giovedì 6 febbraio 2014

Tre film


RECENSIONE/RIFLESSIONE














             

Dopo aver visto The Counselor di Ridley Scott e The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese ho compreso perché agli americani sia tanto piaciuto La grande bellezza di Sorrentino: tutti e tre i registi traducono in immagini la stessa sensazione di disfacimento e corruzione da fine dell’Impero romano, con identica rinuncia a qualsiasi ideale.
In The Counselor, film senza capo né coda, quasi incomprensibile, viene poi del tutto soffocato l’indiscutibile talento di Xavier Bardem e Michael Fassbender compressi in personaggi assolutamente vuoti che si aggirano come insetti in uno splendido e crudele contenitore.
Bisogna poi citare, ma solo di passaggio, Cameron Diaz, Penelope Cruz e Brad Pitt, che non si sa bene per quale ragione abbiano accettato certi ruoli: a meno che l’idea di comporre un cosiddetto cast stellare non li abbia affascinati e resi incapaci di discernimento.
Probabilmente ricorderemo soltanto la scena della Diaz sulla Ferrari: una esibizione a dir poco sgradevole…



Bravo, istrionico e carismatico, invece, è Leonardo Di Caprio, forse anche troppo sopra le righe, che interpreta il cinico Jordan Belfort, il brooker truffatore e mai pentito.


In tre ore di proiezione si susseguono una dietro l’altra scene di sesso libero, droga a fiumi, feste con ragazze e ragazzi nudi negli uffici della Stratton Oakmont (la società fondata da Jordan), nani usati come proiettili e molto altro ancora.
Immagini che ricordano i disegni con cui Gustave Dorè illustrò i gironi dell’Inferno della Divina Commedia…Satyricon di felliniana memoria, forse, o peggio…
Questa maledetta droga che tutti divorano, aspirano, sniffano, si infilano nel corpo, l’alcol, i medicinali a manciate inghiottiti come caramelle. Tutto è giustificato dalla ricerca disperata della felicità che sembra essere considerata il frutto del denaro, guadagnato a spese di piccoli risparmiatori. Che non compaiono mai.
Non c’è alcun sentimento di umana solidarietà, ma una visione rigida, asettica che non propone alternative come l’amore o la pietà.
Anche la generosità è solo un donare una manciata di soldi, col gesto sprezzante di chi dà perché ha talmente tanto di più da poter buttare il denaro per strada dalla propria automobile di gran lusso.
Che dire??? Accanto a un Di Caprio che migliora sempre, vediamo un ambiguo, stracotto Mark Hanna (Matthew McConaughey) colui che, luciferino, introduce il giovane ancora inesperto, ma pronto ad imparare, nei meandri della generazione yuppie e Patrick Denham ( Kyle Chandler) l’agente FBI onesto, che non si fa corrompere da nessuna sirena, ma alla fine non ha negli occhi la serenità di chi ha bene agito, bensì il dubbio che, forse accettando, avrebbe potuto avere una esistenza migliore.

Ecco perché credo che La grande bellezza sia tanto piaciuta agli americani …perché Sorrentino accanto alla stessa corruzione e allo stesso disfacimento morale dell’ umanità pone una Roma immortale con i suoi candidi monumenti rinascimentali, accanto alle feste orgiastiche e volgari fa risuonare squisite musiche barocche e illumina le notti con la visione ammaliante della donna bionda che cammina silenziosa. E perché, comunque e nonostante tutto, lascia nello spettatore una piccola , piccolissima speranza… forse la bellezza salverà il mondo, come ebbe a scrivere Fedor Dostoevskij.

paola








ndr. Nel centenario del primo giro di manovella del primo film di Charlie Chaplin mi domando se questi "capolavori" di oggi entreranno nella storia del cinema come le  sue pellicole.
Io ne dubito! E intanto vado a vedermi su sky l'ultimissimo film della saga di Star Trek. Forse nemmeno questo passerà alla storia della settima arte, ma almeno non mi provocherà angoscia, nel vederlo, anzi, mi darà la soddisfazione di vedere il bene trionfare....

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