domenica 27 settembre 2020

Il convolvolo



Il convolvolo, il cui nome scientifico è Convolvulus, è un genere che comprende oltre 250 specie di piante che fanno parte della famiglia delle Convolvulaceae, originarie dell’Asia, dell’Africa settentrionale e dell’Europa. Le piante hanno un andamento in genere rampicante oppure si sviluppano come arbusti compatti che crescono maggiormente in larghezza che in altezza, secondo le specie appartenenti al genere. Alcune varietà possono attecchire anche in modo spontaneo, nei pressi di abitazioni abbandonate o di zone incolte. Le foglie sono sempreverdi e iniziano a cadere in autunno. I fiori possono avere una forma di tubo, di campana o di imbuto, in base alla specie di appartenenza, durano di solito solo un giorno e sono detti “belli di giorno” poiché somigliano alle belle di notte.



Il nome “convolvolo” deriva dal latino convolvere, che significa avvolgere, dal portamento tipico di questa pianta. Può succedere che le piante di convolvolo si espandano su altre piante rendendone difficile il loro sviluppo, fino a provocarne il disseccamento.


Si dice che la pianta del convolvolo attragga farfalle, bruchi e un animale molto particolare, la sfinge del convolvolo, Herse convolvuli, falena grigia crepuscolare il cui aspetto è piuttosto inquietante. Si va dicendo infatti che sia una fata vestita di grigio con profondi occhi neri, che probabilmente abita nel suo calice. 





Alcune leggende ritengono che il convolvolo, come le campanule, sia abitato infatti da esseri fatati, in questo caso capricciosi e maliziosi.







Difatti nell’800′ il vocabolario dei sentimenti associava al Convolvolo la “civetteria” e la smania di piacere. Qualcuno lo associa anche all’invadenza per la sua velocità di arrampicarsi.

Forse  per la sua delicatezza, è il fiore simbolo della debolezza sia del corpo che dello spirito. Nella cultura popolare si usa il Convolvolo per indicare una persona che si arrende. Ma c’è anche chi afferma che la forma del convolvolo, spiraliforme e tendente verso l’alto, simboleggi la crescita spirituale, il cammino interiore in evoluzione, come si evince dalla più famosa leggenda riguardante questa pianta.





La fiaba dei fratelli Grimm incentrata sul convolvolo narra che un carrettiere rimase incagliato mentre trasportava sul suo carro del vino. Proprio in quel momento passò di lì la Madonna, che gli propose il proprio aiuto in cambio di un bicchiere di vino. Purtroppo il carrettiere non aveva un bicchiere a portata di mano e così la Madonna raccolse un fiore di convolvolo o vilucchio, glielo porse perché le versasse il succo d’uva.
La Madonna bevve dal calice fiorito che, da quel momento, prese il nome di Tazzetta della Madonna. In un istante il carrò si liberò dal fango e il carrettiere potè ricominciare il suo viaggio. In una chiave simbolica, la fiaba viene interpretata come il cammino di consapevolezza del carrettiere-viaggiatore, che è irto di ostacoli e prove difficili come il fango che blocca il passaggio. La Madonna, in tal senso, rappresenterebbe una Fata che offre il proprio aiuto in cambio di qualcosa. Il viaggiatore supera la prova perché è generoso e così la strada, ovvero il suo cammino di crescita, prosegue. Secondo alcune interpretazioni la Madonna dimostra il bisogno, in circostanze particolari, dell’intervento divino per superare determinati ostacoli. E forse i modi gentili sarebbero proprio il modo per richiamare l’attenzione degli esseri soprannaturali.




In epoca romana si narra che prima dell’arrivo dell’imperatore Augusto i convolvoli fossero molto profumati e riempissero le strade della città in quanto resistenti e in grado di estendersi ovunque. Ma l’Imperatore Augusto non li amava perché li percepiva come un ostacolo alla sua fama, così spinto dalla gelosia, chiese agli dei di far sparire i convolvoli. Ma gli dei non esaudirono completamente il desiderio, difatti salvarono i fiori ma li privarono del profumo.



Il ricercatore MacDougall studiò l’utilizzo dei semi di ipomoea violacea in Messico, in particolare in alcuni villaggi dove vengono usati tutt’oggi. Alcuni di questi semi, per la precisione i badoh negri, vengono chiamati “della Vergine” e secondo la tradizione, chi li deve usare per invocare la guarigione di persone malate, deve necessariamente raccoglierli da solo facendo un voto alla Vergine. A questo punto la persona malata cerca un bambino o una bambina, a seconda del proprio sesso, che viene lavato e vestito, dopodiché i semi vengono messi nel palmo della sua mano e ne viene misurata la quantità. I semi vengono macinati mentre si recita l’invocazione e si filtra così la bevanda per l’ammalato. E’ il bambino a dover porgere la tazza. Il rituale prosegue facendo sdraiare la persona malata mentre la tazza con un incensiere viene posizionata sotto al letto mentre il bambino rimane accanto al paziente. In caso di miglioramento il paziente rimane a letto, in caso contrario si alza sdraiandosi davanti all’altare. Questo è solo uno dei tanti rituali che vedono protagonisti i semi di questa pianta a scopi curativi.





































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