lunedì 6 marzo 2017

La mimosa, la donna e il linguaggio dei fiori.





Si dice - ma molti ritengono che si tratti di una leggenda - che la festa della donna sia nata dall'epilogo di una tragica vicenda di cui furono protagoniste nel 1908 alcune operaie dell'industria tessile di Cotton, negli Stati Uniti, scese in sciopero per ottenere condizioni di lavoro più umane.
Lo sciopero si protraeva ad oltranza con gravi perdite per la produttività dell'azienda, così il proprietario, che comunque non era disposto ad accogliere le richieste delle scioperanti, le rinchiuse nella fabbrica dove rimasero vittime di un furioso incendio scoppiato all'interno dei locali.

Comunque siano andate le cose in quella circostanza, è pur vero che per tutto il Novecento  nella maggior parte dei paesi occidentali, le donne hanno dovuto battersi con sacrificio, ostinazione e caparbietà per far sentire la propria voce, in particolare negli ambienti di lavoro, ed è quindi giusto che vengano ricordate con una giornata a loro dedicata.

E' vero anche però che nella realtà d'oggi continuano a ripetersi gesti di violenza e persecuzione nei confronti delle donne, per lo più all'interno delle mura domestiche, a volte sotto gli occhi dei bambini, per cui è evidente che resta ancora molto da fare.

Il tema è complesso e questo blog non è il posto adatto per approfondirlo. Qui si parla di cose belle, di cose buone, di cose curiose, insomma di quelle cose che possono dare qualche momento di serenità. Perciò rifacendomi appunto alla festa della donna , parlerò del suo simbolo, la mimosa che rappresenta forza e femminilità allo stesso tempo.




 La mimosa appartiene alla famiglia delle Mimosaceae e viene usata come pianta ornamentale. Nei climi miti si sviluppa velocemente e può raggiungere anche  i 30m. di altezza.

Fiorisce generalmente all'inizio di marzo e i suoi fiori, tondi, morbidi, profumati e raggruppati a grappolo, sono di un giallo intenso.

La mimosa proviene da lontano, dalla Tasmania in Australia, e forse per questo sono nate diverse leggende sul suo conto.

Una di queste racconta  di un popolo che si distingueva da quelli delle isole vicine  per il coraggio in battaglia e per il colore dei capelli , biondi come l'oro.
Le donne andavano fiere delle loro chiome e si divertivano a raccoglierle in trecce e in acconciature elaborate.
La vita scorreva tranquilla sull'isola di Rainhor, ma un brutto giorno, mentre gli uomini del villaggio erano in mare per la pesca, l'isola fu invasa da alcune tribù nemiche.
Approfittando dell'assenza degli uomini, alcuni soldati, dopo aver seminato il terrore nel villaggio e prima di abbandonare l'isola, si impadronirono della figlia del re, la dolce Mihm, e delle sue compagne e le trascinarono in una zona impervia dell'isola, fitta di scogli. Lì furono rinchiuse in una grotta accessibile solo dal mare; quando l'alta marea saliva, ogni via di fuga era preclusa e luce ed aria giungevano alle giovani donne solo da uno stretto pertugio in cima a un alto cunicolo.
Mihm, che era coraggiosa come gli uomini della sua isola , non si perse d'animo e con l'aiuto delle compagne, incurante delle escoriazioni e della fatica, si inerpicò su per lo stretto cunicolo che sbucava in cima alla collina.
Quando finalmente riuscì a sporgere il capo dal cunicolo, la fanciulla si rese conto che le barche erano troppo lontane per vederla; allora, sentendosi al limite delle forze, sciolse le trecce e il vento gonfiò quei capelli  color del sole , attirando l'attenzione degli uomini.
Purtroppo la leggenda non ha un lieto fine: infatti mentre le altre fanciulle furono liberate , la principessa Mihm non sopravvisse al suo gesto coraggioso e quando il suo innamorato arrivò in cima alla collina trovò un grande cespuglio dalle radici forti e profonde e una chioma di fiori dorati accarezzati dal vento.




La mimosa può sembrare un fiore fragile; in realtà riesce ad attecchire su ogni terreno e per questo è associata al genere femminile.

La mimosa esprime anche innocenza, libertà, autonomia, pudore, forza, vitalità e sensibilità.

Il cosiddetto linguaggio dei fiori, conosciuto anche come florigrafia, era un modo piuttosto diffuso di comunicare nell'Ottocento, quando  i fiori venivano usati per esprimere sensazioni e sentimenti che non potevano essere espressi con le parole.


Anche se oggi il linguaggio dei fiori ha perso molte sfumature e nessuno conosce le precise corrispondenze  dei sentimenti di epoca Vittoriana, certi fiori continuano a trasmettere un messaggio inequivocabile :le rose rosse amore e passione, quelle gialle gelosia e infedeltà, le rose bianche virtù e castità.



L'attribuzione di un significato  simbolico ai fiori e alle piante risale all'antichità ( ricordo, ad esempio, l'uso del mirto e dell'alloro nella cultura greca e romana). Nel Rinascimento spesso si attribuivano ai fiori significati morali e nell'Ottocento l'interesse per il linguaggio dei fiori favorì la diffusione di una forma di editoria specializzata nella stampa di flower books, elegantemente illustrati con incisioni e litografie.

Qualche anno fa Dindi mi ha regalato uno di questi libri,  trovato in un mercatino.  Il libro, ricco di illustrazioni, versi e citazioni, profuma di violette e ,ogni volta che lo sfoglio, il profumo si rinnova.

Ma torniamo alla mimosa.

C'è un'altra virtù che la mimosa sa esprimere compiutamente : la dolcezza...., questa volta non in maniera simbolica, ma molto, molto terrena.
E allora : Buona mimosa a tutti !!






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