mercoledì 15 aprile 2015

Non mi piaci, ma ti amo








Riguardo a questo libro posso affermare con estrema certezza che non passerà alla storia, non entrerà nelle graduatorie per qualche premio prestigioso e penso che nel giro di pochissimo tempo cadrà nel dimenticatoio.
Si tratta di un self publishing di  Cecile Bertod nato col titolo Wife with benefit e ora pubblicato dalla Newton Compton con il titolo  in evidenza. Pare che in soli due giorni sia salito in vetta alle classifiche del web, dal che deduco che il passaparola sia fatto da lettori di bocca buona.
Ecco la storia:

Thomas e Sandy: lui nobile, ricchissimo, lei di una comune famiglia londinese. I genitori di Sandy sono molto amici del nonno di Thomas, per questo trascorrono sempre le vacanze estive a Canterbury, in una favolosa residenza, ma Sandy odia andarci, perché detesta Thomas. I due si perdono di vista finché… un giorno il nonno di Thomas muore, il suo testamento viene aperto, così il ragazzo si trova di fronte a un annuncio sconvolgente: il nonno gli lascia tutto, ma a patto che lui metta la testa a posto e si sposi. E con chi? Con la ragazza che secondo il nonno fa per lui, proprio quella Sandy Price che non vede da almeno dieci anni. Nel testamento il ricco signore ha previsto tutto nei minimi dettagli. Chi dei due rifiuterà, perderà l’eredità. E se nessuno dei due accetterà, l’intero patrimonio andrà in beneficenza. Sandy si trova in una strana situazione: è disoccupata e sta per comprare un bistrot da ristrutturare con le sue amiche. Ma la banca all’ultimo momento non le concede il finanziamento. Perciò, di fronte all’ipotesi di avere i soldi necessari al suo progetto, accetta la proposta di Thomas. Viene celebrato un finto fidanzamento per aggirare le rigide regole fissate dal nonno, finché qualcosa di inatteso sembra accadere tra i due. Ma l’happy ending è lontano, perché quando il sogno del nonno sta per essere coronato, ecco che sul più bello, proprio in chiesa, scoppia il putiferio. E non sarà facile, per Thomas, riacciuffare il perduto amore…

Come si vede l'intreccio è banale, visto e rivisto in tanti  libri e film del passato; il finale è scontato e quelle battute che fanno dire ad una commentatrice: «Un romanzo che mi ha fatto fare più volte delle figuracce sui mezzi di trasporto pubblici; non ridevo così leggendo da… non lo so neanche io da quando! Divertentissimo, frizzante, romantico, dolce, emozionante. Un libro che è quasi una droga, scorrevole in un modo assurdo.» sono, a parer mio, non tanto spiritose.
Troppo cattiva? No, sincera.
Questo libro mi è stato prestato, l'ho portato con me in viaggio e, non avendo altro sottomano, ho continuato la lettura anche dopo le prime pagine, che mi invitavano a lasciar perdere. Confesso, comunque, che non ho fatto fatica a finirlo: la scrittura è scorrevole e la curiosità di scoprire fino a che punto l'autrice poteva esagerare con la situazione, mi ha spinto a proseguire, nonostante i parecchi errori di stampa che mi infastidivano lasciandomi l'impressione di un lavoro arrangiato alla bellemeglio.
Un libro come altri che mi è capitato di leggere: non dannoso, ma completamente ininfluente sul mio spirito. Lo dimenticherò in fretta.

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