Problema di compatibilità risolto, ammesso che di problema si possa parlare...
Ricomincio da capo: "Inferno" è un romanzo thriller pubblicato nel 2013, ma nonostante io abbia letto tutti quelli dello stesso autore che lo hanno preceduto, solo qualche settimana fa in occasione dell'uscita sugli schermi dell'omonimo film, mi sono resa conto di averlo "saltato". Così ho provveduto a colmare la lacuna.
Il protagonista, Robert Langdon, è alla sua quarta apparizione nella serie e ancora una volta si deve confrontare con la decriptazione di un enigma per sventare un'operazione che potrebbe rappresentare un oscuro pericolo per l'intera umanità.
La vicenda si svolge prevalentemente a Firenze e, nella parte conclusiva, a Venezia e Istanbul, ed ha come punto focale l'Inferno dantesco come appare nella mappa del Botticelli.
Non sto a raccontare la trama né tantomeno l'epilogo che probabilmente è già noto ai più, certamente agli estimatori di Dan Brown, ma mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere personale.
Non sono una critica letteraria e spesso non so nemmeno dire se e perché un libro mi piace o meno, ma in questo caso sono certa di non aver buttato il mio tempo. Pur nella consapevolezza della improbabilità di alcune circostanze e nella necessità da parte dell'autore di prendersi delle "licenze poetiche" nel portare avanti la narrazione, alla fine di ogni capitolo ho provato la voglia di leggere il successivo e non solo per la curiosità di sapere come sarebbe andato a finire.
I personaggi si muovono in un contesto molto particolare, in città che ho visitato in passato, ma che attraverso il richiamo ricorrente e dettagliato a monumenti, opere d'arte, artisti geniali, vorrei tornare a visitare con occhi diversi e più attenti.
Ci sono libri che raccontano il degrado di certe nostre città , della delinquenza, della corruzione, del malcostume, tutte situazioni reali che vediamo anche con i nostri stessi occhi e che fanno male al cuore. Al contrario in questo libro, all'interno di una storia per quanto improbabile, ho letto anche di cose belle, preziose, reali di cui mi sono sentita parte, che hanno stimolato la mia curiosità e il desiderio di conoscere, tanto che il mio cuore si è sentito leggero.
Dopo aver letto Inferno, ho trovato per caso in rete la censura di una giornalista, di cui non ricordo il nome, probabilmente scritta tempo fa in occasione della pubblicazione . La critica è di una ferocia inaudita: incapace di scrivere l'autore, ridicola la storia, ignoranti gli americani, ignoranti gli italiani, in particolare quelli che leggono il libro e non lo trovano disgustoso... Devo dire che, cosa che non mi succede spesso, mi sono sentita offesa di fronte a tanta presuntuosa arroganza. A me hanno insegnato che l'intelligenza è un dono di natura, la cultura è frutto di studio, di passione e di circostanze favorevoli, la critica deve essere costruttiva e il rispetto delle opinioni altrui è fondamentale per la convivenza civile.
Mi chiedo: quella signora avrà degli amici?!?!?!
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