mercoledì 10 maggio 2017

Ultime letture

Dopo aver letto diverso tempo fa  Il tribunale delle anime, ho completato in questi giorni la trilogia di Carrisi. Che dire? Coinvolgente il primo, deludente il secondo. Perchè? Le storie raccontate da Carrisi sono sempre appassionanti, ma quest'ultimo è francamente esagerato. Forse quando un libro è ben riuscito, meglio non scrivere sequel perchè a lungo andare si finisce col ripetersi e col non rendersi conto che non di superman si tratta....







«Se non sarà fermato, non si fermerà.» Non esistono indizi, ma segni. Non esistono crimini, solo anomalie. E ogni morte è l’inizio di un racconto. Questo è il romanzo di un uomo che non ha più niente – non ha identità, non ha memoria, non ha amore né odio – se non la propria rabbia… E un talento segreto. Perché Marcus è l’ultimo dei penitenzieri: è un prete che ha la capacità di scovare le anomalie e di intravedere i fili che intessono la trama di ogni omicidio. Ma questa trama rischia di essere impossibile da ricostruire, anche per lui. Questo è il romanzo di una donna che sta cercando di ricostruire se stessa. Anche Sandra lavora sulle scene del crimine, ma diversamente da Marcus non si deve nascondere, se non dietro l’obiettivo della sua macchina fotografica. Perché Sandra è una fotorilevatrice della polizia: il suo talento è fotografare il nulla, per renderlo visibile. Ma stavolta il nulla rischia di inghiottirla. Questo è il romanzo di una follia omicida che risponde a un disegno, terribile eppure seducente. E ogni volta che Marcus e Sandra pensano di aver afferrato un lembo della verità, scoprono uno scenario ancora più inquietante e minaccioso. Questo è il romanzo che leggerete combattendo la stessa lotta di Marcus, scontrandovi con gli stessi enigmi che attanagliano Sandra, vivendo delle stesse speranze e delle stesse paure fino all’ultima riga. E non dimenticherete più. 




Una tempesta senza precedenti si abbatte sulla capitale con ferocia inaudita. Quando un fulmine colpisce una delle centrali elettriche, alle autorità non resta che imporre un blackout totale di ventiquattro ore, per riparare l’avaria. Le ombre tornano a invadere Roma. Sono passati cinque secoli dalla misteriosa bolla di papa Leone X secondo cui la città non avrebbe «mai mai mai» dovuto rimanere al buio. Nel caos e nel panico che segue, un’ombra più scura di ogni altra si muove silenziosa per la città lasciando una scia di morti… e di indizi. Tracce che soltanto Marcus, cacciatore del buio addestrato a riconoscere le anomalie sulle scene del crimine, può interpretare. Perché Marcus è sì un prete, ma appartiene a uno degli ordini più antichi e segreti della Chiesa: la Santa Penitenzieria Apostolica, conosciuta anche come il tribunale delle anime. Ma il penitenziere ha perso la sua arma più preziosa: la memoria. Non ricorda nulla dei suoi ultimi giorni, e questo dà un enorme vantaggio all’assassino. Soltanto Sandra Vega, ex fotorilevatrice della Scientifica, può aiutarlo nella sua caccia. Sandra è l’unica a conoscere il segreto di Marcus, ma ha sofferto troppe perdite nella sua vita per riuscire ad affrontare nuovamente il male. Eppure, qualcosa la costringe a essere coinvolta suo malgrado in questa indagine... Ma il tramonto è sempre più vicino, e il buio è un confine oltre il quale resta soltanto l’abisso. 


Con questo libro ho ritrovato i protagonisti di Di rabbia e di vento. Mi erano piaciuti allora e mi sono piaciuti ancora di più adesso.
Sembra un libro che parla solo di un'avventura gialla, ma fa riflettere, anche se l'autore usa una chiave ironica che potrebbe far pensare ad una certa leggerezza. Non è così.



«È qualcosa che viene dal passato… Ma c’è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare».
Milano, quasi centro, eppure periferia, «più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi», vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l’informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo.
A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma «il morto non era uno che di solito muore così». E non sarà l’unica vittima.
Per fronteggiare «il ritorno del terrorismo», il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d’indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all’immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall’affascinante vedova agli intrecci d’affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l’autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all’amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato.
Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall’ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero. Questo nuovo giallo di Alessandro Robecchi costruisce la plastica realtà dei personaggi attraverso il fitto incrociarsi dei dialoghi, e fonda il suo umorismo amaro sulla sistemazione scenica oltre che sulla battuta. Mentre la storia – nera, drammatica – si addentra in tutti i contrasti di Milano, dal luccicante studio televisivo, all’appartamento superlusso, giù fino ai luoghi del disagio e dell’emarginazione quotidiana.
E si capisce che il suo scopo è proprio questo: far riflettere sulla nostra società attraverso il poliziesco. Sulla finta – forse impossibile – giustizia, sui colpevoli e gli innocenti, sul buco nero che può inghiottire libertà e dignità.



