. Incapace di far fronte alla miseria, Jeanne prese una decisione drastica: tenne con sé i figli maschi e abbandonò Françoise, che trovò rifugio presso una zia paterna, Madame de Vilette. Questa signora accolse a braccia aperte la nipote e la trattò con amore, ma aveva un difetto imperdonabile per la Francia dell’epoca: era una fervente protestante, mentre Françoise era stata battezzata come cattolica.
L’eco delle guerre di religione, che aveva insanguinato il Paese per decenni, non si era spento, e si riteneva che una giovinetta vulnerabile, per quanto orfana e povera, meritasse un’istruzione conforme alla religione di origine. Per sottrarla all’influenza protestante, Françoise fu quindi allontanata dai parenti paterni e affidata a una zia cattolica, Madame de Neuillant, che si rivelò molto diversa dalla precedente. Era ricca, ma molto avara e di sentimenti aridi. Quella nipote orfana e dodicenne era solo un peso per lei, e si impegnò per farglielo capire.La trattava come una serva, obbligandola a svolgere le mansioni più umili e faticose
Proprio come Cenerentola, la povera Françoise doveva pulire, spazzare, lucidare ogni angolo della residenza, incalzata dagli ordini della zia. Françoise assecondava ogni pretesa, anche le più assurde, senza alcun segno di ribellione e sofferenza. Nel frattempo, la bambina cresceva e si trasformava in una graziosa adolescente. Aveva un viso dolce e regolare, animato da vivaci occhi neri, e lunghi capelli di un bel castano dorato. Stando ai suoi contemporanei, era alta e flessuosa e aveva una splendida carnagione.
La zia si preoccupò per quella fiorente bellezza, temendo che qualcuno la chiedesse in sposa: in caso di matrimonio avrebbe dovuto stanziarle una dote, e lei non voleva spendere un soldo per quell’orfanella senza futuro. Per evitare il problema, la fece rinchiudere nel convento delle Orsoline di Parigi.

L’ambiente claustrale si rivelò freddo e poco accogliente: la ragazza pagò i suoi trascorsi protestanti con un regime austero, fatto di digiuni e penitenze. Le monache non le risparmiavano alcuna mortificazione. In quel periodo oscuro, Françoise trovó comunque un faro: la dolcissima suor Celeste, sempre pronta a consolarla e ad aiutarla. Nelle sue memorie, la futura Madamede Maintenon avrebbe ricordato così la sua amica monaca:L’amavo più di quanto potessi esprimere. Volevo sacrificarmi per lei, per ricambiare il suo affetto.

Grazie alla cure di suor Celeste, Françoise maturò una profonda fede in Dio che l’avrebbe sostenuta nei momenti difficili, diventando un tratto distintivo della sua personalità. Era chiaro, però, che la ragazza non intendeva prendere i voti e le suore la invitarono a tornare dalla zia. Questa, disperata, trovò un modo definitivo per liberarsi dalla nipote. Le presentò il poeta burlesco Paul Scarron, di venticinque anni più anziano di lei.
Grande fumatore di oppio, l’uomo era rimasto paralizzato alcuni anni prima, dopo un tuffo nelle gelide acque di un fiume in inverno. Aveva un aspetto terribile: occhi bovini, corpo deforme, denti color legno. A motivo della sua invalidità, era disposto a sposare Françoise senza alcuna dote.La zia fu categorica: o sposi Scarron o torni per sempre in convento
La sedicenne scelse il matrimonio, con grande sollievo di Madame di Neuillant, che poté maritarla senza scucire una sola moneta.


Scarron




Anche stavolta, Françoise accettò il suo destino senza lamentarsi e cercando di ricavarne il meglio. Dal 1652 si occupò del marito con premura, mentre lui le insegnava la poesia, la letteratura e l’arte della conversazione. Il poeta gestiva un salotto letterario, frequentato dai nomi più illustri della società francese: Françoise partecipava con entusiasmo agli incontri, tessendo buone relazioni con tutti.Aveva la rara dote di piacere agli uomini senza pregiudicarsi la simpatia delle donne.

