Nei giorni prossimi è San Giovanni: una festa importante dalle nostre parti...anche solo perchè bisogna ricordarsi di raccogliere le noci prima di quella data, se si vuole fare un buon liquore di Nocino. Mia suocera era una maestra in questo e ancora adesso, quando qualcuno sta male, si ricorre ad un sorso di nocino: o su o giù....e tutto passa!
Ma questo è un altro discorso.
Ieri, all'asilo di Bea,sentivo due mamme parlare di San Giovanni e dell'Isola Comacina e mi è tornato in mente com'era bello andarci, quando ancora avevamo voglia di uscire a cena....
Per San Giovanni c'è una grande festa con i fuochi, ma la cosa bella, per noi, era andare a mangiare alla locanda, dove il proprietario eseguiva a fine pasto, il rito del fuoco. Era una cosa molto suggestiva: nel buio d'estate, sul lago punteggiato di luci, lui spegneva ogni lampada, incendiava il caffè che poi ci avrebbe servito e, mentre rimestava il fuoco e ne faceva dei giochi, raccontava la storia dell'isola e della maledizione che va sconfitta, appunto, col rito del fuoco. Eravamo tutti affascinati dal fuoco che pareva uscire dalle sue mani.....
Ho trovato qualcosa in internet, per raccontarlo anche a voi:
La festa di san Giovanni
E’ uno degli eventi clou dell’estate sul lago di Como che richiama ogni anno nei paesi e nelle acque del lago che circondano la Zoca de l’Oli, il golfo antistante l’isola, migliaia di spettatori e turisti nella serata del Sabato e nella giornata della Domenica della settimana in cui cade il 24 Giugno, festa di San Giovanni.
La festa ha quasi sei secoli e commemora la devastazione dell’isola, il 24 giugno del 1169, da parte di Barbarossa, che con l' aiuto di Como ha dato fuoco all'unica isola del Lario e distruggendo nell'occasione ogni abitazione ivi presente. Le origini remote dellssono però di festa contadina in onore del Battista per propiziare i raccolti estivi. Le cronache narrano che alla rappresaglia dei comaschi ghibellini è seguita la distruzione di fortificazioni e case e della basilica di Sant’Eufemia che custodiva le reliquie dei Martiri donate nel quinto secolo da Sant’Abbondio; mentre i sopravvissuti e le reliquie si sono salvati sull’altra sponda del lago, a Varenna, ribattezzata Insula Nova.
Narra una leggenda che tre secoli dopo l’orrenda strage, nel 1435, San Giovanni Battista in veste di pellegrino sia comparso per sorte a un isolano e lo abbia invitato a scavare sotto un noce. E così che i ruderi dell’antica basilica sono riemersi, insieme alla memoria storica degli isolani che gioiosamente hanno ricostruito la loro chiesa. Da allora, ogni anno, per San Giovanni Battista, si fa festa nel ricordo di quegli eventi. La sera della vigilia il lago viene sfarzosamente illuminato. Un tempo con lumini a olio posti nei gusci delle lumache lacustri, denominati lumaghitt; oggi anche con ceri collocati nelle barche, sui balconi delle case e nelle contrade. L’idea dei lumaghitt deriva dalla consuetudine di cucinare lumache in umido con polenta alla vigilia di San Giovanni. Un grandioso spettacolo pirotecnico “incendia” l’isola e la notte , sul lago illuminato da migliaia di lumaghitt galleggiantie gremito di barche, motoscafi e Battelli. Si ricordano così incendio e distruzione dell’isola, illuminando a giorno la Zoca de l’oli (il golfo tra l'isola e la terra ferma).
La domenica, una processione di barche, dette lucie, pittorescamente addobbate e condotte da barcaioli in abiti tradizionali, riporta sull’Isola le reliquie dei martiri della Pieve di Isola; a bordo autorità, sacerdoti e popolo festoso. Dopo la messa un pranzo tradizionale alla Locanda dell' Isola.
Conclusione in bellezza, con l’esplosione di agonismo e campanilismo dei comuni rivieraschi nell’immancabile “Regata di San Giovanni” riservata alle lucie da competizione del Lario, con partenza da Ossuccio e arrivo a Sala Comacina.
