martedì 22 gennaio 2019

La belle Dame sans merci




Frank Dicksee




"La belle dame sans merci" è una ballata scritta dal poeta inglese John Keats nel 1819, in piena epoca romantica.

Racconta di un cavaliere senza nome che un giorno incontra, in una landa desolata una donna misteriosa , dagli occhi selvaggi, che dice di essere figlia di una fata.


Perché soffri, o cavaliere in armi,
E pallido indugi e solo?
Sono avvizziti qui i giunchi in riva al lago
E nessun uccello cantando prende il volo.



Perché soffri, o cavaliere in armi,
E disfatto sembri e desolato?
Colmo è il granaio dello scoiattolo,
E il raccolto è già ammucchiato.

Scorgo un giglio sulla tua fronte,
Imperlata d'angoscia e dalla febbre inumidita;
E sulla tua guancia c'è come una rosa morente,
Anch'essa troppo in fretta sfiorita.

Per i prati vagando una donna
Ho incontrato, bella oltre ogni linguaggio,
Figlia di una fata: i capelli aveva lunghi,
Il passo leggero, l'occhio selvaggio.



Il cavaliera salire sul proprio cavallo e lei lo conduce a do dolo

Una ghirlanda le  preparai per la fronte,
poi dei braccialetti, e profumato un cinto:
lei mi guardò come se mi amasse,
E dolce emise un gemito indistinto.

  Sul mio destriero al passo la posi,
   E altro non vidi per quella giornata,
 Ché lei dondolandosi cantava
    una dolce canzone incantata.


   Mi trovò radici di dolce piacere,
  E miele selvatico, e stille di manna,
   Sicuramente nella sua lingua strana
              Mi diceva "Sii certo, il mio amore non t'inganna".


  E mi portò alla sua grotta fatata,
Ove pianse tristemente sospirando;
     Poi i selvaggi suoi occhi io le chiusi
   Entrambi doppiamente baciando.


Poi fu lei che cullandomi
m'addormentò - e me, sciagurato
sognai l'ultimo sogno
sul fianco del colle ghiacciato.


Addormentatosi il cavaliere ha una visione di principi e re  dalla pelle bianchissima, i quali gli gridano che la bella dama senza pietà li ha assoggettati rendendoli schiavi.
Al risveglio il cavaliere si ritrova sullo stesso gelido pendio, dove continua ad aspettare.

        Cerei re vidi, e principi e guerrieri,
    Tutti eran pallidi di morte:
              " La belle dame sans mercie", mi dicevano,
        "Ha ormai in pugno la tua sorte".


            Vidi le loro labbra consunte nella sera
              Aprirsi orribili in un grido disperato,
              E freddo mi svegliai, ritrovandomi lì,
           Sul fianco del colle ghiacciato.

                Ed ecco dunque perché qui dimoro,
          E pallido indugio e solo,
            Anche se son avvizziti i giunchi in riva al lago,
                e nessun uccello canta , prendendo il volo.



John Keats era nato a Londra nel 1765 in una famiglia del ceto medio e morì a Roma nel 1821 per tubercolosi. La sua  fu una vita breve e poco felice. Aveva perso, per la stessa malattia, la madre e i fratelli e le sue prime opere non ebbero grande successo. Oggi, grazie alla Ballata della belle dame sans mercie è uno dei poeti inglesi più conosciuti.

Nella ballata si riscontrano i temi più cari al romanticismo, la natura come specchio dei sentimenti, la suggestione di un Medio Evo fantastico, la magia, l'amore come valore assoluto che seduce e distrugge fino alla morte.

La ballata di Keats non poteva lasciare indifferente la pittura, soprattutto la corrente dei preraffaelliti, eppure nonostante i diversi volti con cui è stata rappresentata, ancora oggi La belle dame sans merci appartiene al mondo dei sogni.




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