martedì 1 marzo 2016

Da "Il libraio"

Leggo su "Il libraio" vari articolo molto interessanti, che voglio copiare,oltre che per condividerli,  anche per sapere, all'occorrenza, dove trovare i dati per uno  o due viaggi che potrebbero piacermi molto.

Di Rocco Gerace:

Quasi 800 abitanti e ben 13 librerie: Bécherel, in Bretagna, è la "città del libro". Qui si organizzano festival letterari e fiere settimanali.




Il sito ufficiale la definisce “La Cité du Livre”, la città del libro (“en Bretagne”, specifica, ndr): a Bécherel, caratteristico borgo medievale di circa 800 abitanti, situato nel dipartimento dell’Ille-et-Vilaine, per l’appunto in Bretagna, si trovano ben 13 librerie. Ogni prima domenica del mese si tiene la fiera del libro e, nella settimana di Pasqua, nel paese viene organizzato un vero e proprio festival.



Per combattere la crisi dell’economia tessile che colpì la regione negli anni Ottanta e risanare il paese, i piccoli librai del nord della Francia vennero invitati a vendere i loro volumi (usati e non) in bancarelle sparse per il paese; in poco tempo Bécherel divenne la prima città del libro in Francia: accanto a libri di ogni generesi situarono laboratori di rilegatori e calligrafi, e si diede inizio alle tradizionali fiere libraie, al festival pasquale e alla “Fureur de lire” (“La smania di leggere”), intere giornate di ottobre dedicate al libro…



Da la redazione de Il libraio: 1800 abitanti e ben 40 librerie e un festival del libro che dura dagli anni 60. Scopri Hye on Wye, un piccolo paesino del Galles con anche un re: la storia di un luogo unico al mondo






Avevamo scritto di The Honesty Bookshop, la “libreria dell’onestà”, a Hay-on-Wye, in Galles, che mette a disposizione dei lettori molti libri e una cassettina per i soldi con l’invito “Money, please pay here”; proprio il piccolo paese ospita, dagli anni ’60, un “Festival del Libro” patrocinato dal Guardian, che richiama ogni anno oltre 500.000 persone (l’edizione 2015 è in programma dal 21 al 31 maggio).








La cosa incredibile è che questo nucleo di 1800 abitanti ha ben 40 librerie sparse per il suo territorio: negli anni ’60 il librario Richard Booth, dopo aver ricavato una libreria da una caserma dei pompieri, si “auto-incoronò” Re di Booktown e decise di formare la propria corte di bibliofili affinché seguisse il suo esempio e aprisse alcune librerie.






La cittadina medioevale divenne da allora una specie di libreria a cielo aperto. Volumi usati (anche rari) furono posti in location occasionali (i The Honesty Bookshops sopra citati, in cui, tendenzialmente, un libro con copertina morbida costa 50 cent e uno con copertina rigida 1 sterlina).



Tra le librerie che meritano una visita speciale segnaliamo Murder and Mayhem,dedicata ai libri horror, come si capisce dall’arredamento





Booths Bookshop, libreria a tre piani che ospita anche un centro benessere e una caffetteria;



The Poetry Bookshop che ospita raccolte poetiche in tutte le lingue e la libreria della fortezza medievale (nella prima foto, ndr) che possiede il maggior numero di volumi, perché sia all’esterno sia all’interno sono state ricavate delle scaffalature. Seppure minuscolo, il luogo ospita anche botteghe artigianali e pub dov’è possibile degustare birre fatte in casa e cibi tipici.


Ancora dalla redazione de Il libraio:


Nuova vita per le cabine telefoniche:
La nuova frontiera del book-sharing approda in Italia: dopo Berlino e New York la bibliocabina si prepara a "invadere" la penisola.

