mercoledì 4 novembre 2015

Il segno









12 gennaio 2012, il giorno che ha cambiato la Storia. Il giorno in cui quattro aerei di linea si sono schiantati al suolo: in quattro continenti diversi e quasi nello stesso istante. Nessun atto di terrorismo, solo un’assurda, tragica fatalità. O forse no. Perché, contro ogni logica, in tre casi ci sono stati dei superstiti. Tre bambini, usciti senza nemmeno un graffio dai rottami. E ben presto quei bambini sono diventati prima un mistero inspiegabile, poi un enigma inquietante. Nel disastro aereo in Giappone, infatti, un altro passeggero è sopravvissuto all’impatto, sebbene solo per pochi istanti, riuscendo a registrare un messaggio vocale sul cellulare: «Eccoli… Il bambino… Il bambino guarda i morti, ossignore quanti sono... Presto ce ne andremo tutti quanti... Il bambino non deve…»
Sono passati anni da quel maledetto giorno, eppure i Tre – come sono stati chiamati i bambini superstiti – sono ancora al centro del dibattito mondiale. Per fare luce sul mistero, alla giornalista Elspeth Martins non rimane che raccogliere tutte le informazioni disponibili, comprese le interviste rilasciate nel corso del tempo da chi si è preso cura di loro dopo gli incidenti aerei. E una cosa ben presto risulta chiara. I Tre hanno una forte influenza su chi sta loro vicino. A volte è un’influenza positiva, a volte invece è come se emanassero una forza malefica. E più Elspeth indaga sulla storia dei Tre, più gli interrogativi si accavallano. Chi sono – o cosa sono − davvero quei bambini? Una semplice anomalia statistica? Messaggeri di Dio, inviati sulla terra per uno scopo ancora oscuro? O il Segno premonitore della fine dei tempi? Molte domande, una sola risposta: questo romanzo.


Che dire? Stephen King lo definisce un capolavoro e le poche recensioni che ho trovato in rete sono entusiaste. Io sono un po' fuori dal coro. Ammetto che in alcuni punti il racconto è davvero avvincente e non lo si vuole mollare per vedere che cosa succede. Ma in altri punti l'ho trovato un po' lento e pesante. La storia è raccontata in modo molto frammentario: Elspeth, la giornalista che raccoglie tutte le informazioni sugli incidenti aerei, ci presenta la storia tramite appunti, registrazioni di telefonate, mail, chat, interviste. In ogni pagina cambia il referente e sinceramente faccio ormai un po' fatica a stare dietro a tutto....difetto mio, certo, non della scrittrice. Alcuni personaggi tornano spesso e quelli mi hanno dato modo di seguire lo svolgersi degli avvenimenti. Il finale mi ha lasciato un po' perplessa....non so che cosa pensarne.
Molto interessante, invece, al di là della storia in se stessa, è il viaggio che noi lettori facciamo in culture profondamente diverse: quella giapponese, dove il suicidio sembra una prassi quasi normale e comunque accettata tranquillamente dalla società; quella delle bidonville sudafricane, dove le pratiche più oscene sembrano quasi la normalità e quella che mi sconvolge profondamente di un certo tipo di America, talmente arretrata culturalmente, da sembrare vivere in secoli passati. Non è la prima volta che leggo romanzi sui predicatori americani, che fondano sette potentissime e che si arricchiscono enormemente alle spalle di fanatici ignoranti, e ogni volta ne rimango turbata. Mi chiedo come sia possibile che il paese più avanzato del mondo, sia formato da persone così facilmente manovrabili.
Ma per la verità su tutti questi tipi di culture ci sarebbe parecchio da pensare......la società ideale non esiste proprio!

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