lunedì 22 febbraio 2016

Qualcosa su Jane Austen


Io non so molto di Jane Austen, anzi confesso che spesso confondo i suoi libri con quelli delle sorelle Bronté. Non li ho mai letti e, se ne conosco qualcosa, è per aver visto spezzoni di film in tv.
So, però, che Jane è un'autrice amatissima, so che esistono siti e blog che parlano solo di lei e quindi ritengo sia un personaggio interessante, assolutamente da conoscere.
Naturale, quindi, che quando ho trovato un articolo che racconta di un momento specifico della sua vita, in cui si può intuire moltissimo di lei, l'ho rubato per condividerlo qui sul mio blog con tutte le amiche che amano questa scrittrice.


ed è questo ( io ho solo aggiounto qualche immagine):

"Sulle schiene delle colline del Surrey, le nuvole sono verde scuro. Quando la pioggia scende così forte, nel Sud dell'Inghilterra, l'odore dell'erba detona nell'aria e sembra portare con sé persino il sapore, persino il colore della terra umida. Dalla finestra di una carrozza, gli occhi intelligenti della giovane donna che osserva il paesaggio hanno lo stesso colore delle nuvole; e una pioggia, non meno dura di quella che arriva dal cielo, precipita dal suo sguardo. La giovane donna guarda di fronte a sé, e nella carrozza non c'è nessuno.
La sua cara sorella Cassandra stavolta non è venuta a Londra con lei; e i suoi due fratelli, Edward e Frank, che le sedevano di fianco nel viaggio d'andata, sono rimasti nella fragorosa City. A casa, a Steventon, in campagna, lei ci sta tornando da sola. Eppure sente distintamente una voce, che le si rivolge caldissima - "Un fazzoletto, Miss?" ; - "Vi ringrazio immensamente"; - "Sapete, a volte per fermare le lacrime sono sufficienti un fazzoletto e una parola gentile". Di fronte alla giovane donna non c'è un uomo alto, dai capelli scuri e gli occhi profondi, dall'aria tenebrosa e bella. Ma lei lo vede, gli parla. Si ritrova un fazzoletto di seta tra le mani, che si passa lentamente sulle guance, come una carezza, e sotto il naso. Smette di piangere. Accenna un sorriso, come di rimando all'uomo che non c'è, di fronte a lei, nella carrozza.





Per un tempo indefinito, si perde nei propri pensieri, ne immagina la storia: è il ricco possedente di una tenuta nel Derbyshire; ha un aspetto scontroso e orgoglioso, il suo cuore sarà rapito dal carattere di una ragazza di grande arguzia, di nome... Elizabeth!... Elizabeth ha tre sorelle, anzi quattro, nessuna di loro è sposata, e sua madre... - "Miss! Miss, la pioggia è troppo forte, rischiamo di rimanere intrappolati nel fango se continua così, è meglio fermarsi!". La voce del cocchiere, sceso dalla carrozza, infrange i pensieri in cui la giovane donna si era persa, e lei ritorna improvvisamente se stessa: Miss Jane Austen, una donna di quasi ventun'anni, non ancora sposata, che l'ultimo giorno di settembre del 1796, affranta, sta tornano a casa. - "No, proseguiamo! Sono sicura che appena saremo nell'Hampshire il tempo migliorerà, e avremo strade più asciutte".



Infatti, entrati un'ora dopo nella Contea, un imprevedibile raggio di sole balza come un gatto tra le acrobazie grigioverdi delle nuvole, e bacia lievemente i sentieri, tingendoli di oro. Gli occhi smeraldo di Jane si soffermano sul riflesso biondo che il sole regala per un attimo ai prati, e lei vi rivede lo stesso colore dei capelli dell'uomo che pochi mesi prima l'aveva presa tra le braccia. Un ragazzo irlandese chiamato Tom Lefroy. Era piombato nell'Hampshire improvvisamente, baldanzosamente, come il sereno d'autunno nella campagna inglese. La sera del 23 dicembre del 1795, guardandolo in volto, Jane Austen si era convinta di aver compreso il significato della parola amore. La vita è un concerto stonato, suonato da un'orchestra di angeli pazzi; noi tutti siamo note che dolorosamente non si accordano al mondo. Lei, in modo speciale, si sente in terribile frastuono col ritmo dell'universo. Ma qualcosa cambia se incontriamo un'altra anima che è stonata nel nostro medesimo, identico modo. Se due anime si scoprono accordate allo stesso diapason. Allora tace il frastuono del mondo, e ogni cosa si pervade luminosamente d'armonia.




