venerdì 22 gennaio 2016

La giada: la pietra dei diecimila anni

La giada è una pietra ornamentale e non propriamente un minerale, quanto piuttosto un insieme di particolari minerali silicati (giadeite e nefrite) distribuiti in una struttura fatta da granuli molto fini e fibre intrecciate.





Il colore è raramente uniforme: su un fondo bianco o bianco-grigio si confondono lievi sfumature rosate, lavanda, violetto o più spesso verde smeraldo o verde chiaro per effetto della presenza di cromo.


Tra gli antichi, soprattutto gli egiziani ed i cinesi erano coloro che attribuivano a questa pietra diversi poteri, come quello di preservare i corpi dei morti, di portare fortuna ed essere di buon auspicio per la fertilità. In alcune civiltà preistoriche era apprezzata soprattutto per la sua durezza e, quindi, utilizzata per utensili, o strumenti sacrificali.
Sembra possedere il dono di eliminare tutte le energie non pulite e rinvigorire soprattutto le donne.      




        

La Giada è la pietra a cui si associa la fortuna economica: indossarla è la volontà positiva nel voler denaro dalla vita, per poterlo utilizzare in modo creativo e produttivo.
Pietra che va donata a coloro che hanno obiettivi importanti da raggiungere nella vita perché dona caparbietà e aiuta a superare i propri limiti.
In cristallo terapia molto utile per piccoli problemi dell’apparato digestivo favorendo il benessere fisico generale.






Nei tempi antichi in Cina si credeva che la giada fosse una pietra magica, in grado di donare all’uomo l’Immortalità. I Cinesi cominciarono a fare uso di questa pietra sin dal Neolitico, raffinando sempre più le tecniche di lavorazione, a tal punto che i primi tre, quattromila anni di storia cinese sono ricordati come "era della giada".



La cosa più straordinaria è che la giada è uno dei materiali più duri in natura, e nonostante ciò, da più di cinquemila anni l’uomo è riuscito a lavorarla, trasformandola da un semplice ciottolo di fiume ad una raffinatissima opera d’arte. Si conoscono le tecniche di ‘intaglio’ a partire dall’epoca Han (più o meno l’era di Cristo), ma nulla si sa di come realizzassero tali opere già tremila anni prima.



La cultura della giada ha fortemente influenzato la storia cinese dai suoi primordi fino ai giorni nostri. Già nelle tombe del periodo Neolitico, scoperte negli ultimi venticinque anni, sono stati ritrovati numerosi oggetti di giada. Lo stesso imperatore Qin Shihuangdi, che unificò la Cina e costruì il primo pezzo della Grande Muraglia, quando morì fu vestito di un abito fatto di migliaia di scaglie di giada unite tra di loro da un filo d’oro, affinché il suo corpo si potesse conservare per l’eternità.



Anche ai giorni nostri in Cina gli oggetti di giada sono molto apprezzati, e in molti amano portarne addosso, magari sotto forma di monile appeso al collo o al polso. La giada può essere paragonabile ad un brillante per il mondo occidentale, con la differenza che mentre il brillante è indice di bellezza e di un valore pecuniario, un gioiello di giada, oltre a queste due qualità, è simbolo di diverse virtù, ognuna legata ad una qualità della pietra: la brillantezza rappresenta la carità, la sonorità rappresenta la saggezza, la traslucenza rappresenta la franchezza.



 La giada si spezza, ma non si piega: denota il coraggio, e ha i bordi acuti ma non ferisce: rappresenta l’equità. Grazie alla sua bellezza, ai poteri magici e terapeutici che le si attribuiscono ed alla difficoltà di lavorazione, in Cina e nel mondo la giada è ancora oggi apprezzata e stimata come il diamante.

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