sabato 16 febbraio 2013

LINCOLN



              

  Per filo e per segno   :    
     Recensione

                                                       LINCOLN






Ed eccoci a Lincoln…film atteso anche per tutti i pezzi da novanta che hanno collaborato alla sua realizzazione.
Dal regista Steven Spielberg ai protagonisti Daniel Day Lewis, Sally Fields, Tommy Lee Jones, David Stratham, senza dimenticare Joanna Johston per i costumi, John Williams per le musiche, Tony Kushner  per la sceneggiatura…




Questo cast stellare ha prodotto un film  asciutto e rigoroso,simile a  un libro di storia, ricco di dialoghi e riferimenti , dove non si  ricorre mai a strattagemmi sensazionali.
L’inizio con le immagini di un campo di battaglia e le scene di crudeli corpo a corpo farebbe pensare a ben altro film, ma poi il tutto si stempera nel dialogo tra Lincoln (ormai  la capacità di Daniel D. Lewis di compenetrare i personaggi a lui affidati è assolutamente straordinaria) e i soldati, che subito ci introduce al tono del film  più riflessivo e profondo.






Siamo  al termine della guerra di Secessione, ma il sogno di Lincoln e del suo vicepresidente Stevens  ( il roccioso Tommy Lee Jones, sempre più sorprendente, sempre più bravo), l’abolizione della schiavitù, è ben lontano dalla realizzazione.




 

Il Parlamento non riesce a decidere. Troppi gli interessi, troppi i pregiudizi.
Lincoln, allora, usa tutti gli strumenti nell’inseguire il suo sogno: mezzi leali o scorretti, incontri, offerte di posti di prestigio, sarcasmo, corruzione. Ogni arma è buona per questo antesignano della real politik  e i suoi sostenitori: dal racconto di aneddoti divertenti ai momenti di intenso e doloroso confronto con la moglie Mary Todd.
E qui si deve parlare della superba prova di Sally Fields in gran spolvero.
Ingrassata di 20 chili, si muove con grazia leggera nella crinolina che si allarga come i petali di un fiore. Deliziose le sue acconciature,  le sue cuffie ornate di pizzi e nastri e i cappellini che la rendono simile alla regina Vittoria .



Con la differenza che  Vittoria e  il suo Albert non conobbero le angosce esistenziali che sconvolsero il matrimonio di Abraham e Mary.
Le scene in camera, queste stanzone ingombre di ninnoli, cuscini, tendaggi, foto e mobili sono lo sfondo che Spielberg sceglie sia per dare voce al loro sentimento di incomprensione profondo, che per introdurci alla tenerezza del rapporto  tra Stevens e la sua donna. Che sorprende.
 Chissà perché spesso si pensa che i grandi uomini della storia non abbiano avuto una intimità semplice e naturale.




La acuta regia mette in evidenza  il rapporto tra Lincoln e i suoi figli : il maggiore ( Joseph Gordon) che il padre, tallonato dall’ansiosa e sempre border line  moglie, cercherà di  preservare  dai rischi della guerra e il piccolo Ted (Gulliver Mc Grath) che si butta di slancio, come un proiettile d’amore, tra le braccia dell’altissimo e affettuosissimo papà. E proprio lui rappresenta, in questo complicato nodo familiare, la forza che sostiene giorno per giorno il presidente. 






Scene realizzate e talvolta appesantite dal colore scuro delle foto ingiallite  e da riprese che nulla cedono alla ricerca dell’avvenenza o del fascino: basta vedere le sessioni parlamentari dove le rughe e i doppi mento sono messi in cruda evidenza
La colonna sonora accompagna vibrante ogni momento, dai più tragici (la fossa comune ricorda quelle orride dei lager nazisti) a quelli più  familiari e privati.
Insomma una pagina eroica della storia americana, tutta da scoprire per molti. Nonostante qualche lungaggine di troppo, questo film arricchirà certamente lo spettatore.
                                                        paola


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