Lo zio Sandrino arriva a Buti .
Appena lo intravedono, si sparge subito la notizia ed è un passa parola : “E’ arrivata la Flora !. E’ arrivata !”
Anch’io, quando lo vedo, credo che la mamma sia dietro di lui ma , non passa un attimo, e capisco subito che è solo.
L’imbarazzo di quest’uomo era così evidente quando ce lo trovammo davanti, così a disagio e un po’ indifeso, che nessuno di noi aveva il coraggio di parlare per primo, anche se la voglia di sapere, di capire, sopratutto, era davvero tanta .
Continuava a ripetere che non aveva voluto abbandonarla, che era stata una fatalità, ma il suo racconto, seppur convincente , non alleviava la nostra ansia.
Il nonno, che cercava di mantenere il controllo, anche per non accentuare il mio turbamento, era rimasto come pietrificato di fronte a una situazione degenerata in modo così imprevedibile.
C’era davvero poco da fare.. se non rimettersi alla volontà del Buon Dio .
Intanto mia madre, dopo essersi voltata indietro diverse volte, gridando per farsi sentire, si rende conto che, ironia della sorte o altra ragione, è rimasta proprio da sola e deve contare solo su se stessa e sperare in bene.
E’ quasi notte quando arriva a Sammommè .
Non c’è molta gente in giro per chiedere qualche informazione e per riposarsi un po’ alla meglio, perché , dopo tanto camminare, la stanchezza aveva cominciato a farsi sentire davvero e a toglierle quella lucidità necessaria per fare le scelte giuste e ponderare bene tutto, prima delle mosse successive.
mamma tutta elegante |
Le due donne che incontra sul suo cammino , forse è il Cielo a mandarle.. perché saranno poi ancora loro ad aiutarla anche in seguito .
Da questo incontro provvidenziale nasce una collaborazione e un’intesa da fare invidia a quei rapporti tra persone i cui legami sono da sempre solidi e profondi, o per condivisione di vissuti o regole di sangue ben radicate.
Erano madre e figlia e facevano le lavandaie per i tedeschi.
Lilia , la figlia ,avrà avuto poco più di vent’anni, la madre, cinquanta .
Furono così disponibili e premurose che, oltre a dare a fornire tutte le informazioni utili su quanto sapevano, essendo a stretto contatto col nemico, si preoccuparono anche di trovarle un posto per farla riposare .
Non era niente di speciale, solo un buco, ma c’era una branda per terra e lei poté dormire alla meglio.
Da loro seppe anche che tutte le mattine all’alba i prigionieri venivano portati in alta montagna a scavar buche.
Era una bella fatica, specialmente all’andata e durava quattro ore.
A cosa servissero le buche non si sa.. meglio non immaginarlo.
Non passa molto tempo prima che riesca a vedere mio padre e a parlargli.
Lui resta a dir poco sbigottito.
Anche se ne conosce il coraggio, la determinazione, la risolutezza e la grande forza d’animo, stenta a credere sia lei quella che ha davanti .
“Sono venuta a piedi.. come ho fatto io, puoi fare anche te…sai che in molti sono scappati e ce l’hanno fatta… ma hai perso il coraggio ? Non sei più il Marino che conoscevo!!”
Le sue parole rimbalzano nella testa di mio padre che vive quei momenti con terrore, per paura qualcuno possa solo sentirla, ma lei continua, senza ricordare quanto le due donne le hanno raccomandato di fare, cioè di parlare poco, sottovoce, e di non pronunciare la parola “fuga”, perché possono essere sempre tanti gli orecchi pronti a captare e.. ci può essere anche qualche tedesco che conosce un po’ l’italiano.
Le sue ultime suppliche sono concise e chiare : “Domani mi rimetto in viaggio, torno a casa e aspetto fino al prossimo venerdì . Se per quel giorno non sarai arrivato, io torno”.
Non c’era modo di farla desistere e mio padre sapeva bene che, caparbia e decisa com’era, non c’erano parole che potessero farla ragionare.
E così l’ indomani riparte, non prima di aver salutato le due lavandaie e averle ringraziate di tutto.
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