Una storia che si perde nei secoli
La vera importanza, religiosa e strategica di questo luogo, si manifesta al tempo della calata dei barbari ed inizia decisamente quando sono in corso conflitti fra Romani d'oriente (i bizantini), che sotto Giustiniano avevano riconquistato l'Italia, e Longobardi. Nel 569 i Longobardi passarono le Alpi occupano rapidamente l'Italia settentrionale, sottraendola al controllo dell´ impero bizantino. Tutta? No. La parte più ricca di Como e dei paesi vicini si raccoglie con i suoi tesori sull'Isola, sotto la guida del generale Francione, e prosegue la resistenza e tiene ancora alta a lungo la bandiera dell'Impero. In breve la piccola isola si copre di case, chiese e fortificazioni. In questi tempi viene chiamata Cristopolis (Città di Cristo) visto anche che un sacerdote britannico aveva portato sull'Isola il Sacro Calice, oggi noto come Santo Graal.
Il Santo Graal
Durante l' Ultima Cena Gesù prese il pane, lo spezzò e disse: prendete e mangiate, questo è il mio corpo; poi prese il calice e disse: bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza versato per tutti in remissione dei peccati.
Il giorno dopo, Venerdì di Passione, Gesù fu crocifisso. Quando venne deposto dalla croce uno dei suoi discepoli, Giuseppe d' Arimatea, Lo avvolse in un lenzuolo e Lo portò nella tomba di famiglia che si era da poco fatta costruire lì vicino. Mentre il corpo di Gesù veniva lavato e preparato per essere sepolto, alcune gocce di sangue uscirono dalla ferita infertagli dal centurione; Giuseppe la raccolse nella stessa coppa che era servita per la consacrazione dell'Ultima Cena. Giuseppe lasciò la Palestina e si rifugiò in Britannia con il Santo Graal, qui questo è rimasto per 5 secoli, affidato ai sacerdoti della chiesa Aquae Sulis. Nel VI secolo a causa dell'avanzata di eserciti pagani si volle portarlo in un luogo più sicuro. Quindi un sacerdote si incaricò di portarlo a Roma dal Papa. Ma quando arrivò all'Isola Comacina, a causa dell'invasione Longobarda, fu costretto a fermarsi. Al Santo Graal venne dato il merito della resistenza riuscita contro i Longobardi, e venne costruita una chiesa (sull'isola) in suo onore. Con la vittoria dei Longobardi si è cercato di portare in salvo il Santo Graal, nascondendolo in un posto sperduto in Val Codera, da dove si sono perse le sue tracce.
Il Santo Graal lo si ritrova nella letteratura del ciclo bretone. Il primo a nominarlo fu Chretien de Troyes nella sua opera “Perceval le Gallois ou le Compte du Graal” nel 1190. Diventa un elemento centrale nelle storie su re Artù.
Riprende la storia
Durante il Medio Evo l'isola e la terraferma circostante, note come Isola Comense o Cumana, assumono importanza economica e politica. L' Isola Comacina comincia ad apparire nella storia comasca potenza individuale, indipendente, alleata o nemica di Como secondo momenti e circostanze. Nel 1100 il Comune di Isola Comacina risulta già costituito e va aumentando di ricchezza e di prosperità intrattenendo amichevoli rappporti con Milano. Su questo scenario si presenta però il fantasma di una guerra fosca e leggendaria, quella tra Como e Milano, alla quale l'Isola partecipa come alleata della capitale lombarda. Nel 1118 inizia la guerra dei dieci anni tra Como e Milano che si conclude nel 1127 con la sconfitta di Como
Como poi risorgerà con la protezione dell' imperatore Federico Barbarossa. Nel 1169 i guerrieri di Como,uniti a Barbarossa e con l'aiuto delle tre Pievi (Dongo, Gravedona, Sorico) invadono l' isola apportandovi stragi e distruzioni. Le fortificazioni vengono abbattute in modo da non essere più riedificate; le chiese (secondo lo storico Primo Tratti l' isola al momento della distruzione ne doveva possedere ben nove) sono rase al suolo tranne una. Barbarossa in un decreto del 1175 vieta la ricostruzione di fortezza, chiese e case.
