mercoledì 24 ottobre 2018

Mani di fata




Il mondo del ricamo mi ha sempre affascinato fin da quando ero bambina, forse perché a scuola c'erano le lezioni di economia domestica, che insegnavano attività manuali con ago e filo, o forse perché vedevo le mie sorelle ricamare il "corredo" per le nozze, consuetudine ormai scomparsa.
 
Quando poi in anni più recenti c'è stato un inatteso revival del ricamo , in particolare del punto croce, mi sono lasciata facilmente contagiare e mi sono divertita  a realizzare diversi lavoretti. Cose semplici, alla mia portata, niente a che fare con le meravigliose invenzioni realizzate dalle mani sapienti e fatate delle merlettaie , a distanza siderale da un semplice ago e filo.

Infatti, mentre il ricamo tradizionale, elementare o complesso che sia, viene realizzato sulla base di un tessuto, parlare di merletti significa entrare nel magico mondo del filo che prende forma in autonomia, grazie a un semplice strumento, l'uncinetto o per effetto dell'agilità con cui mani esperte sanno gestire gli spilli e i fusi di un tombolo.




Il tombolo è una sorta di cuscino cilindrico riempito di segatura sul quale viene fissato con degli spilli il disegno del merletto che si vuole realizzare e intorno ai quali la merlettaia intreccia i fili appesi a piccoli fusi di legno.



 Nel nostro Bel Paese , ricco di tradizioni, non poteva mancare il regno di queste splendide fate, che si colloca nelle Marche , in una terra in cui nel tempo si sono fatte apprezzare numerose  attività femminili domestiche quali la filatura della canapa, la tessitura, il cucito e il ricamo. Non poteva dunque mancare la lavorazione del merletto a tombolo.




La cittadina nella quale si è radicata la tradizione della tecnica del pizzo, o merletto, a tombolo è Offida, forse non a caso, se qualcuno collega il suo toponimo, Ophis,serpente, al movimento sinuoso delle mani delle merlettaie.


 
 
 
 
Quanto all'origine di quest'arte sul territorio , alcuni sostengono che fu introdotta da una giovane vedova originaria della Boemia nel 1476 e diffusa dalle suore benedettine tra la popolazione femminile del luogo. Le prime testimonianze fanno comunque riferimento all'utilizzo dei pizzi per arredi sacri, ma, nel tempo, la creatività, la fantasia, l'abilità delle merlettaie hanno favorito la diffusione di quest'arte al femminile, che ha dato vita a pizzi di rara bellezza, oltrepassando i confini della regione per farsi apprezzare in tutto il mondo. 
 
 
  
 
 





 






Alcune merlettaie sono vere e proprie professioniste, mentre altre lavorano al tombolo nel tempo libero e spesso, nella bella stagione,si raccolgono in piccoli gruppi, fuor dagli usci delle case nelle strette vie del paese, proprio come sono state rappresentate in questo manufatto, che vuole sottolineare l'importanza della tradizione che si trasmette da una generazione all'altra.





L'arte, per essere tale, deve accompagnarsi alla pazienza, alla costanza, all'amore per il bello e all'umiltà, per questo spero che le nuove generazioni facciano tesoro della sapienza di chi le ha precedute. 



 

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