mercoledì 18 aprile 2012

C'era una volta.... (seconda parte)

La cascina si trovava a margine della strada che proseguiva a mezza costa verso le montagne, lontana dal centro abitato.
Un ampio terrazzo si affacciava sul fondovalle e sulla stalla da cui a tratti proveniva l'odore del letame o il profumo del fieno. Al piano terreno della casa c'era una stanza  dominata dalla presenza di un grande camino, annerito dalla fuligine, con al centro, appeso a un gancio, il paiolo di rame per la polenta.

I proprietari, contadini da generazioni, erano gente semplice e schiva che tuttavia, pur nella ruvidezza dei modi tipica del carattere bergamasco, sapevano compiere piccoli gesti che testimoniavano un'umanità inespressa a parole.

 
Tutti i miei ricordi, sia del luogo sia delle persone, relativi a questo periodo, sono "postumi", nati cioè durante le visite fatte dopo la fine della guerra alla famiglia che ci aveva ospitato o dai racconti dettagliati di chi li aveva vissuti.
Le sorelline più piccole si erano adattate abbastanza facilmente a quella vita di campagna, non fosse stato per quell'incubo ricorrente : incominciava come il ronzio di un grosso insetto e aumentava progressivamente di intensità fintanto che, dal crinale delle montagne più vicine, gli aerei spuntavano in formazione serrata per scendere verso la pianura a quote così basse che si potevano scorgere i volti tesi dei piloti chiusi nei loro abitacoli.
Nessuno sapeva dove fossero diretti o quale fosse la loro missione, ma quel breve passaggio lasciava nell'aria un'angoscia palpabile. Mia sorella Annamì racconta che ancora oggi nei giorni con cielo sereno avverte un senso di inquietudine alla bocca dello stomaco che scompare quando il cielo è coperto.
Mio padre quasi ogni giorno veniva in bicicletta a trovare la famiglia, a volte portando sul portapacchi una valigia di cartone piena di patate, e riferiva di quanto stava  accadendo al paese.
Il 1944 fu un anno tremendo anche per la popolazione civile. A luglio le truppe alleate avevano bombardato lo stabilimento della Dalmine causando 274 morti e più di 800 feriti e , ad ottobre dello stesso anno, 24 aerei bombardarono a tappeto la zona della stazione e del ponte poco lontano dalla nostra casa.
La Casa di Riposo per gli anziani, la Cooperativa alimentare e tante abitazioni furono completamente distrutte, mentre la stazione e il ponte, veri obiettivi dell'incursione,furono solo danneggiati.

 
 
 
Fortunatamente la nostra casa era al di là del fiume  e solo i vetri vennero frantumati dallo spostamento d'aria.
In mezzo a tanta sofferenza la gravidanza di mia madre portava una nota di speranza per il futuro.
Mia sorella Alma, che all'epoca aveva 18 anni ed era ormai donna, ricorda quell'abitino di seta a fiorellini che mia madre aveva incominciato ad indossare in estate al manifestarsi dei primi segni evidenti del suo stato e che con il passare delle settimane e dei mesi diventava sempre più stretto, sempre più corto, mentre mia sorella Nicoletta, a 11 anni, aveva la testa piena di interrogativi come succede a quell'età. Non sapendo come soddisfare la sua curiosità e avendo isolato nei discorsi dei grandi la parola "gravida", pensò di ricorrere in gran segreto al vocabolario della lingua italiana. Trovò : gravido , agg.masch. = colmo, pieno , ad esempio "panino gravido di prosciutto". Tutti suoi punti di domanda restarono fermamente al loro posto......
(continua)

4 commenti:

  1. Questi ricordi famigliari, meritavano un libricino come quello di Donatella.
    Oh gente qui riscopriamo dei Talenti nascosti.....
    da scrittori romanzeschi.
    Angelo

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  2. Angelo ... altro che se hai ragione ...infatti arrivi secondo ... Già cominciato il tormentone per Mianna e Dindi e indovina chi è la fautrice ...

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  3. merita un libro veramente, bellissimo racconto, gradevole lettura
    buona giornata
    Tania

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    1. Siete tutti troppo buoni... A me piace raccontare ma non vorrei finire con l'annoiarvi... se dovesse succedere per favore fatemi un cenno.

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