E non bastando la distruzione totale, l'Isola venne scomunicata dal vescovo di Como Vidulfo:
"Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta". Da allora nessuno più torna ad abitare l'Isola a causa della maledizione L'isola viene ceduta dal Vescovado alla famiglia Vacana. Nel 1914, gli eventi subiti dal Belgio durante l'inizio della seconda guerra mondiale inducono il proprietario Augusto Giuseppe Caprani, a lasciare l'isola in eredità di S.M. il Re del Belgio Alberto I, in segno di solidarietà. Nel maggio del 1920 il Re del Belgio dona l'Isola alla Stato Italiano per farne luogo di riposo per artisti belgi ed italiani e lo Stato Italiano a propria volta la destina all'Accademia di Brera. Le villette che ospitano artisti e letterati e che oggigiorno ne fanno uno dei poli più importanti ed interessanti della cultura lariana vengono completate solo più tardi per via della morte del re del Belgio avvenuta scalando le Ardenne.
La locanda
Nel 1948, incuranti della maledizione che incombeva sull'isola, il setaiolo Carlo Sacchi ed il campione di motonautica Sandro De Col, contattano Lino Nessi proponendogli di impiantare una Locanda nell'isola, allora abitata solo da serpi.
Improvvisamente Sandro De Col scompare tragicamente in un incidente di motonautica e Carlo Sacchi viene ucciso a Villa d'Este dalla contessa Bellentani. Lino Nessi, frustrato vorrebbe abbandonare il progetto, ma la scrittrice inglese Francis Dale gli suggerisce l'esorcismo del fuoco. Questo veniva già praticato ai tempi dei greci, che lo facevano come rito di ringraziamento per il raccolto. Da allora ogni volta che qualcuno onora la mensa della Locanda dell'Isola si svolge il rito del fuoco.E da allora non é morto più nessuno.
Da una terra abbandonata, maledetta e scomunicata, è così rinata una tradizione di ospitalità che continua tutt'oggi, aperta a tutti, indipendentemente dalla nazionalità o dalla religione.
Sull'Isola l'ospite è sacro e tutti cooperano per venire incontro ai suoi desideri: un piccolo Eden ricco di poesia e di fascino, un luogo dove di giorno c'è da ammirare uno sfavillio di colori e dove la sera, in mezzo alle luci dei paesi che si specchiano nel lago, si respira un'atmosfera unica, incantata, soffusa di magici richiami.
Con il Cav. Lino Nessi (Cotoletta) prima e Benvenuto Puricelli poi, la Locanda dell'Isola Comacina è divenuta famosa, una tappa d'obbligo per chi visita l'Europa e l'Italia, un itinerario che puntualmente è stato percorso da personaggi illustri di tutto il mondo.
La Locanda è un luogo unico, esclusivo, diverso da tutti gli altri ristoranti. Il locale, aperto sul lago, luminoso nei mesi più freddi ed ideale nella stagione estiva per l'atmosfera gradevolmente rinfrescata dalle brezze del lago, può ospitare fino a duecento ospiti.
Benvenuto Puricelli ha mantenuto nella sua integrità (e nei sapori) il menù del Cotoletta.
Tutto da: http://www.comacina.it/sangiovanni.php
Non pensate che io abbia un qualsiasi interesse economico nel ristorante!!! E' che mi piace condividere cose che ho apprezzato. Quindi, se potete, andateci all'isola! Magari non per San Giovanni, quando ci sono milioni di turisti.....in altre serate, belle anche senza fuochi artificiali, magari potreste incontrare George, con Brad e sarebbe decisamnete meglio per lustrarsi gli occhi!!
Intanto, per chi è interessato, dò la ricetta del nocino, per mano di Lea:
Interessantissimo questo articolo. Terre maledette, scomunicate, San Giovanni e l'esercismo del fuoco. Che poi è il sole che in questi giorni ha raggiunto la sua massima forza ed è destinato a declinare a poco a poco.
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