lunedì 26 settembre 2016

Come se l'amore potesse bastare


Quando torna a vivere in paese insieme al marito e ai due figli, Barbara ha più di una verità da nascondere. È dura ammettere che hanno dovuto chiudere il negozio, che sono in un mare di debiti e non possono più permettersi di mantenere l’appartamento in città, che sono diventate una delle tante famiglie colpite dalla crisi. Solo con sua madre non può far finta di niente; del resto, per una madre, la più lieve increspatura del viso è una finestra aperta sul cuore di un figlio. Ma c’è qualcos’altro che nemmeno lei deve scoprire: un segreto che Barbara custodisce in grembo e che sta per costarle la decisione più difficile della vita. Una sera, mentre i pensieri le tolgono il sonno e l’unico conforto sembra essere un documentario alla tv, un piccolo dettaglio la scuote all’improvviso. Nello studio di un famoso architetto, lì sullo schermo, c’è qualcosa che Barbara conosce molto bene: la statuina intagliata nel legno che sua nonna ha sempre custodito gelosamente. Nonna Gentile: una roccia per tutta la famiglia, una donna coraggiosa capace di crescere da sola quattro figli al tempo della guerra, con il marito disperso al fronte. Perché nessuno sa – o vuole – spiegarle come mai quel piccolo oggetto sia finito là? Perché sua madre sembra infastidita dall’argomento? C’è un punto oscuro nella vita della nonna ed è lì che Barbara vuole scavare. A tutti i costi, come se quella statuina di legno racchiudesse la soluzione a tutti i suoi problemi, il senso che lei stessa sta cercando. Il consiglio di nonna Gentile di cui tanto, ora, avrebbe bisogno. 



Con una copertina così, non avrei potuto non comprarlo. E invece la copertina non c'entra niente col libro, che non racconta una storia vista dagli occhi di qualche bambina, ma racconta la storia di due donne.
I capitoli si alternano con la vicenda odierna di Barbara, che sta vivendo la crisi economica dei nostri giorni e con quella della nonna Gentile, che in tempo di guerra ha dovuto affrontare problemi molto, molto più grossi. Così Barbara, col ricordo della nonna e con l'aiuto della madre,  realizza che bisogna sempre tener duro e affrontare le difficoltà, in nome dell'amore che noi donne abbiamo per i nostri figli, se non per i nostri mariti.
A me il libro non è piaciuto del tutto: la scrittura mi pare poco moderna, la protagonista non mi è stata simpatica fin dall'inizio e, probabilmente, non ero in stato d'animo per leggere racconti di guerra. Non è una brutta storia, ma...non mi ha soddisfatta.
Purtroppo devo dire che ultimamente è molto difficile trovare un racconto che mi cattura dall'inizio alla fine.
 Ken Follett, dove sei? Stai scrivendo? Fatti vivo!!!!

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