lunedì 2 luglio 2012

Orfeo ed Euridice - Orfeo n. 9

Nel X libro delle metamorfosi di Ovidio si racconta il mito di Orfeo ed Euridice. Una storia bellissima:
Orfeo, cantore e musico tracio, sposò la ninfa Euridice, la quale nel giorno stesso delle nozze morì per il morso di un serpente. Il matrimonio infatti era stato preceduto da gravi presagi: Imeneo, dio delle nozze, era stato invano invocato da Orfeo, non aveva pronunciato parole rituali, ma soprattutto la sua fiaccola non era riuscita a fiammeggiare, mandando così tanto fumo da far piangere. Orfeo disperato per la morte prematura della moglie, dopo averla pianta sulla terra, decise di scendere agl’Inferi per pregare i signori di quei luoghi di restituirgliela. La sua supplica a Plutone e Proserpina fu accompagnata dallo splendido suono della sua lira: invocando Amore, un dio noto anche agl’Inferi, Orfeo chiese che la sua amata potesse ritornare con lui sulla terra, poiché il filo della sua vita era stato spezzato troppo presto. Se gli dei gli avessero negato questa possibilità sarebbe rimasto anche lui in quel luogo.



 La supplica di Orfeo commosse quanti in quel momento si trovavano in quel luogo, Tantalo, Sisifo, Issione e le nipoti di Belo si fermarono per un momento dalla pena che stavano scontando. Scrive Ovidio che persino le Furie, piansero per la prima volta, commosse da quel canto. Il re e la regina degl’Inferi, anch’essi colpiti da tale preghiera richiamarono Euridice. Una però fu la condizione posta ad Orfeo per riavere la sua amata: non avrebbe dovuta guardarla fino a quando non fossero usciti dalla vallata dell’Averno, altrimenti la grazia sarebbe stata vana. Orfeo, presala per mano, condusse Euridice per un sentiero ripido e avvolto dalla nebbia. Non lontani dall’uscita però, forse per paura di perderla, il musico contravvenne al patto e si girò a guardarla. Subito Euridice fu risucchiata indietro, inutilmente cercò di tendere le braccia per essere afferrata, e disse per l’ultima volta addio al suo amore.
 



 Orfeo cercò di raggiungere gl’Inferi una seconda volta ma fu scacciato da Caronte. Per sette giorni il cantore rimase sulla riva del fiume infernale, senza mangiare, pieno di disperazione e dolore, poi si ritirò sul monte Ròdope.


Negli anni settanta, Tito Schipa Jr., figlio del grande tenore, musicò questa favola, calandola nel mondo moderno e hippy dei figli dei fiori, creando la prima opera rock della storia: Orfeo n. 9.




 La prima opera rock mai rappresentata al mondo, il 23 gennaio 1970, al Teatro Sistina di Roma. Autore e interprete principale ne è Tito Schipa jr., figlio del tenore Tito Schipa. Lui con altri giovani talenti (Virginie, Alberto Dentice, Simon Catlin, Monica Miguel… una miscellanea di persone provenienti da oltre dieci nazioni diverse), ma lui più degli altri. Librettista, musicista e regista oltre che attore centrale, nel ruolo di Orfeo. A teatro come poi in pellicola.

Perchè n. 9? Perché era la nona volta che il mito di Orfeo veniva messo in musica, dopo Monteverdi, Gluk, Bach, Haydn, Liszt, Casella, Stravinsky, Offenbach. Nove per gli esoterici,perché si tratta di numero perfetto, perché nove è l’energia antichissima del femminile, perché simboleggia al contempo il fiorire e il decadere di tutte le cose, l’eterno ciclo della vita e della morte. Nove come il Tetti ebraico, il geroglifico della solidità, del tetto e dello scudo… e si potrebbe continuare all’infinito, anche proprio nel senso dell’infinità, il cui simbolo, l’ “otto disteso”, occhieggia, enfatizzato, nell’architettura mistico-surreale dell’Orfeo di Tito.