Dello stesso autore il primo libro della serie. Meno perfetto del precedente, ma godibile anche lui. Evidentemente Robecchi migliora col tempo.



Il romanzo d’esordio di uno dei migliori giornalisti satirici italiani. Una storia irrefrenabile di delitti e scherzi del destino. Una vicenda sghemba, esilarante e nera, tra malavita male organizzata e zingari di cuore, autori di successo e televisione trash.


Un fortunato autore televisivo ha abbandonato la trasmissione cui deve la fama e una discreta agiatezza. Si chiama Crazy Love e racconta la vita sentimentale della «né buona né brava gente della Nazione». Sotterfugi, tradimenti, odio, passioni e rancori, al motto di «Anche questo fa fare l’amore». Un enorme successo, ma lui non ne può più. Felice e orgoglioso della sua scelta, una sera gli si presenta in casa un tizio che cerca di ucciderlo. Si salva la vita, ma da qui in poi cominciano i guai. Una coppia di killer colti e professionali, due zingari in cerca di vendetta, una giovane segugia col cuore in frantumi, collezionisti e contrabbandieri di souvenir nazifascisti, qualche morto di troppo. Sullo sfondo accanto a una Milano multietnica e luccicante, la vita brulicante del campo rom, la sua cultura, la sua eticità.
Questo di Robecchi è un giallo e una commedia, tra Scerbanenco e le canzoni di Enzo Jannacci. Una commedia nera, piena di suspense, di sorprese e paradossi. Raccontata da una voce caustica e cattiva, che tutto commenta e descrive con acuminata ironia, e che tiene in equilibrio il sarcasmo ribelle e sfacciato del suo investigatore chandleriano appassionato di Bob Dylan) e il cinismo a suo modo morale del punto di vista criminale e della vendetta. A riprova che un thriller di qualità è sempre anche critica sociale e romanzo di costume.







Protagonista di questo giallo, che miscela ad arte tensione amore e ironia, e racconta anche di una rinfrancante cospirazione della solidarietà umana, è Milano. La città di Expo 2015, che «accoglie 20 milioni di visitatori», dove gli architetti sono archistar, le sedie «sistemi di seduta» e le feste sono eventi. E contrapposta a questa metropoli, la Milano delle periferie multietniche dove la disperazione sa ancora lasciare spiragli alla speranza, cioè alla vita vera. Due città che sono due mondi, e un involontario, scanzonato protagonista che li percorre in lungo e in largo da preda e cacciatore insieme.
Carlo Monterossi è il fortunato autore di una trasmissione tivù di genere piagnucoloso, Crazy Love, un grande successo commerciale di cui non va per nulla fiero.
A casa sua, nella baraonda di una festa, finisce un giovane orientale in stato confusionale. Somiglia in modo impressionante a un architetto giapponese acclamato come una star all’Expo, ma non ricorda nemmeno il proprio nome e non vuole che si chiami la polizia.
Il giorno dopo, il giovane orientale sparisce e Carlo Monterossi trova il suo appartamento devastato da una perquisizione. Di colpo la sua esistenza agiata e tranquilla è sconvolta da eventi che gli paiono inspiegabili ma evidenti: qualcuno cerca qualcosa ed è abbastanza determinato da seminare cadaveri, anche il suo, per trovarla.
Mentre si apre l’inchiesta ufficiale affidata all’abile vicesovrintendente senza carriera Ghezzi, Carlo Monterossi comincia la sua strana latitanza in periferia, inseguito da un assassino con la nostalgia del posto fisso, mosso da mandanti misteriosi.
Al quartiere Corvetto, che «pensava fosse solo un’uscita della tangenziale, e invece è un mondo», conduce insieme a una bizzarra banda di complici e amici la sua indagine per tentare di uscire dai guai, tra improbabili urbanisti rivoluzionari, gang di latinos dal coltello facile e un’anziana coppia di sudamericani che guida e organizza la sua «Resistencia».
È qui che Carlo trova una cosa e ne scopre tante altre, alcune belle, alcune brutte, alcune sconvolgenti. E una meravigliosa. 


E con questo, sebbene non in ordin cronologico, li ho letti tutti i libri che raccontano di Carlo Monterossi e finalmente ho conosciuto Maria, la ragazza la cui mancanza pervade tutti gli altri romanzi.
Mi è piaciuto, questo racconto e, sinceramente, aspetto le prossime avventure di Carlo, sperando che maria, finalmente, torni a casa.

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