Quando Tom Lefroy l'aveva guardata, e avevano parlato da soli per quasi un'ora quella sera, per poi cavalcare tre giorni più tardi insieme, per poi prendere un tè di lì a una settimana, Miss Jane, per la prima volta, si era sentita accordata al mondo. Il frastuono era finito. Poi l'8 di gennaio, al grande ballo di Manydown, si erano ritrovati magicamente l'uno di fronte all'altra nella prima Schotch Dance, e non si erano più allontanati. Un mese dopo lui partiva per Londra. - "Devo andare. Mio zio reclama i miei servigi nella capitale, e io dipendo in tutto da lui; - "Questo perché siete un bravo avvocato"; - "No, questo perché è lui ad accordarmi la mia rendita, e senza sarei uno straccione. E non avrei neanche la possibilità di chiedere in sposa la ragazza che amo, cosa che voglio fare ora". Tom è un giovane intelligente e spavaldo, dai tratti del viso carini, gli occhi celesti e i capelli ricci di un giallo intenso; i suoi modi da Irlandese lo rendono diverso dai damerini dell'Hampshire e Jane adora il suo portamento, la sua galanteria sfrontata, la sua mente brillante.
Lo trova bellissimo (anche se, come sua sorella Cassandra le fa notare, è il più basso tra gli uomini presenti al ballo di Manydown): perché lei parla, e lui la comprende. E questo per Jane è un miracolo sufficiente a cambiare il ritmo assurdo dell'universo. Quindi, Jane gli dice sì. Perché desidera passare tutta la vita con quell'Irlandese non ricco, non alto. Ma perfetto. - "Che farai, mentre sarò a Londra? Finirai la tua storia sulle due sorelle, Elinor e Marianne?"; - "Sì, e ti aspetterò. Soprattutto, ti aspetterò! Ti scriverò ogni giorno"; - "E io farò lo stesso, adorata Jane".
E infatti i due promessi si scrivono. 78 lettere in 6 mesi. Ma, mentre lei gli scrive, un rigo dopo l'altro, Tom smette progressivamente di essere quel giovane che lei ha conosciuto nell'Hampshire a Natale. Diventa, nel passare dei giorni, molti altri uomini. Diviene, non più una persona, ma un personaggio, il ricettacolo di tutti i suoi sogni. Lei, improvvisamente, un mattino, non ne ricorda più il volto, e lo confonde con quello di altri, che le compaiono in sogno, e le fanno compagnia, e le danno un conforto ancora più grande di quello che lei aveva provato con Tom.
Poi lui la invita a Londra. Perché il tempo è giunto. Dev'essere dato l'annuncio ufficiale. Suo zio gli ha accordato la rendita annuale che permetterà loro di vivere dignitosamente. Il destino di Jane si sta per compiere. La smetterà di passare il tempo a scrivere storie. Si sposerà. Avrà dei figli. Accudirà il marito avvocato. Il 22 di agosto, con i suoi due fratelli, muove alla volta della capitale. Ma, quando arriva, si manifesta la catastrofe.
Datisi appuntamento per il tè, quando Jane si presenta da Tom, e lo rivede in volto, e lui le prende le mani tra le sue, e le sfiora le guance, e le parla, e la ascolta, ecco che - per qualche incomprensibile ragione - il frastuono dell'universo non cessa. Lei aspetta. Forse tornerà ancora a provare quella sensazione fatata che aveva sentito in quei giorni, a Natale. Ma passano quattro settimane. Niente. Si accorge che è solo dentro di lei, nel perfetto suono del silenzio della sua mente, che può vincere l'insopportabile frastuono che fa l'universo. Nessun uomo può essere all'altezza dei suoi sogni. Nemmeno Tom.
Non può mentire a se stessa. Si è accorta che lei non lo ama. Lei non lo ama più. Il penultimo giorno di settembre, a Londra, Jane Austen rompe il fidanzamento con Tom Lefroy. Lui la guarda incredulo negli occhi di smeraldo. - "Ma perché? Ho il denaro sufficiente per sposarci, saremo felici, staremo insieme. Non ti servirà più scrivere per essere felice"; - "Cosa credi? Uno scapolo in possesso di un buon patrimonio non è mica la premessa necessaria per sposarsi".





È l'ultima frase che lei gli dice prima di salutarlo per sempre. Il giorno dopo, da sola in carrozza, avrebbe fatto ritorno a Steventon. Nei pochi anni che le restavano da vivere, Jane avrebbe composto alcune tra le storie d'amore più commoventi e perfette della letteratura europea. E sarebbero stati molti altri i pretendenti al suo cuore. Ma lei, la bella e intelligente e stranissima ragazza, li avrebbe rifiutati tutti. Uno dopo l'altro. Anche se per nessuno avrebbe sofferto come per Tom Lefroy. Il primo e ultimo uomo per cui aveva confuso fantasia e realtà. Credendo, anche se solo per un breve momento, che la seconda potesse essere all'altezza della prima. Che lei avrebbe potuto essere domata, essere una sposa, una madre, invece che vivere della sua penna. Che un lieto fine potesse esistere anche nella vita, oltre che nei romanzi.
Dopo aver pianto tanto nel viaggio in carrozza, finalmente il 30 settembre del 1796, al tramonto, Jane Austen arriva a Steventon, nel suo cottage. Entrata nella stanza, si toglie il cappello con foga e, gli occhi ancora rossi e gonfi per le lacrime, si siede allo scrittoio. Ha in mente l'inizio di una nuova storia: "È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo, in possesso di un buon patrimonio, debba essere in cerca di una moglie..."."


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