Che la satira non sia un'invenzione del giorno d'oggi è cosa che tutti sanno. Si impara a scuola che antichi greci e latini ne erano maestri e, forse, ancora prima di loro l'uomo rideva degli altri e di se stesso. Ma per qualche ragione abbiamo sempre considerato il Medioevo come un periodo scuro, se non sempre triste, comunque serio e refrattario al riso. A quanto pare non è così! Ho trovato qui:
https://www.dailybest.it/illustrazione/medioevo-libri-disegni-cavalieri-lumache-assassine/ qualcosa che lo dimostra:
Che ci fanno fior di cavalieri con l’armatura, la spada e lo scudo a combattere con delle chiocciole? Eh, bella domanda.
Partiamo dai fondamentali: questa strana moda di adornare i libri con battaglie di fantasia tra guerrieri e lumache giganti si dice sia andata fortissimo a cavallo tra XIII e XIV secolo. Ah, che tempi eran quelli! Una bizzarria totalmente slegata dal contesto, perché in nessuno di quei libri c’era un qualsivoglia riferimento a queste epiche lotte. In ogni caso, la tendenza era sparsa in tutta Europa, dall’Inghilterra alla Francia fino alla Sicilia.
Non c’è però una risposta univoca a questa strana curiosità. A volte le lumache combattenti erano nude, altre volte invece armate fino ai denti e anche i cavalieri prendevano le sembianze di animali, come il cavallo ibrido qui sotto. Ce n’erano di fumettisti strani nel Medioevo…
Il motivo principale pare fosse proprio la satira. Il far ridere prendendosi gioco dei cavalieri sfigati che soccombevano di fronte ad avversari tutt’altro che imbattibili, proprio come le lente e innocue chiocciole, che minano la loro spavalderia.
Una parodia, un momento d’umorismo tra una sanguinosa battaglia e un’altra. Ecco tutto. Resta da chiarire però il motivo per cui anche nel medioevo fossero così popolari i gattini, che pur di entrare nei libri si travestivano da chiocciole. Il mistero qui s’infittisce e probabilmente non ne sapremo mai di più.
E che dire, invece, del filone horror che attualmente va per la maggiore?
Leggo qui:http://www.foliamagazine.it/coniglietti-pasquali-medievali/
CONIGLIETTI PASQUALI MEDIEVALI
Prima di diventare l’animale simbolo della Pasqua, lepri e conigli hanno popolato le pagine dei codici medievali. Molto spesso con intenti bellicosi.
Simbolo di rinascita già nell’antichità, il coniglio è associato alla Pasqua fin dai primi secoli dell’era cristiana.
Come scrisse sant’Ambrogio, l’animale alludeva alla doppia natura di Cristo – divina e umana – per via del suo manto che da bruno diventa bianco nella stagione invernale: un riferimento alla Resurrezione che nel corso del Medioevo rimase in secondo piano, per affermarsi definitivamente solo a partire dal XV secolo nelle aree di cultura tedesca.
Prima di allora conigli e lepri avevano ben poco di pasquale – almeno nell’iconografia– ed erano rappresentati con significati molto diversi.
Per via della nota prolificità dell’animale, una delle simbologie del coniglio era quella della fecondità e della lussuria, che ne faceva un attributo di Venere, comparendo spesso nelle raffigurazioni di coppie di amanti.
Al di là delle rappresentazioni simboliche, il coniglio non manca mai nei codici dedicati all’arte venatoria, come nel Libro della caccia di Gaston Phoebus.
Conigli e lepri popolano spesso i margini dei libri miniati: diffusissima è l'immagine del coniglio inseguito dai cani da caccia
Una ltro filone tematico utilizza l'animale in forma antropomorfa per renderlo protagonista di scenette dal sapore grottesco e fantastico.
Ecco dunque i conigli impegnati in duello
pronti a respingere un assedio
in processione
o intenti a suonare uno strumento
Con un effetto di ribaltamento comico, da preda braccata il coniglio si trasforma in cacciatore…
e arriva perfino a sconfiggere i suoi nemici. La vendetta inizia dai cani da caccia
e prosegue con la cattura del cacciatore uomo
che può essere decapitato
o allegramente cucinato allo spiedo
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