mercoledì 12 febbraio 2014

Marina Bellezza

E' il titolo del secondo libro di Silvia Avallone. Tanto di cappello a questa ragazza che sa scrivere! Ma non solo sa scrivere bene, cosa che magari in tanti sanno fare, ma sa anche scrivere dei bei libri. Libri che, anche se sono un pugno nello stomaco come il suo primo, Acciaio, ti coinvolgono, ti dicono qualcosa e ti lasciano dei pensieri.
Non sono piacevoli storielle dove i pezzi del puzzle che intuisci  fin dalle prime pagine, si incastrano a meraviglia con un tempismo e una modalità più che opportune. Sono libri che raccontano una vita vera, che parlano di persone che vivono, amano, soffrono in un mondo reale e difficile. Non ci sono zuccherini, non vedi i problemi pianificarsi per effetto dell'amore o del buonsenso ( apro una parentesi per giustificare l'apparente contraddizione: vero che ho spesso sostenuto che amo, soprattutto nei film, il lieto fine. Ma per quello mi rituffo ogni tanto nei libri di quando ero ragazzina. Adesso  mi piacciono storie un po' più plausibili....). I caratteri dei personaggi sono complessi; le persone magari vorrebbero essere diverse e semplificare la propria e altrui vita, ma non ci riescono. Mi domando come una ragazza così giovane come la Avallone possa sapere tante cose, possa avere una visione così profonda della complessità umana.  E come sappia descrivere i contesti. In questo libro racconta della provincia in cui vive e quindi immagino sia per lei più facile, ma nel primo approfondiva le vicende di un quartiere di Piombino, un quartiere dei meno facili. Veramente: complimenti!
Con questo non pensiate che i suoi siano libri "pesanti" o noiosi....tutt'altro! Sono storie  che prendi in mano e vuoi vedere come vanno a  finire facendo nottata.
Di libri ne compro parecchi e moltissimi li trovo deludenti perchè oltre la storiella più o meno simpatica, non danno altro. Alcuni li tengo perchè nonostante la loro levità, non sono banali e mi rilassano lo spirito. Altri li rivendo perchè sono esclusivamente acqua fresca ( con tutto il rispetto per l'acqua ) e dopo pochi giorni non ricordo nemmeno più che cosa raccontavano. Pochi li metto in un posto speciale e so di che cosa parlano anche dopo anni. Quelli di Silvia fanno parte di questa categoria e spero che la sua vena sia in grado di regalarci altri prodotti così ben fatti.






Ecco la storia: Il romanzo racconta la storia d'amore tra Marina Bellezza e Andrea Caucino, due giovani della Valle Cervo. Andrea è figlio dell'ex-sindaco di Biella; è da anni in rotta con la famiglia e vive modestamente con un lavoro da bibliotecario part-time, progettando di rilevare una vecchia cascina sulle Alpi biellesi e di diventare allevatore e produttore di formaggi. Marina invece, di qualche anno più giovane di lui, ha una madre alcolista e un padre assente e dedito al gioco d'azzardo. Per sfuggire ad una vita decisamente difficile la ragazza utilizza la propria bellezza e le sue notevoli doti di cantante e di ballerina per emergere nel mondo dello spettacolo. Sullo sfondo ci sono una crisi economica generalizzata, l'apparente mancanza di prospettive occupazionali di tutta una generazione e il declino di un territorio, quello biellese, al quale però molti dei personaggi del libro si sentono profondamente legati.




Ed ecco una critica fatta da qualcuno che ne sa più di me:
http://www.ibs.it/code/9788817069755/avallone-silvia/marina-bellezza.html
Marina Bellezza è in primo luogo uno sguardo inedito sui territori in cui la scrittrice è nata e vissuta.
Il romanzo ha la crisi sullo sfondo, questa crisi a noi così vicina, che ci accompagna nei discorsi e nelle azioni di tutti i giorni, ma non parla della crisi. Piuttosto racconta l'amore e il coraggio di personaggi che trovano delle risposte possibili, delle vie di uscita.
Marina è la ragazza che dà il nome al romanzo, caparbia, testarda, talentuosa. Canta e balla nei centri commerciali, sogna di diventare famosa e di sfondare nel mondo della musica e dello spettacolo. Un po' eroina ottocentesca, un po' ragazza di provincia con una storia difficile come tante altre, Marina è sfuggente, inafferrabile ma ha un punto di riferimento che resta sempre fermo: Andrea. Ventisette anni, bibliotecario, ha un sogno che tutti considerano impossibile: fondare un'azienda casearia nei luoghi dei nonni, ritornare laddove è nato per ricostruire.
Qui arriviamo al cuore del romanzo: se con Acciaio Silvia Avallone aveva raccontato una guerra aperta, un mondo che, nel benessere generale di cui parlavano i telegiornali, sembrava dimenticato, Marina Bellezza è un modo per rispondere a questo senso di generale impossibilità che ci circonda, l'impotenza della crisi, dello stallo. Dopo Piombino, quindi, anche questa Valle Cervo è un po' terra di confine.
Ma non è una provincia angusta e soffocante, al contrario ha gli spazi immensi della provincia americana di cui parlano Richard Ford e altri autori americani molto amati dalla scrittrice. Il romanzo è anche un modo per continuare il discorso sul rapporto padri-figli. Resta l'interesse per le dinamiche familiari complesse ma, mentre in Acciaio Silvia rappresentava due adolescenti che subivano situazioni familiari difficili, adesso in scena ci sono due ragazzi che non vivono più in casa, hanno costruito una propria vita fuori ma continuano a pensare a quello che hanno lasciato. 




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