sabato 2 giugno 2018

Un libro capitato a fagiolo





Proprio così...e se non fosse stato per un'amica che me ne ha parlato casualmente, forse avrei perso l'opportunità di leggere "Ninfee nere", prima di quel viaggetto  in Normandia che con Giorgio e Dindi abbiamo programmato da tempo per il mese di giugno , innanzi tutto per visitare la casa e il giardino di Monet a Giverny.
"Ninfee nere" è appunto un affresco di questa piccola città normanna e dei suoi abitanti, raccontato non come viene fatto nelle guide turistiche, ma sotto forma di romanzo giallo.
L'autore, Michel Bussi, attualmente il giallista più venduto in Francia , è nato in Normandia e insegna geografia all'Università di Rouen, conosce bene dunque il contesto in cui la storia è ambientata.

Stando alle prime righe ci si aspetta che il racconto si svolgerà in maniera semplice e ordinata intorno a tre figure femminili che l'autore presenta così: la prima cattiva, la seconda bugiarda e la terza egoista.



In realtà però non è così: un delitto viene commesso e le indagini portano alla luce storie insospettate, domande che non hanno risposta, l'inquietante sovrapposizione tra passato e presente e un finale inaspettato che rimette tutto a posto.

A margine, e anche in previsione di quel viaggetto di cui dicevo sopra, il libro è stato anche uno stimolo per cercare di sapere di più di quel lungo periodo in cui Monet visse a Giverny e del suo ossessivo interesse per le ninfee.




Claude Monet si era trasferito a Giverny nel 1883 in una casa di campagna intorno alla quale allestì un giardino con una tale varietà di colori che solo un pittore poteva creare. Di particolare rilievo fu la realizzazione di un piccolo bacino acquatico nel quale furono collocate delle ninfee, piante ornamentali che come si sa galleggiano in superficie rigenerandosi continuamente.
In questo piccolo paradiso  Monet trascorse serenamente il resto della sua vita, dipingendo senza sosta.
Se fino a quel momento Monet aveva catturato sulla tela elementi diversi, piccoli e grandi, vicini e lontani, per rappresentare la complessità del reale, tra la fine del 1890 e il 1926, l'anno in cui morì, il tema ricorrente dei suoi lavori furono appunto le ninfee, piante in grado di generare effetti cangianti di luce. Le dipingerà su 250 tele in maniera quasi ossessiva , restringendo sempre più il suo campo di osservazione a campi medi e primi piani, osservandole da angolature diverse, mutevoli nei riflessi della luce e dell'acqua.










L'idea di vedere dal vivo il tripudio di colori di quel giardino che attira ogni anno frotte di turisti, mi mette in corpo un po' di adrenalina e, dopo aver letto il libro di Bussi , la fantasia corre, corre, corre...




1 commento:

  1. Come ho amato questo libro!!!!!! Tanto che la mia missione per vacanze prossime venture sarà Giverny! Al prossimo giro a Parigi affiancherò la visita al giardino e casa di Monet!

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