sabato 17 marzo 2012

Margherita Oggero

In questi giorni mi sono riletta "Risveglio a Parigi", che avevo ingurgitato un po' di tempo fa, subito dopo l'acquisto. Naturalmente, siccome mi era piaciuto molto, ho dovuto riprenderlo in mano per rileggerlo in maniera più umana...


IL LIBRO - Un viaggio a Parigi. Silvia, Barbara e Mariangela lo sognano dai tempi della terza media, l'età dei confusi progetti di vita e dei castelli in aria, quando una breve vacanza nella ville lumière simboleggiava le magnifiche possibilità del futuro: il successo professionale, la libertà e l'amore. Adesso che di anni ne hanno trentadue, e non si sono mai perse di vista, decidono di partire regalandosi alcuni giorni a Parigi, in omaggio all'amicizia, certo, ma anche per una specie di malinconico rimpianto dell'adolescenza.

In sottofondo, inconfessata, la speranza per tutte di dimenticare, anche solo temporaneamente, il proprio carico di delusioni, ansie, contraddizioni, per ritornare un po' alleggerite dei fardelli che ciascuna porta con sé.

Al momento di partire, però, ecco la prima sorpresa non proprio gradita: Manuel, il figlio di sette anni che Mariangela sta crescendo da sola, pianta un enorme capriccio e convince la madre a portarlo con loro. Questo bambino scontroso e diffidente le costringerà a
confrontarsi con il tempo che passa, con la realtà che l'adolescenza è ormai lontana (e che in fondo "non andrebbe mai rimpianta, perché è un'età di merda"), e infine con la consapevolezza che per essere passabilmente felici occorre molta buona volontà. Forse...

Forse, perché le mille domande poste dal piccolo guastafeste che viaggia con loro, le sue esigenze, i suoi occhi severi offrono alle amiche l'occasione per rivedere le loro convinzioni, trasformando la vacanza da una fuga nel passato a un più consapevole sguardo sul presente e sul futuro.

Margherita Oggero mi piace moltissimo: ha un tipo di scrittura che scorre via veloce e racconta sempre storie interessanti ed attuali. La seguo da quando leggevo su Grazia la sua rubrica "Diario di una donna trafelata" e uno dei miei rimpianti è di non avere ritagliato e conservato quei trafiletti così spiritosi ed arguti, dove tutte le manie e le situazioni delle donne di oggi venivano raccontate con ironia affettuosa. Sì perchè la Oggero non sale MAI in cattedra e sorride con comprensione e partecipazione dei nostri tic. Secondo me sarebbe bello ritrovare in un volume tutti quei ritagli di vita, ma purtroppo non faccio l'editore!
Di Margherita ho letto tutti i libri a cominciare da quelli che raccontano le avventure della professoressa Baudino, di cui poi, naturalmente ho seguito la serie tv. Un po' deludente per il fatto che io i personaggi li avevo visti nella mia mente, tutti diversi da come  invece sono stati impersonati. La Pivetti è brava e simpatica, ma io la Baudino la pensavo piccola e bionda....il marito, poi, in tv fa un po' la figura dell scemotto, mentre nel libro ha una sua dignità...e poi: perchè trasportare la vicenda da Torino a Roma? La Oggero è di Torino e ama molto la sua città, quindi i suoi racconti, lei li aveva ambientati lì, dove stavano benissimo. Pazienza! Per fortuna che la tv passa, mentre i libri rimangono.
L'unico libro che non mi ha entusiasmato è "Così parlò il nano da giardino", ma è perchè non amo troppo le storie surreali...L'ultimo, invece, "L'ora di pietra" è molto bello, a mio parere.  Ma come fa una persona che è al di fuori di certe realtà ( camorra), a saperle descrivere in modo così realistico? E' lì la bravura dell'autore... Adesso aspetto il prossimo libro che scriverà!











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