sabato 20 luglio 2013

Un'altra delusione libresca









Questo il risvolto di copertina:



Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo. La verità sul caso Harry Quebert è un fiume in piena, travolge il lettore e lo calamita dalla prima all’ultima pagina. è il giallo salutato come l’evento editoriale degli ultimi anni: geniale, divertente, appassionante, capace di stregare prima la Francia, poi il mondo intero.

Non sembrava un libro attraente? La trama che sembra ricca di suspence, i luoghi che immagino bellissimi e che spero di "vedere" attraverso l'autore, la consistenza del libro, 770 pagine, proprio come piace a me.... mi tuffo! Ma il tuffo, invece che in un mare di acqua azzurra e profonda, è in uno stagno fangoso...
Mi vergogno a dirlo, perchè le recensioni che ho letto sono tutte entusiaste e mi sembra impossibile che proprio solo io, senza titoli per poter criticare, tranne il mio gusto personale, debba uscire dal coro di osanna per questo scrittore. A me sembra un libro assurdo: mi pare che i personaggi siano macchiette, stereotipi datati, le ripetizioni appesantiscono oltremodo la storia e i fatti narrati mi paiono davvero impossibili ad essersi verificati in quel modo. Una polizia troppo superficiale, dei personaggi troppo manovrabili, un finale col colpo di scena più che assurdo. Possibile che tutti, in questo libro, scrivano libri che sono capolavori?



Joel Dicker

Finalmente, cercando qui e là, ho trovato un altro lettore che la pensa come me: non sono più sola!!
Ecco un estratto di quello che scrive Maso (con qualche piccola mia modifica) su http://www.qlibri.it/narrativa-straniera/gialli,-thriller,-horror/la-verit%C3%A0-sul-caso-harry-quebert/




Un thriller in potenza

Io non sono uno scrittore, e nemmeno un critico letterario, perciò mi faccio delle domande, mi dò delle risposte e tento di costruire delle ipotesi che mi aiutino a comprendere un libro e cosa vi sia dietro. La prima tra queste è in realtà una facile considerazione: Joel Dicker è uno scrittore molto giovane, e questo, innegabilmente, si percepisce durante la lettura. Giovane non perché i suoi personaggi usino Facebook o facciano le foto col telefonino, quanto perché mi sembra evidente che sia ancora in fase di rodaggio, in un momento decisivo per scoprire uno stile personale e una capacità di costruzione che resista anche agli occhi del lettore più critico, come tutti i thriller rispettabili che vengono pubblicati. Lungi da me il volermi mettere contro tutto il plebiscito dei lettori francesi, che hanno fatto di questo romanzo un caso letterario, trovo però inevitabile una buona dose di osservazioni che mettano in mostra un talento promettente che, sfortunatamente, si inceppa su più punti cruciali.
...........................................................................................................................................................


Le premesse per qualcosa di interessante ci sono tutte in questo romanzo, che infatti parte bene, graduale e gradevole. Uno dei suddetti punti cruciali su cui si inceppa l’autore è sicuramente quello dei dialoghi. Alcuni sono esageratamente inverosimili e provengono da personaggi altrettanto inverosimilmente progettati, troppo caricaturali, troppo stereotipati e inquadrati in vesti adatte ad una commedia hollywoodiana.
 La madre di Marcus Golberg, benché un personaggio secondario e irrilevante ai fini della storia, è l’emblema di tutto quello che, secondo me, non dovrebbe essere fatto da un giovane autore che decide di scrivere un thriller: è una madre da barzelletta!  Essa, inoltre, appartiene omogeneamente all 'insieme delle altre protagoniste femminili del romanzo, le quali, in una semplificazione non troppo lusinghiera per il gentil sesso, appaiono tutte maniacalmente interessate all’accasarsi. Si tratta certo degli anni settanta, ma non per questo il cliché deve imperare.
 L’analisi dei personaggi/parodia potrebbe continuare ancora per molto, ma concludo parlando del sergente Gahalowood, incaricato delle indagini ufficiali sul delitto, con cui Marcus si troverà a collaborare. Da poliziotto che detesta lo scrittore,  si trasforma improvvisamente, nella seconda metà del libro, nel grande, nuovo “amicone” del protagonista. Un atteggiamento incomprensibile.
Mi si perdoni la puntigliosità, ma i personaggi di questo romanzo non sono tanti e se molti di questi sono connotati in modo tremendamente inopportuno è la stessa struttura narrativa a risentirne.
 La ciliegina sulla torta che corona quelli che sono, secondo il sottoscritto, i punti deboli del libro è quella che riguarda i dialoghi e le scene amorose tra il giovane Harry e Nola, evocati tramite numerosi flashback. Francamente scontati, mielosi e privi di un minimo di piglio contemporaneo.

Questo libro, dopo tanta critica, merita di essere salvato. Sia ai miei occhi, sia a quelli di tutti quelli che leggono e che non devono farsi preconcetti. Perché in fondo si legge molto bene, scorre veloce e mantiene comunque un ritmo che permette di rimanere avviluppati nei meandri sempre più oscuri di una storia bipolare.........

 E’ un romanzo che, nonostante i propri difetti, tenta a suo modo di porsi con obiettività di fronte ad una tematica che trent’anni fa suscitava scalpore, un tabù, quello della differenza d’età nelle relazioni amorose, che si è parzialmente risolto con l’evolversi dei tempi, i quali si dimostrano indulgenti verso tali scelte compiute bilateralmente e in buona fede. E tenta inoltre di riflettere (lungamente, a dire il vero) sul mestiere dello scrittore, che, come tanti altri mestieri che mettono in campo la fantasia e la creatività umana, rischia sempre di più di perdere quel suo lato puro e genuino di forza espressiva, schiacciato dalle speculazioni e dalle pressioni della statistica del soldo.
....................................................................................................


3 commenti:

  1. è sempre misteriosa la via del successo e certi libri osannati come capolavori sono frutto di manovre di marketing e ci fanno come minimo arricciare il naso.
    Un saluto pieno di comprensione - pur non avendo letto il libro - da una che scrive.

    RispondiElimina