sabato 6 aprile 2013

Emily Dickinson

Nacque nel 1830 ad Amherst, piccola cittadina del Massachusetts, da una famiglia importante. Il padre Edward, insigne avvocato,era deputato al Congresso di Washington.
Dopo aver frequentato l'Accademia di Amherst,nel 1847 si iscrisse al collegio femminile di Mount Holyoke a South Hadley, ma interruppe gli studi l'anno successivo, colta da una struggente nostalgia per la famiglia e per il paese natale.
Escludendo alcuni brevi soggiorni a Washington, Filadelfia e Boston, trascorse l'intera vita nella casa paterna di Amherst, occupandosi del giardino, dei lavori domestici, scrivendo poesie e tenendo un'intensa corrispondenza con amici e tutori.
Morì nel 1886 colpita da una grave forma di nefrite. la sua opera, costituita da 1775 poemi, di cui solo 7 pubblicati in vita, ne fa una delle voci più significative della letteratura americana.

 
Eccone alcune:
 


Quando sento la parola "fuga"

il mio sangue scorre piu' veloce,
sorge in me improvvisa la speranza
e son pronta a volare.
Quando sento dire di prigioni
distrutte da soldati,
come un bambino scuoto le mie sbarre
invano, ancora invano.
 
 
 

 
La speranza è un essere piumato
che si posa sull'anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.
La brezza ne diffonde l'armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l'uccellino
che ha consolato tanti.
L'ho ascoltato nella terra piu' fredda
e sui piu' strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola - a me.
 
 
Buongiorno, mezzanotte.
Torno a casa.
Il giorno si è stancato di me:
come potevo io - di lui?
Era bella la luce del sole.
Stavo bene sotto i suoi raggi.
Ma il mattino non mi ha voluta piu',
e così, buonanotte, giorno!
Posso guardare, vero,
l'oriente che si tinge di rosso?
Le colline hanno dei modi allora
che dilatano il cuore.
Tu non sei così bella, mezzanotte.
Io ho scelto il giorno.
Ma, ti prego, prendi una bambina
che lui ha mandato via.
 
 
 
La fama è un'ape.
Ha un canto
e un pungiglione
Ah, ma anche le ali.
 
 
 
Vieni piano piano, Paradiso!
Labbra inesperte di te
timidamente suggono i tuoi gelsomini,
come l'ape stremata.
che giunge tardi al fiore,
ronza intorno alla sua stanza,
conta il nettare,
entra, e si perde tra i profumi.





Non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha aggiunto al mio deserto
una desolazione inaudita.






Le cortesie più piccole
- un fiore o un libro -
piantano sorrisi come semi
che germogliano nel buio.




Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel suo nido
non avrò vissuto invano.



Questa è la mia lettera al mondo
che a me non scrisse mai
le semplici notizie che la natura disse
con tenera maestà.
Il suo messaggio è affidato
a mani che non so vedere
per amore di lei, dolci compatrioti,
giudicate di me teneramente.


 

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