martedì 2 ottobre 2018

Cuori 2

 E dopo Cuori, che potere vedere qui: http://ilclandimariapia.blogspot.com/2012/04/cuori.html
torniamo ad occuparci del cuore.





Considerato il centro universale delle emozioni, il cuore è sempre stato visto come la parte più viva di una persona, il luogo della intima unità di corpo e spirito, e la profondità e l'autenticità dei sentimenti e parole di un individuo.
Il cuore, quindi, rappresenta l'emotività dell'essere umano ed è simbolo dell'amore di ogni genere.

Nel folklore europeo il cuore viene tradizionalmente disegnato in una forma stilizzata, in genere di colore rosso, che indica sia sangue sia, in molte culture, la passione. La forma è solo vagamente simile al cuore umano, tanto che alcune persone sostengono che in realtà rappresenti il cuore di una mucca, mentre secondo altri è la rappresentazione di un monte di Venere, di una vulva (come nel simbolo tantrico del "Yoni"). Altre fonti hanno suggerito che il simbolo si riferisca a dei seni femminili, o delle natiche di una donna piegata in avanti o addirittura alla forma dei testicoli maschili.
Alcuni storici ritengono che questo simbolo derivi dalla forma del geroglifico egizio utilizzato per indicare il concetto del cuore (ỉb): a sua volta, questo carattere potrebbe derivare dal seme di silfio, una pianta ormai estinta e ritenuta ricca di virtù anticoncezionali.





Leggo qui:
https://www.linkiesta.it/it/article/2015/04/28/ma-perche-il-simbolo-del-cuore-e-cosi-inaccurato/25683/




Ci sono ventricoli, vene, atri destri e sinistri, aorta e arterie varie. Tutti combinati insieme formano un guazzabuglio complicato che, come sappiamo tutti, costituiscono il cuore. Bene. A parte il fatto che il cuore sia diventato la metafora dell’amore, che è cosa più che risaputa, quello che è interessante capire è come sia nato il simbolo che lo rappresenta. Cioè, come abbia fatto una cosa come questa:





.. a diventare così?




Perché il mondo intero riconosce in quella forma la figura del cuore?


Sui reperti antichi la figura esisteva da molto tempo, ma con un altro significato. Era la rappresentazione delle foglie di una pianta. In Grecia, in genere, indicava la vite. Nel mondo etrusco simboleggiava le foglie di edera, veniva inciso sul legno e sul bronzo e dato in regalo agli sposi durante i matrimoni, come augurio di fertilità, di fedeltà e rinascita.
 I buddisti ci vedono, dal II secolo in poi, il segno dell’illuminazione.


La svolta avviene proprio in quel periodo, ma in ambiente romano. E' il medico Galeno che, sulla base delle sue osservazioni anatomiche, scrive circa 22 volumi di medicina, destinati a diventare un caposaldo per la disciplina nei secoli a venire. È qui che parla del cuore come di una specie di foglia di edera rovesciata, a forma di cono. Non si capisce come mai, ma la sua migliore descrizione è questa. E Galeno non lo sa, ma è destinata a influenzare il futuro.


Il simbolo del cuore come lo conosciamo noi oggi compare nel 1200, in un manoscritto del Roman de la Poire, in cui due amanti sbucciano insieme una pera con i loro denti. A parte il dettaglio kitsch, come accadeva negli scritti medievali, la prima lettera di ogni capitolo era decorata. E in questa “S” appare un uomo che regala il suo cuore, come segno d’amore, alla sua damigella.




Segue la Cappella degli Scrivegni, di Padova, dove Giotto raffigura, tra le varie cose, un ritratto allegorico della Carità che porge il suo cuore a Cristo. E anche qui ha la forma, fin troppo riconoscibile, del cuore moderno. Eppure, come dimostrano i disegni di Leonardo da Vinci, nel XV secolo, il cuore era ben conosciuto dal punto di vista anatomico.














Il colpo finale, però, arriva nel 16esimo secolo, con le carte da gioco francesi. Qui ogni seme ha la sua rappresentazione. Le picche, i fiori, i quadri. E i cuori, che hanno, da quel momento, quella forma definitiva.




E quindi, passando dal sacro al profano, gli oggetti a forma di cuore sono diventati decorazioni per ogni occasione  e materiale da collezione.










































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