Alla morte di Scarron, avvenuta nel 1660, Françoise si ritrovò povera come prima, ma con una brillante cultura e una preziosa rete di conoscenze. Quest’ultima le permise di ottenere una piccola pensione per mantenersi, in modo da non dover tornare in convento. Divenne quindi amante, per tre anni, di Louis de Mornay, marchese di Villarceaux, ma la donna infine mise fine alla relazione.
Louis De Mornay


Un giorno, in un salotto del mondo parigino, conobbe la marchesa di Montespan. Bionda, statuaria e dai grandi occhi azzurri, era considerata la donna più bella del suo tempo. La sua avvenenza aveva ammaliato il re Luigi XIV, che ne aveva fatto la propria favorita, offrendole un potere pari a quella della regina. La marchesa gli aveva già dato dei figli; nel corso della loro decennale relazione ne avrebbero avuti otto.


Montespan



Era il 1666 e la Montespan, interessata più alla propria bellezza che alla prole, cercava una governante per i figli avuti dal re. Quando conobbe la nostra Françoise, pensò subito che era la bambinaia ideale: modesta, discreta, perennemente vestita di nero, priva di gioielli e molto religiosa. Di sicuro, una creatura così insignificante non avrebbe mai attirato l’attenzione del re! Senza contare che aveva tre anni più del sovrano.
Françoise accettò subito l’offerta di lavoro, perché adorava i bambini ed era curiosa di vedere la sfolgorante reggia di cui si favoleggiava in città.
Si accorse che non era un mestiere facile, perché l’aspetto angelicato della Montespan nascondeva un pessimo carattere. Altezzosa e arrogante, la bellissima favorita aveva anche una lingua pungente: tormentava la sua governante con battute velenose, soprattutto in pubblico, alludendo alla sue umili origini e all’invalidità del suo defunto marito. La disprezzava apertamente per la sua devozione religiosa e la considerava una povera bigotta.
Abituata alle vessazioni della zia, Françoise sopportò anche le crudeltà della nuova padrona
Si affezionò subito ai “bastardi del re” (così venivano definiti i figli illegittimi, senza alcuna accezione spregiativa), trattandoli come i figli che non aveva mai avuto. Questi, a loro volta, la amavano come una madre autentica, visto che la Montespan li trascurava. In particolare, nacque un commovente legame tra la bambinaia e il piccolo Luigi Augusto, che soffriva di rachitismo e non riusciva a camminare. La governante gli prodigò mille cure, tra cui un soggiorno termale da cui il bambino tornò ristabilito. Il re le fu molto grato per i progressi del figlio, e rimase colpito dalla benevolenza che aveva verso i bambini. Una volta, riferendosi a lei, disse a un confidente: “Come sa amare bene,sarebbe un piacere essere amato da lei”. Cominciò a visitarla spesso, scoprendo che era anche intelligente e piena di spirito.

A quel tempo, Luigi XIV era ancora sposato con Maria Teresa D’Asburgo. Da quel matrimonio combinato, che pure aveva generato sei figli, non era scaturito nessun sentimento d’amore; pare inoltre che la regina fosse golosa di aglio e che Luigi non sopportasse il suo odore. 