Clark Kent per poter trasformarsi in Superman doveva entrare in una cabina telefonica (sì, quelle che al tempo dei cellulari e degli smartphone ormai non si trovano quasi più, e sono diventati oggetti da museo…); la SIP in una campagna pubblicitaria di fine anni ’70 dichiarava “Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono”; oggi il potere “rassicurante” della cabina telefonica ha assunto un altro aspetto: niente più Superman, ormai in avanzato stato di pensionamento, né telefoni fissi, soppiantati dai cellulari; i nuovi ospiti delle cabine sono i libri.
Berlino






Westbury, Inghilterra

New York




Il sito libreriamo.it cita l’esempio della bibliocabina di Belluno che vedrà la luce nell’estate 2015, ma, gli esempi di questo particolare stile di book-sharing in Italia sono già presenti da un po’ di tempo e sembrano essere apprezzati.
Eccone alcuni:

Arona, la prima bibliocabina italiana realizzata dai creativi Cami & Juan nel 2014


Medicina (Bologna) la bibliocabina promossa e realizzata
dalle associazioni (Gruppo di lettura libri gabbiani, Associazione Gli Aquiloni) che hanno recuperato una cabina in disuso e l’hanno chiamata “La casa dei libri volanti”.


Roma la bibliocabina di Torresina, voluta dal quartiere e realizzata nel 2014




Cerveteri: la poco fortunata bibliocabina inaugurata nel febbraio 2015 che, dopo pochi giorni, ha subito il furto dei libri dai propri scaffali.

Nell’era della condivisione online il bookcrossing è una forma di diffusione concreta della cultura: entri nella cabina, prendi il libro che ti piace, lo leggi e poi lo riporti, e, se hai libri che vuoi donare, puoi liberamente farlo… Insomma, un po’ come quando ci si prestava le schede telefoniche per telefonare.





Ancora di Rocca Gerace: perchè leggere anche i libri usati:



"Mi piacciono moltissimo i libri usati che si aprono alla pagina che l'ignoto proprietario precedente apriva più spesso". Un'apologia del libro usato: tutti (o quasi) i motivi per leggere (anche) volumi appartenuti ad altri...


Vi ricordate i 10 diritti del lettore elencati (e motivati) da Daniel Pennac in Come un romanzo (Feltrinelli, 1999):

1. Il diritto di non leggere
2. Il diritto di saltare le pagine
3. Il diritto di non finire il libro
4. Il diritto di rileggere
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6. Il diritto al bovarismo
7. Il diritto di leggere ovunque
8. Il diritto di spizzicare
9. Il diritto di leggere ad alta voce
10. Il diritto di tacere

In questo ineccepibile elenco forse è stato trascurato un diritto fondamentale: quello di leggere libri usati.


Ma perchè leggere i libri usati? La
sceneggiatrice statunitense Helene Hanff già nel 1949 dichiarò: “Mi piacciono moltissimo i libri usati che si aprono alla pagina che l’ignoto proprietario precedente apriva più spesso”; questo è uno dei motivi.Ognuno di questi volumi contiene (almeno) due storie: quella narrata e quella di chi lo ha posseduto in passato e ha annotato citazioni alla fine o all’inizio, sottolineato parti fondamentali e perché no, ha raccontato a bordo pagina i suoi amori adolescenziali.




Inoltre, leggendo un libro usato si concede ad esso “un’altra occasione”, salvandolo da scaffali impolverati o scatoloni dimenticati; poi, i libri usati possono essere edizioni minori, antiche, ristampe rare da regalare a genitori o nonni, e conservano, il più delle volte, il classico “aroma” della carta ingiallita che nelle nuove edizioni non è presente…
Infine, il mercatino del libro usato è un tempio del lettore: nove volte su dieci si trova il testo di cui si ha bisogno che è fuori catalogo da anni, oppure ci si innamora di uno scrittore che si è solamente sentito nominare e che si ha finalmente l’occasione di leggere perché il suo libro capita casualmente tra le mani; e ancora, se per caso si è in vacanza nella Sicilia di Camilleri, sul Lago di Como di Vitali o sulle montagne di Rigoni Stern, si possono trovare libri che emanano il profumo dei luoghi narrati, perché un libro è come un cibo: è molto più buono da mangiare (in questo caso da leggere) nel paese in cui è stato inventato…

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