domenica 6 settembre 2015

Le anatre di Holden...

Una allergia diffusa verso l'ipocrisia degli adulti, a partire da quegli immaturi dei suoi genitori, l'orrore puro per gli happy end e le soluzioni preconfezionate e, soprattutto, una voglia matta di dare del filo da torcere a ''Denti L'Oréal'', la psicologa col muso da lucertola che mamma e papà pagano profumatamente per mettere un freno ai suoi colpi di testa. Questa è Will, per la precisione Willelmina, l'eroina irriverente e sognatrice di questo libro, che, come un lupo ferito, ha decisamente smarrito il branco. Nell'arco di un settembre nero che chiude l'ultima estate da liceale, mentre i suoi coetanei si fanno elettrizzare dalle mille luci della vita universitaria, Will si aggira senza meta come un'aliena su un pianeta sconosciuto. Unico scudo: l'ironia. E la musica, certo. E improvvisamente Matteo, il ragazzo strano e ''poco collaborativo'' della sala d'attesa, che la rincorre per mezza città nel tentativo di riportarla indietro. Che cosa vuol dire davvero essere giovani? E quanto costa l'autenticità?
A chi si è fermato e non sa dove andare, a chi si sente fuori sincrono, fragile, confuso e sbagliato. A chi è giovane adesso e a chi non lo è più, ma ha buona memoria. Tutti, almeno in una fase della vita, abbiamo potuto dire: io sono Will.







Volevo fare come Brizzi e Salinger – con le dovute proporzioni tra tutti ovviamente – e scrivere un libro che desse voce a un personaggio giovane, come me, senza scadere negli stereotipi della giovinezza.
– Emilia Garuti –


Secondo me non ci è riuscita. Il libro è molto piacevole, scorrevole, si legge volentieri, ma la storia è abbastanza banalina e gli stereotipi ci sono proprio tutti....a partire dalla ragazza incompresa, che non si sente amata, che non crede in niente, per passare ai genitori distratti, questi veramente descritti in maniera piatta e frettolosa, senza il minimo tentativo di approfondimento, e l'happy end tradizionalissimo, con l'innamoramento che riporta alla vita e che, oltre tutto, rende Will abbastanza incoerente con se stessa.
Ripeto il libro è piacevole, con un linguaggio fresco e spontaneo. E' un libro scritto come si parla. 
E qui vorrei aprire una  piccola parentesi: leggere nero su bianco il modo in cui tutti oggi ci esprimiamo mi ha fatto riflettere su come tanti termini volgari entrando nel linguaggio comune abbiano perso il loro significato originario assumendo un aspetto un po' diverso. La qual cosa, però, non è servita a migliorare l'espressività della nostra lingua, anzi mi pare l'abbia appiattita e svilita. Faccio un mea culpa perchè anche io parlo come tutti e la cosa non solo non è elegante, ma non serve nemmeno a rendere le idee espresse più giovanili o più "forti". Dante in tutta la Divina Commedia si è lasciato andare ad una sola piccola scurrilità e sì che di idee ne ha espresse e in maniera autorevole.
Chiusa parentesi.
Per concludere: mi pare che la Garuti sappia scrivere bene, ma deve crescere, approfondire, rendere i suoi personaggi più complessi perchè nessuno di noi è senza sfaccettature e le tante citazioni letterarie non bastano a fare del suo personaggio principale una ragazza a tutto tondo.

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