venerdì 15 giugno 2012

Il corredo



Sono passati esattamente cento anni da quando nel 1912 nonno Napoleone scriveva su carta bollata, in bella scrittura ( e qualche errore di ortografia), l'elenco dei beni che la figlia primogenita Rosa avrebbe portato in dote di lì a poco al promesso sposo, tal Federico Taroni. L'inventario, sottoscritto oltre che dagli interessati anche da due testimoni si suppone super partes, non riportava un elenco di terreni, poderi o castelli, bensì di materassi e coperte,sottovesti e calzette, abiti, scarpe e cappelli e una camera da letto completa stile Impero.
Così si usava allora. Oggi un documento del genere fa sorridere, tuttavia la consuetudine della dote, o del corredo, ormai completamente sparita o quasi,  è una tradizione antica sopravvissuta a lungo nel secolo scorso, quando in molte famiglie si iniziava a ricamare lenzuola e tovaglie fin da quando la figlia femmina era bambina.Il corredo, che comprendeva capi per la casa e capi per la persona, veniva conservato in un vecchio baule fino al giorno delle nozze.
In una famiglia come la mia, con cinque figlie femmine nate a intervalli variabili tra il 1926 e il 1944, non poteva mancare la tradizione del corredo e il vecchio baule si riempiva e svuotava in continuazione.
Certo nel corso degli anni la moda, i tessuti, i gusti, le necessità inevitabilmente cambiavano, ma c'erano, costanti , due punti di riferimento nel corredo delle sorelle Lazzarini : la signora Adele e la signora Dolly. La prima viveva nella casa di fronte alla nostra, era un'abile ricamatrice e amava insegnare l'arte del ricamo a chi desiderasse impararla, per cui d'estate le mie sorelle con altre amiche si radunavano nel giardino della sua grande casa e piano piano preparavano tovaglie, salviette, grembiuli destinati al mitico baule del corredo.
Il "vangelo" del ricamo era negli anni '50 la rivista Mani di Fata.


Da questa rivista venivano i suggerimenti e le ispirazioni per i ricami da eseguire su tovaglie e centrini con disegni che potevano essere trasferiti sui tessuti di lino,  canapa,  bisso passando il ferro da stiro su sottili fogli decalcabili.

Per la scelta dei monogrammi si poteva contare su :


i numerosi Album Sajou che offrivano una scelta infinita di combinazioni e stili






Ripensando alle mie sorelle che si sono sposate negli anni '50, ricordo la cura che veniva dedicata alla biancheria personale della futura sposa, che doveva essere possibilmente di seta, meglio se impreziosita da qualche piccolo ricamo. Per la confezione si cercava ispirazione nei "figurini", come venivano chiamate le pubblicazioni che riportavano preferibilmente schizzi a mano di modelli di riferimento.


Fotografare modelle in carne e ossa  déshabillées sarebbe apparso di pessimo gusto....
Erano anni in cui si faceva frequentemente ricorso alla lingua francese per indicare capi di abbigliamento o tecniche di ricamo o altro che avesse a che fare  con la moda o il cucito: ajour, piquet, liseuse,atelier, chiffon,parure, voile.....

L'altro punto di riferimento a cui prima accennavo era la signora Dolly, che aveva un negozio di merceria ben fornito in paese, ma aveva soprattutto contatti con le ricamatrici di Firenze, specializzate nel confezionare e guarnire lenzuola di lino. Di lei mia madre si fidava ciecamente; del resto non aveva mai sbagliato un colpo e le lenzuola ricamate che si accatastavano nel baule erano una meraviglia.

Negli anni '60 il mondo stava velocemente cambiando e inevitabilmente anche la tradizione del corredo incominciava a decadere. Per mia madre però era una consuetudine a cui non poteva rinunciare, non fosse altro che per un principio democratico di parità di trattamento.
A differenza delle nostre sorelle più grandi, Annami ed io eravamo impegnate con il lavoro e lo studio,  ma , non potendo frequentare assiduamente le lezioni della sig.ra Adele, dovevamo comunque dedicare parte del tempo libero al ricamo di tovaglie e tovagliette da the destinate a rimanere a lungo rinchiuse in un cassetto.
Nei primi anni di matrimonio  ho imparato che se dormire tra lenzuola di lino è un'esperienza gradevole e rilassante, dopo ogni bucato è indispensabile procurasi  una vicina di casa disponibile a dare una mano per ripiegarle e una buona dose di coraggio per affrontare le due ore dedicate alla stiratura; ho imparato che una piccola macchia di vino su una candida tovaglia di fiandra con il monogramma ricamato in un angolo attira inevitabilmente l'attenzione dei commensali, mentre si confonde facilmente in un'allegra e colorata tovaglia acquistata ai grandi magazzini; ho imparato che per la frettolosa colazione del mattino bastano delle piccole stuoie di paglia al posto delle tovagliette rifinite ad ajour.

Eppure.......eppure quando una volta all'anno mi prendo cura di ciò che è rimasto di quel corredo - un giro veloce in lavatrice e un lifting casalingo con ferro a vapore - mi  
rendo conto di quanto mi sia caro anche nella sua inutilità.
Le lenzuola ricamate :




Le tovagliette da the di bisso o d'organdis :






                         Le grandi tovaglie da 12, comunque ingiallite dal tempo:






mi ricordano la vita che mi aspettavo di vivere mentre le riponevo nel baule e quella che ho realmente vissuta.

Ora il vecchio baule è pieno di sacchi a pelo da campeggio e di kimono da karate dei ragazzi ormai fuori uso ed è assai improbabile che ospiti un corredo da sposa in futuro.
Per ora tutto ciò che è stato amorevolmente lavato e stirato tornerà ad occupare il ripiano più alto dell'armadio o il fondo di un cassetto e un giorno o l'altro finirà sulla bancarella di qualche mercatino. Forse qualcuno, vedendolo, deciderà di dargli una nuova opportunità. In fondo perchè no?

4 commenti:

  1. Bellissimo articolo. I figurini di moda mi sono sempre piaciuti. Ne avevamo tanti in casa (anche degli anni 30), ma sono andati perduti. Per colpa mia. Da piccolina li ho tutti ritagliati: ma non dovevano lasciarmelo fare! Troppo indulgenti le mie zie.

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  2. Bellissimo il corredo ricamato a mano.
    Le cose belle resteranno belle sempre.
    ciao vanda

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  3. l'articolo profuma di spighetta o lavanda quella che si usava mettere a mazzetti nei cassetti e quando li aprivi che rspiro di cose belle!!!Grazie Mianna:avevo anche io il baule, ma è andato perduto,però i bei ricami di quegli anni, fatti a telaio da mani amorose..mi sono preziosi

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  4. Il corredo ...Mani di fata ..Rakam .. ne ho ancora ... mi mancano quelli che ,incauta, troppo generosamente , ho prestato !

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