domenica 17 febbraio 2019

La moda degli anni ruggenti

Con la Grande Guerra e gli uomini impegnati al fronte, in tutta Europa, le donne iniziano ad entrare massicciamente nel mondo del lavoro anche in settori fino a quel momento riservati agli uomini. Sono soprattutto le donne del popolo che si mobilitano nell’industria bellica, nel settore dei servizi, nei lavori agricoli e nella confezione delle divise; mentre le donne di classi sociali agiate si impegnano in attività politico-patriottiche di assistenza e volontariato. 
La donna inizia quindi a desiderare abiti semplici e pratici, che le permettano di lavorare e gestire al meglio le proprie attività quotidiane.




I futuristi furono i primi che per primi trasformarono l’abito in simbolo atto a significare qualcosa.
L’abito rientra nel progetto di “ricostruzione futurista dell’universo” e proprio per questo, così come per il movimento artistico con Marinetti nel 1909 a Parigi, nel 1914 a Milano viene pubblicato sul Manifesto futurista “Il vestito antineutrale“, firmato dal pittore Giacomo Balla. L’abito per la prima volta nella storia è considerato dal Movimento l’espressione di uno stile di vita, è fonte di comunicazione del sé agli altri.





  Ne “Il vestito antineutrale” Balla propone l’introduzione del colore nell’abbigliamento maschile, l’uso del taglio come manifestazione di novità e rottura col passato (non a caso in ambiente futurista nel 1913 nasce il famoso scollo a V), l’uso dell’accessorio da applicare in modo creativo per cambiare e rinnovare costantemente la struttura dell’abito e l’asimmetria del taglio diagonale che rende la forma del capo dinamico. L’abito deve essere semplice e pratico, quindi facile da indossare e da togliere, deve essere gioioso con stoffe di colori entusiasmanti, deve essere igienico ovvero tagliato in modo che ogni punto della pelle possa respirare nelle lunghe marce dei rivoluzionari futuristi.




Nella prima parte del decennio, la moda mondiale è influenzata dai ritrovamenti avvenuti nella tomba di Tutankamen; gli abiti sono adornati da fantasie che richiamano le scoperte fatte in Egitto, arabeschi, colori vivaci e riferimenti alla simbologia e cultura egizia svettano un po’ ovunque prima di passare a un’eleganza universalmente riconosciuta, quella dei velluti e delle morbide sciarpe da portare al collo. Successivamente in Italia inizia a prender piede l’abito futurista mentre in Francia è Chanel la protagonista assoluta degli anni ’20; capace di farsi interprete delle nuove esigenze, essere arbitro del gusto e dello stile della nuova generazione di donne pronte a combattere per le propria libertà.




























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