mercoledì 13 settembre 2017

Su un'isola deserta

Alzi la mano chi non ha mai pensato a come sarebbe bello andarsene via, lontano da tutto e da tutti, su un'isola deserta! A me capita spesso, però, poi, farlo non sarebbe così semplice e, probabilmente, nemmeno così fantastico. Per me.
C'è, invece, chi lo ha fatto ed è felice della sua scelta. Sono persone straordinarie; sentiamo cosa ci dicono:
da http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2017/07/28/foto/custode_robinson_budelli-3616804/1/?ref=fbng





Dalla fine degli anni '80, Mauro Morandi, classe 1939, è l’unico abitante dell’isola di Budelli, un paradiso terrestre nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, nel nord della Sardegna. A settantotto anni passeggia spesso sulle scogliere che dominano l’isola, a guardare, ancora affascinato come il primo giorno, la forza instancabile del mare e della natura.




“Crediamo di essere i giganti che comandano la Terra, invece non lo siamo affatto.” dice Morandi. “Sbarcai a Budelli nel 1989, quasi per caso. Ero diretto in Polinesia, quando un guasto mi costrinse ad una sosta d’emergenza.” racconta Mauro “mi venne incontro l’ex-guardiano dell’isola. Mi disse che di li a due giorni sarebbe andato via, in pensione. Non potevo credere che quel paradiso che avevo davanti agli occhi sarebbe stato presto deserto ed incustodito. È li che capii che non sarei mai più ripartito. Senza bisogno di attraversare il mondo, avevo già trovato la mia Polinesia, il mio Paradiso. Mi era bastato arrivare in Sardegna.”







L'Arcipelago di La Maddalena è composto da sette isole principali e decine di siti minori, tutti paradisiaci. Budelli è da molti considerata la punta di diamante del Parco, soprattutto grazie alla famosa ‘Spiaggia Rosa’, che in base alle correnti e grazie ai frammenti microscopici di coralli e conchiglie, assume una colorazione da sogno. Per la fragilità del suo preziosissimo ecosistema, negli anni ’90 il governo decise di limitarne le aree di accesso ai visitatori, che numerosi ogni anno raggiungono l’isola.

Mauro, che dal suo portico vede la spiaggia, continua ad impegnarsi affinché nessuno infranga le regole, il litorale non venga calpestato e la natura resti incontaminata. “In Estate vedo i turisti andare e venire qui nell’Isola, mentre io sono in una sorta di prigione. Ma è una prigione che mi sono scelto e che amo.” 





Capita in questa fascia di mare burrascoso, che le imbarcazioni non possano navigare, e che l’isola sia completamente isolata dal resto del mondo per settimane, senza alcuna possibilità di ricevere scorte di cibo o assistenza.

“Non soffro mai la solitudine. Qui sono completamente circondato di vita. Coltivo qualcosa dietro casa ed ho i miei gatti con me. Passo tantissime ore a leggere, a riflettere, a guardare la potenza del mare e sentire la forza del vento.” 

Lo stretto rapporto con la natura, la lettura di testi filosofici e grandi capolavori letterari, la meditazione e l’isolamento hanno sicuramente aiutato Mauro a sviluppare e coltivare la sua straordinaria sensibilità e creatività in un’esistenza ben lontana dai canoni standard ed abitudini tipiche della nostra società.

Nonostante tutti questi anni di impegno, amore puro e devozione all’Isola, la direzione del Parco Nazionale avrebbe chiesto l’allontanamento di Mauro.  Nel 2016 il Parco riacquistò la proprietà dell’Isola da un privato neo-zelandese, per il quale Morandi lavorò per tanti anni come custode di Budelli.  Mauro iniziò cosí la sua battaglia per poter restare nell’Isola con una petizione che oggi conta circa 18.000 firme, tenendolo, grazie alla rete, a Budelli ed in contatto con il Mondo. 




“Non me ne andrò mai.” dice Morandi. “Spero di morire qui, di essere cremato e che le mie ceneri vengano sparse nel vento.” La visione della vita di Mauro è un concerto di speranza e romanticismo.

