sabato 14 febbraio 2015

Hipster




Nel post che ho copiato da  CARGO   per San Valentino era citata la parola hipster. Non sapevo che cosa volesse dire, quindi ho pensato che, magari, anche qualcuno dei nostri lettori si dibattesse nella mia stessa ignoranza e che quindi fosse opportuno informarsi. Ecco qui da wikipedia, fonte di tante conoscenze:




il pianista Harry Gibson che ha coniato il termine negli anni 40



Hipster è un neologismo nato negli anni quaranta negli Stati Uniti per descrivere gli appassionati di jazz e in particolare di bebop. Si trattava in genere di ragazzi bianchi della classe media, che emulavano lo stile di vita dei jazzisti afroamericani.

A parte che a mala pena so che cosa è il bebop ( ma mi informerò meglio anche su quello), questa definizione non è sufficiente a spiegarne l'uso nel post di cui sopra. E allora, ecco la storia della parola, sempre da wiki:


L'etimologia del termine è discussa. Si fa risalire a hop, un termine gergale per oppio, oppure alla parola wolof hip, che significa vedere o hipi, che significa aprire gli occhi.
L'introduzione dei termini hep e hip nella lingua inglese è di origine incerta e sono state proposte numerose teorie. In origine, i jazzisti utilizzavano hep come termine generico per descrivere gli appassionati di jazz. Essi e i loro fan venivano definiti hepcats. Alla fine degli anni trenta, con la nascita dello swing, hip sostituì il termine hep. Il clarinettista Artie Shaw descrisse il cantante Bing Crosby come «il primo bianco hip nato negli Stati Uniti»
Attorno al 1940, fu coniata la parola hipster, che sostituì il termine hepcat e indicava gli appassionati di bebop e hot jazz, che desideravano distinguersi dai fan dello swing, che alla fine degli anni quaranta cominciava a essere considerato fuori moda ed era stato svilito da musicisti commerciali.

La sottocultura hipster si ampliò rapidamente, assumendo nuove forme dopo la seconda guerra mondiale, quando al movimento si associò una fiorente scena letteraria. Jack Kerouac descrisse gli hipster degli  anni quaranta come anime erranti portatrici di una speciale spiritualità. Fu però Norman Mailer a dare una definizione precisa del movimento. In un saggio intitolato Il bianco negro (1967), Mailer descrisse gli hipster come esistenzialisti statunitensi, che vivevano la loro vita circondati dalla morte - annientati dalla guerra atomica o strangolati dal conformismo sociale - e che decidevano di «divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell'io». 
(  viaggio negli eversivi imperativi dell'io????commento mio:??????? sono proprio ignorante!!)

Frank Tirro, nel suo libro Jazz: a History (1977), definisce in questo modo gli hipster degli anni quaranta:




« Per l'hipster, Charlie Parker era il modello di riferimento. L'hipster è un uomo sotterraneo, è durante la seconda guerra mondiale ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l'ipocrisia della burocrazia e l'odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a parte attraversare l'esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e la trova nel jazz. »

Allora, dico io, niente di nuovo sotto il sole! Ogni epoca ha avuto i suoi contestatori!
Ma tutte le contestazioni si evolvono nel tempo e perdono il loro significato intrinseco di ribellione, per diventare una forma pura di immagine.
 Sempre nell'informarmi, ho trovato delle fotografie divertenti, che sbeffeggiano l'essere hipster, etichettandolo come atteggiamento costruito, falso e snob, come per i radical chic, che sono sempre di sinistra, anche estrema, ma avvolti nella bambagia dei soldi di papà. Ed ecco gli hipster ridicolizzati, non a parole, ma attraverso le immagini. Guardate qui:


















































dalle immagini che ho trovato, mi pare che questa "moda", ormai priva del significato iniziale, abbia attecchito più nel genere maschile, che in quello femminile....ho visto tanti calciatori con barbe importanti e, si sa, la moda, oggi, la fanno loro!

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