venerdì 11 agosto 2017

King Arthur






E' un film del 2004, che danno spesso su sky e che rivedo sempre volentieri perchè è fatto molto bene, gli attori sono bravissimi e l'ambientazione è perfetta.

 Si tratta della leggenda di re Artù, rivista secondo alcune delle più recenti teorie su di lui e secondo le quali Lucio Artorio Casto ( Lucius Artorius Castus; II secolo) è stato un militare romano che sarebbe la figura storica alla base della leggenda arturiana.
Queste teorie sono confutate da altri studiosi, ma questo poco importa a che vuole godersi un bel film.


V secolo. Il giovane Artorius Castus, da tutti chiamato Artù, di padre romano e madre bretone, ha al suo fianco i cavalieri sarmati, gloriosi combattenti, condannati dopo la sconfitta in un'epica e passata battaglia a servire l'Impero Romano per 15 anni da quando sarebbero giunti alla pubertà; Lancillotto, Galvano, Galahad, Bors, Tristano e Dagonet, che poi diverranno i mitici Cavalieri della Tavola Rotonda.




Ma, proprio allo scadere della servitù, il vescovo Germanius,



 che da Roma  porta i salvacondotti, impone loro un'ultima missione: prima di abbandonare il Vallo di Adriano devono risalire verso nord per soccorrere Marius, un nobile romano, e la sua famiglia, dall'imminente invasione sassone, guidata dal loro re Cerdic e suo figlio Cynric. 



Secondo Germanius, il figlio di Marius, Alecto, è il figlioccio favorito del papa e può essere "destinato a diventare Papa un giorno".




Artù si trova di fronte ad uno spettacolo raccapricciante: Marius rende schiavo il suo popolo e tortura i vecchi e Woad nel nome di Dio e di Roma; disgustato, Artù trae in salvo il popolo (nonostante i Sassoni siano vicini e questo rallenti la ritirata), Marius, la famiglia e due superstiti Woad ritrovati in una sorta di cava murata, la bella Ginevra e un bambino.




Durante la strada verso casa Marius muore da vile qual è, mentre Artù si trova a dover stringere un'alleanza con Merlino, il druido a capo della tribù Woad e padre di Ginevra, per salvare la Britannia dall'invasione.


Su un lago ghiacciato, i cavalieri vengono attaccati dall'esercito sassone guidato da Cynric, e Artù perde uno dei suoi cavalieri, Dagonet, che si sacrifica per permettere ai suoi compagni di fuggire, lasciando Artù e gli altri cavalieri paralizzati dal dolore. Ginevra risveglia in lui il sangue britannico e Artù, disilluso sull'idea di una Roma democratica, decide di non farvi ritorno, ma di rimanere e combattere contro i Sassoni, a fianco degli Woad (Ginevra compresa) e dei suoi fedeli cavalieri che ormai sono liberi da ogni obbligo, ma che comunque decidono di combattere al fianco di Artù. Durante la battaglia però muoiono altri due suoi cavalieri: Tristano (ucciso da Cerdic) e Lancillotto (il quale, per difendere Ginevra, viene trafitto a tradimento da Cynric, che viene a sua volta ucciso da un Lancillotto morente). Artù uccide Cerdic e i Sassoni sono sconfitti. La vittoria riportata da Artù e dai suoi cavalieri al monte Badon è così completa e devastante che i Sassoni si ritirano dalla Britannia. Dopo aver bruciato il corpo di Lancillotto dopo la sua morte (segno della promessa fatta all'amico) Artù e Ginevra si sposano.




Nella scena finale, una voce fuori campo narra che le gesta dei cavalieri verranno tramandate di padre in figlio per generazioni. La leggenda narra che i cavalieri rinascano nei cavalli e, durante il monologo finale se ne vedranno tre al galoppo, presumibilmente le reincarnazioni di Lancillotto, Tristano e Dragonet.

Artù

Ginevra



Bors
Tristano
Galahad
Galvano


Dragonet

Lancillotto


Nessun commento:

Posta un commento