Finalmente Dindi ed io abbiamo trovato nella programmazione del fine settimana una pellicola che avrebbe potuto piacerci : già, i nostri gusti sono abbastanza circoscritti e non ci va di trovare brutte sorprese...
La scelta è stata azzeccata e il film, Prisoners, ci è proprio piaciuto.
Naturalmente la trama non posso raccontarla per intero, visto che si tratta di un thriller con diversi colpi di scena.
In una sperduta e anonima cittadina della Pennsylvania si celebra la festa del Ringraziamento. I Dover e i Birch, due giovani coppie amiche da sempre, decidono di festeggiarlo insieme con i figli, in famiglia intorno a una tavola imbandita con l'immancabile tacchino e qualche bicchiere di vino che aiuta a contrastare il grigiore di una giornata piovigginosa. L'atmosfera è rilassata e distesa, con quel po' di torpore che ti prende dopo un pasto abbondante e la nostalgia di vecchie canzoni di cui non si ricordano più le parole per intero.
Quando però arriva il momento del congedo, ecco che ci si accorge che le bambine più piccole di ciascuna coppia , Anna e Joy sono sparite nel nulla.
Inizia così per i genitori l'angoscia della ricerca e dell'attesa.
Tutta la piccola comunità si mobilita, perlustrando i boschi che circondano la cittadina e Franklin e Nancy Birch (Terrence Howard e Viola Davis), i genitori di Joy, stretti l'una all'altra, sembrano affidarsi con fiducia e speranza alla solidarietà dei concittadini. I genitori di Anna, invece, reagiscono in maniera diversa, Grace Dover (Maria Bello) con psicofarmaci e tranquillanti e il marito Keller (Hugh Jackman) con disperazione rabbiosa.
Jake Gyllenhaal e Hugh Jackman |
A suo parere il detective Loki (Jake Gyllenhaal), incaricato delle indagini, non si muove abbastanza velocemente e quando viene individuato Alex (Paul Dano) il proprietario di un camper che stazionava nella zona al momento della scomparsa delle bambine, un ragazzone con evidenti problemi caratteriali, Keller decide di intervenire in prima persona mosso da una pericolosa e incontrollata sete di giustizia.
Poichè Keller è quella che si definisce una brava persona, un onesto artigiano, buon padre di famiglia, timorato di Dio, inizia per lui un conflitto interiore che finisce per coinvolgere anche lo spettatore.
Non posso raccontare altro, ma vi assicuro che labirinti, serpenti e cadaveri in cantina, contribuiscono a tenere alta la tensione fino all'ultima scena.
Al di là degli eventi che si succederanno in relazione al tema principale del rapimento e della caccia al responsabile, sembra che il regista franco- canadese Denis Villeneuve, al suo primo film di produzione statunitense, voglia mostrare il volto di un Paese, gli Stati Uniti, che si interroga su dove stiano i confini tra il bene e il male, il lecito e l'illecito, il rigore morale e la facile giustificazione dettata dalla paura di perdere ciò che è più caro.
Perfetta l'ambientazione: atmosfera spettrale, cieli grigi, pioggia battente, case malconce, senso di solitudine e isolamento tipico da nowhere land. Decisamente coinvolgente.
Da vedere, se vi piace il genere.
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