mercoledì 13 febbraio 2019

Lola Montez

Annalisa Lo Monaco scrive su:





Fu ben chiaro dai suoi primi anni di vita che Eliza Gilbert non avrebbe preso ordini da nessuno. Ribelle, indisciplinata e incorreggibilmente bugiarda: la futura Lola Montez dimostrò la pasta di cui era fatta da quando era solo una bambina.
Eliza Rosanna Gilbert era nata in Irlanda nel 1821, da un ufficiale britannico, Edward Gilbert, e dalla figlia illegittima di un ricco irlandese, Elizabeth Oliver. 
Come Lola Montez, Eliza amava raccontare di essere nata nel 1818, da una ballerina spagnola, mentre il padre era un torero, o talvolta addirittura Lord Byron.
Prima di diventare una delle cortigiane più famose d’Europa, Eliza aveva dimostrato tutto il suo spirito d’indipendenza. I genitori si trasferirono in India nel 1823, dove il padre morì quasi subito di colera. La giovanissima vedova si risposò poco dopo con un altro ufficiale, che faticava ad accettare il carattere indocile di Eliza. La bambina fu quindi rispedita, sola, in patria, ad appena sei anni, per essere educata dai genitori del patrigno, che non ne vennero a capo. 



A 16 anni, dopo aver cambiato diverse scuole, la madre pensò bene di organizzarle un matrimonio con “un vecchio furbo gottoso di sessant’anni”, ma lei scappò con un tenente, Thomas James, che si rivelò violento e infedele. Il matrimonio finì dopo cinque anni, e il marito accusò Eliza di adulterio, consumato con un uomo durante il viaggio di ritorno da Calcutta in Inghilterra.





Tornò a Londra da sola per reinventarsi una vita:
debuttò nel 1843 come Lola Montez, ballerina spagnola.
Qualcuno però la riconobbe come la signora James, e lei fu costretta a lasciare l’Inghilterra, accusata di frode. L’aspettava Parigi e il resto d’Europa, dove la sua carriera di ballerina non decollava, nonostante la scandalosa “danza del ragno”, mentre cresceva il numero dei suoi amanti: da Franz Liszt a (pare) Alexandre Dumas, e poi Chopin e lo scrittore Mérimée.
Quando però morì, ucciso in un duello, il suo grande amore Alexandre Dujarrier, Lola decise di trasferirsi in Germania. Ed è a Monaco di Baviera che Lola fece il colpo grosso: incantò il Re Ludwig I di Baviera, che ne fece la sua amante.





 Lei aveva 25 anni, lui 60. In breve tempo, l’influenza di Lola sul sovrano rese entrambi impopolari: lui la fece diventare contessa, e attuò delle riforme suggerite da lei. Ma i bavaresi si ribellarono e alla fine costrinsero Ludwig a espellerla.
Il risultato fu che il Re abdicò poco dopo in favore del figlio.
Intanto Lola era tornata a Londra, dove si sposò con un ufficiale di cavalleria che aveva da poco ricevuto un’eredità. I due furono costretti a fuggire, perché Lola risultò essere bigama: il divorzio da James aveva come clausola l’impegno a non risposarsi. La relazione si concluse nel giro di due anni, e il povero George Heald morì in circostanze mai chiarite, forse annegato.




Nel 1851 Lola, che in Europa aveva ormai esaurito il suo fascino, decise di ricominciare nuovamente da capo: nel 1851 partì per gli Stati Uniti, dove la sua scandalosa “danza del ragno” (si sollevava le gonne cercando di schiacciare un ragno finito tra le vesti) ebbe inizialmente successo. Successo che finì presto, viste le sue scarse doti di ballerina, ma Lola non si perse d’animo. Dalla costa Est prese la strada verso la California, dove era già scoppiata la corsa all’oro. Intanto aveva contratto un terzo matrimonio, che durò però pochi mesi. Si fermò infine in un posto di frontiera, dove aprì una bordello/saloon.





Nel 1855, a 34 anni ma con molte vite vissute alle spalle, decise di tentare la fortuna in Australia, seguendo sempre la scia dei cercatori d’oro, ma lì rimase famosa più per la frusta che usava contro chi la importunava o la criticava, più che per le sue esibizioni, mal tollerate dal pubblico benpensante, ma apprezzate dai minatori. 



Durante il viaggio di ritorno in America, scomparve misteriosamente in mare l’uomo che l’aveva accompagnata nella sua avventura australiana.
Il ritorno in America fu deludente: i suoi spettacoli non interessavano più, e si imbarcò nuovamente per l’Europa, dove rimase per un anno, tenendo delle conferenze. Nel 1858, quando ormai la sifilide stava devastando il suo corpo e la sua mente, rientrò negli Stati Uniti, dove si “convertì”: pentita per tutti gli eccessi della sua vita (“Quanti anni della mia vita sono stati sacrificati a Satana e al mio amore per il peccato!) iniziò a prodigarsi per il recupero di prostitute, vivendo una vita tranquilla. Il 17 gennaio 1861 morì a New York, per gli effetti di una polmonite: non aveva ancora 40 anni.





Arthur Schopenhauer, scrisse di lei: 

I giornali annunciano che Lola Montez si propone di scrivere le sue memorie, bene, sapremo così in quale situazione ci troviamo.

Lola Montez scandalizzò praticamente tutto il mondo, ma lei, donna dal carattere tanto deciso quanto irascibile, sapeva bene quello che faceva: “È vero che non c’è quasi una donna grande o eroica della storia il cui nome sia sfuggito al contagio dello scandalo mentre grandi uomini sono passati incolumi. Le donne veramente forti non sono donne di parole ma di azioni, non di risoluzioni ma di azioni…”.



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