“Un giorno, tutti ci riuniremo alla Terra. Siamo tutti parte della stessa energia. È fondamentale capirlo presto, rispettare e proteggere la natura e la vita che ci circonda. Mi piacerebbe che le persone capissero che non dobbiamo guardare la bellezza, ma esser capaci di sentire la bellezza anche ad occhi chiusi” spiega. “L’amore ne è un’assoluta conseguenza, e vice versa.”, dice “Quando si ama profondamente una persona, la si vede bella. Non perché lo sia necessariamente, ma perché si entra in empatia con questa persona. Mentre tu diventi parte di lei, lei diventa una parte di te… e con la natura accade la stessa magia.”



Michele Ardu, l'autore di questo servizio, sui social: www.instagram.com/michelearduphoto
www.facebook.com/michelearduphoto  

Un'altra persona che vive sola su di un'isola è una donna: Zoe Lucas.Le condizioni di vita su Sable Island, però, sono del tutto diverse da quelle che si vivono su Budelli. 

Da http://www.fanpage.it/zoe-che-da-40-anni-vive-sola-su-una-piccola-isola-avvolta-dalla-nebbia-127-giorni-su-365/


Al largo del Canada c’è una piccola isola situata a 150 km a sud-est della Nuova Scozia che si chiama Sable Island e che da quaranta anni ospita una donna che si chiama Zoe Lucas.





 Zoe, scienziata canadese originaria di Halifax, di anni ne ha 67: nel 1971 era una studentessa di 21 anni quando vide per la prima volta quell’angolo remoto della Terra e decise di voler trascorrere lì il resto della sua vita. A farle compagnia ci sono circa 400 cavalli, 300mila foche grigie e 350 specie di uccelli.






 Zoe Lucas vive in una piccola casa di legno tra le dune e ha descritto le sue giornate al MailOnline spiegando che mai in questi anni si è sentita sola ma che si è adattata alla vita sull’isola. 




La donna trascorre il suo tempo studiando la natura: con sé ha sempre binocolo e taccuino, è impegnata in misurazioni meteorologiche e ogni giorno raccoglie pazientemente scarti dall'oceano. Il suo lavoro è finanziato da donatori e dall'organizzazione non-profit “Friends of Sable Island Society” e per il suo sostentamento ogni settimana arriva sull’isola un piccolo aereo carico di provviste.    




Temperatura sui 18 gradi e nebbia 127 giorni all'anno – “All'inizio sono venuta qui per i cavalli”, ha raccontato Zoe che sull'isola raccoglie da anni i loro scheletri per aiutare gli studiosi a capire come questo animale riesca ad adattarsi ad ambienti inospitali. 






La piccola isola amata dalla sessantasettenne è raggiungibile solo tramite aereo o nave e ospita tra le sue acque centinaia di relitti che confermano come non sia semplice approdare sulle sue rive (non a caso l’isola viene chiamata anche “cimitero dell’Atlantico”). La temperatura si aggira quasi sempre intorno ai 18 gradi e c’è nebbia per 127 giorni su 365. Tutta l'isola è parco nazionale dal 2011.  



Sable Island, 300 km a sud-east di Halifax, Nova Scotia, Canada,
è un isola di sola sabbia, famosa per i suoi cavalli bradi ed il più grande cimitero del mondo di navi naufragate.

E' un'isola selvaggia ed intatta che emerge dalla piattaforma nord americana. Qui si infrangono le grandi onde atlantiche che prendono origine dalle tempeste dette "nor'ester". Il mare diventa fenomenale per lo scontro di tre correnti da Est, dal Labrador e dalla Corrente del Golfo.Per i marinai, era il cimitero dell'Atlantico, un'isola nascosta dalle onde, dalle tempeste e dalla nebbia che hanno significato soltanto la morte e la distruzione.

            
         


Le tempeste sono estremamente intense e pericolose per la navigazione delle navi in quanto le correnti contrarie e convergenti esaltano l'altezza delle onde. Molte imbarcazioni che cercavano di salvarsi dalla tempesta sabbiandosi sui bassi fondali di Sable, venivano massacrate dai terribili frangenti.La nebbia nasconde l'isola: d'estate l'aria temperata che accompagna le calde acque della corrente del golfo, quando incontra la corrente del Labrador intorno a Sable, produce banchi di nebbia densi come burro. Sable I. ha 125 giorni di nebbia all'anno. Toronto ne ha 35.







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