La storia è la rivisitazione del mito di Orfeo e Euridice in chiave di critica alla moderna società dei consumi e dello sballo lisergico, la musica è una contaminazione di generi pop, che spaziano dalla lirica all'ispirazione zeppelliniana.
Questa favola ancora oggi detiene un record assoluto nella discografia: quello di essere l'unico doppio italiano che per trent'anni non ha mai cessato di vendere e non è mai uscito di catalogo nemmeno per un giorno, giungendo, al momento attuale, a sei edizioni diverse tra LP, Musicassette e CD. La stampa specializzata l'ha recentemente classificato fra i 100 eventi fondamentali del Rock italiano.












Il film fu girato per la RAI nel 1973 ed ebbe vari problemi. Censurato e boicottato pesantemente dalla stessa dirigenza RAI di allora, uscì nelle sale solo nel 1975, e in sordina. Più tardi fu distribuito brevemente nei circuiti d'essai. Da allora, e a dispetto di ciò, quest'opera è da un lato uno dei prodotti di spettacolo musicale più amato dal pubblico, dall'altro uno degli esempi più clamorosi di emarginazione e trascuratezza da parte delle strutture ufficiali e dei media.
Un vero cult-show della cultura giovanile degli anni 70.Tra i nomi oggi famosi che vi parteciparono, spicca la narratrice Loredana Bertè, e soprattutto il "guitto" Renato Zero, giovane e bellissimo, che interpreta un sulfureo venditore di felicità, a metà fra lo spacciatore di eroina e il Lucifero di collodiana memoria.




Facce dipinte, striate di colore, imbiancate. Oppure scomposte, in un’esplosione di piccole tessere di mosaico. Il lessico famigliare del cinema pop-surreale dei Seventies. La realtà oltre l’apparenza o il sembiante nascosto delle cose, della gente. Eppure non bisogna equivocare, perché Schipa jr. portò in pellicola il suo Orfeo con un senso della misura encomiabile. Non eccedendo nelle astrazioni psichedeliche “pop”, che pure caratterizzano con forza questa rilettura del Mito, piegata flessibilmente, come un giunco, a descrivere un apologo che investe la libertà, la poesia, il sogno, la necessità di non lasciarsi integrare, comperare, redimere. L’immagine più folgorante sono un paio di occhi dipinti sulle palpebre del protagonista. Era lo stesso 1973 in cui la disperata Verushka, nel film omonimo di Franco Rubartelli, si tracciava a matita altri occhi sugli occhi. Forse a significare che ogni sguardo esterno è posticcio e che il raggio visivo vero procede in senso opposto, verso la buia luce dell’interiorità: è pura introiezione, rivelazione dal di dentro.
(http://www.orfeo9.it/?p=997)



La conoscete quest'opera? E' bellissima, secondo me, ancora oggi.

7 commenti:

  1. Ragazzi, io non conosco nessuno che si chiama Tito. Quindi: o qualcuno di voi mi ha fatto uno scherzo, oppure chi mi ha scritto è proprio LUI!!! Ma come avrà fatto a sapere del mio blog, con 16 seguaci, tra cui me e Mianna???? Mi pare impossibile!!! In caso, è un grande onore!

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  2. Nulla sfugge a Google...
    Ancora grazie e, se vuoi, www.orfeo9.it, FB, etc etc.
    Tito

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  3. Ma allora sei proprio tu?????? Che onore!
    Il sito l'avevo visto nel fare le mie ricerche! Come avrai notato ho scopiazzato qui e là perchè non sapevo esprimere bene da sola l'emozione che dà tua opera.... Ma spero di essere riuscita almeno ad incuriosire chi non l'ha mai sentita. Ciao e grazie

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  4. Infatti te ne sono grato. Stiamo tutti continuando a lavorare, ogni aiuto in più è prezioso. Stay tuned!
    T.

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