Fin dai primi anni, il re aveva cercato la compagnia di altre dame, passando da un’amante all’altra e instaurando una sorta di poligamia.
Quando partiva per le campagne militari, non era raro vedere due o tre delle sue amanti dentro alla carrozza della regina. La Montespan era riuscita a ritagliarsi un posto stabile nel cuore del re, ma i suoi continui capricci lo stavano stancando. Gradiva più la compagnia di Françoise, dolce e rassicurante, che gli dava anche saggi consigli sulla gestione del regno. Sebbene modesta, la vedova di Scarron era ancora attraente e curava molto il suo aspetto. Si massaggiava le mani con pomate alle mandorle, usava gli impacchi per ammorbidire i capelli e si lavava il viso con acqua di rose, per mantenerlo fresco e senza rughe.Agli occhi del re, quindi, era una donna semplice ma desiderabile.
Si racconta, inoltre, che cucisse sacchetti di lavanda all’interno delle sue gonne. Quando camminava lasciava una scia profumata che incantava il re, molto diversa dall’aroma di aglio della regina. Pur gradendo le attenzioni di Luigi, Françoise voleva restare una donna rispettabile. Si preoccupò di migliorare la propria condizione sociale, in maniera molto moderna e intraprendente: si interessò al commercio di tabacco e acquistò una compagnia mercantile, riscattandosi dalla povertà chel’aveva sempre accompagnata. Con i guadagni ottenuti comprò un delizioso castello nella tenuta di Maintenon e il titolo di marchesa, ottenendo l’appellativo che l’avrebbe resa celebre: Madame de Maintenon.




In seguito a questi cambiamenti e di fronte al crescente interesse del re, la Montespan inasprì il suo atteggiamento verso Françoise e minacciò di licenziarla. Ma non ebbe il tempo di allontanarla dalla corte: nel 1680, la Montespan venne coinvolta nell’Affare dei veleni, una serie di processi che le rovinò la reputazione e destò scandalo in tutta la Francia. Si scoprì che la Montespan si era rivolta a streghe e fattucchiere, somministrando al re ripugnanti filtri d’amore a base di urina ed escrementi di capra. Sperando che Luigi restasse legato a lei, celebrava regolarmente messe nere.Si diceva perfino che, in una di queste, avesse sacrificato un neonato, sgozzandolo con un temperino
La favorita del re non subì alcuna condanna, ma cadde in disgrazia e il re la abbandonò definitivamente.





 Da questo momento, il sovrano e Madame de Maintenon divennero inseparabili. Nel 1683 la regina morì e, nello stesso anno, avvenne un fatto impensabile per l’epoca: nel corso di una cerimonia segreta, alla presenza di pochi testimoni,il grande re Luigi XIV sposò la governante dei suoi bastardi, donna povera e di infime origini.



Maintenon

In soli tre anni, Françoise era riuscita nell’impresa in cui avevano fallito molte nobili amanti: diventare la moglie del re di Francia. Luigi aveva 45 anni, lei 48. Il loro matrimonio sarebbe durato 32 anni, durante i quali il re non divise il letto con nessun’altra donna. Madame de Maintenon esercitò una notevole influenza sulla corte, che divenne progressivamente più austera: le feste e le relazioni libertine diminuirono, mentre aumentarono le funzioni religiose e il rigore dei costumi. Françoise spinse il sovrano a decisioni non sempre felici, come l’abolizione dell’editto di Nantes, che garantiva la libertà religiosa in Francia. I conflitti religiosi, che sembravano sopiti da tempo, riemersero in tutta la loro violenza e portarono all’espulsione degli ugonotti,con notevoli danni per l’economia interna. Inoltre, non tutti apprezzarono il velo di austerità che era calato sugli splendori di Versailles. Anche al fianco del re, la Maintenon subì invidie e pettegolezzi, sopportandoli con quella serenità che l’aveva sempre contraddistinta.


Maintenon



Dopo la morte del re, si ritirò nel collegio di Saint Cyr, che lei stessa aveva fondato per educare le fanciulle povere del regno. Si occupava lei stessa dei programmi scolastici e del progetto pedagogico di ogni fanciulla, fermandosi spesso a chiacchierare con le sue allieve, senza alcuna alterigia.
Morì il 15 aprile 1719, concludendo una straordinaria esistenza di quasi ottantaquattro anni, dopo aver compiuto un’ascesa sociale forse senza pari nella storia di Francia (e probabilmente unica anche nella storia più in generale).
Chissà…forse lo scrittore Charles Perrault, quando scrisse la sua Cenerentola (pubblicata nel 1697), aveva in mente i vispi occhineri e il sorriso di Madame de Maintenon .






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