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sabato 3 ottobre 2020

Il cigno

Il cigno è un animale bellissimo e, pare, monogamo. Per questi motivi è diventato un animale simbolico per eccellenza.







http://www.cittadiluce.it/cigno-simbologia-t3074.html:

Il suo nome deriva dal latino Cygnus e ancor prima dal greco Kyknos.
Il termine inglese Schwan (antico Svan), come l'inglese Swan, derivano dalla medesima radice, -kan, che, tra l'altro, è all'origine del latino cano (cantare).
Etimologicamente, quindi, il cigno è "il cantante".
Definizione curiosa per una specie che, notoriamente, non produce nessun verso particolarmente gradevole, nonostante le numerose leggende riguardo la sua voce splendida. Si dice che dopo una vita in silenzio, sia in punto di morte che innalzi agli dei il suo canto.




Nel Fedone platonico, Socrate afferma che il canto funebre del cigno esprimesse la gioia di reintegrarsi nel divino, del quale l’uccello era epifania.
Il canto del Cigno diviene sinonimo di ultimo atto glorioso, della fine onorevole della vita, poichè con il raggiungimento dello "stato perfetto" l'uomo è pronto per tornare "alle stelle", al Divino. Per tale motivo alcuni autori, come Socrate, associano il canto funebre del Cigno a qualcosa di positivo, a un'evoluzione spirituale.
È interessante che Omero ne lodi il canto, poiché i cigni erano pressoché sconosciuti nei paesi mediterranei e quelli in grado di cantare comparivano soltanto al Nord.





Rappresenta la luce dello spirito, la scintilla divina dell'uomo e la comunicazione fra gli elementi, fra i diversi mondi ed è considerato messaggero degli dèi, benefico e sacro, dotato di poteri di guarigione e magia legati al suo già citato canto.
Il suo volo è paragonato al ritorno dello spirito verso la propria sorgente, la riscoperta di se stessi e rappresenta la parte dell'uomo che tende al bene, al meglio di sé, alla perfezione, alla spiritualità.




http://www.centrostudilaruna.it/simbolismodelcigno.html:

diverse leggende sul cigno:
In Irlanda, una nota leggenda narra del triste destino dei figli del re Lir che vengono trasformati in cigni e ridotti per secoli in tale condizione; il loro canto, peraltro, aveva la virtù di affascinare chiunque li avesse ascoltati.
Nel Fedone platonico Socrate afferma che il canto funebre del cigno esprimeva la gioia di reintegrarsi nel divino, del quale l’uccello era epifania. Animale iperboreo, sacro all’Apollo nordico, è presente nelle incisioni della Valcamonica, avanguardia della “migrazione dorica” in Italia. Non senza un preciso significato, nel mito greco il carro della bionda Venere è trainato in aria da cigni. Nella tradizione indiana è simbolo di purezza e conoscenza: ha deposto l’uovo aureo dal quale sorse il dio Brahma.





Secondo il mito raccontato da Ovidio, Cigno era il figlio di Stenelo, re dei Liguri. Quando Fetonte, per avere improvvidamente condotto il carro solare del padre Febo (Apollo), fu fulminato da Giove e cadde nell’Eridano (cioè il fiume Po), Cigno, che era parente del defunto, ne pianse disperatamente la morte. Il dolore fu tanto, che si trasformò nell’animale che porta il suo nome.



Il mito più antico che lo riguarda è quello di Leda, figlia di Testio e moglie di Tindaro, re di Sparta. La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di lei, si trasformò in un cigno e si accoppiò con lei, che generò due uova. Da un uovo sarebbero usciti i Dioscuri, Castore e Polluce, mentre dall'altro Elena e Clitennestra.




In tempi più moderni  il cigno è stato rappresentato nel mondo delle fiabe. Ricordiamoci il brutto anatroccolo, che si trasforma nel meraviglioso uccello e i fratelli della principessa trasformati in cigni selvatici dalla matrigna cattiva.






Il periodo del corteggiamento nei cigni avviene in inverno, per permettere alla prole di crescere durante i mesi più propizi. Prima dell’accoppiamento, i due cigni danno vita a una vera e propria danza sull’acqua, accompagnata da movimenti sensuali del collo e suoni molto caratteristici.
Questo corteggiamento è reciproco: i movimenti sono fatti sia dalla femmina che dal maschio. Poi nuotano insieme, mettono i loro becchi più volte nell’acqua e incrociano i loro colli formando una treccia d’amore. 







Una vera e propria danza, che probabilmente ispirò il famoso balletto de “Il lago dei cigni“, capolavoro del russo Čajkovskij.
Il Principe Siegfried e un’adorabile principessa del cigno di nome Odette.
Odette trascorre le sue giornate nella forma di un cigno che nuota in un lago di lacrime mentre le sue notti le trascorre nella sua meravigliosa forma umana. Infatti Odette è sotto l’incantesimo di un stregone.
Siegfried e Odette si innamorano quasi immediatamente e come nella maggior parte delle fiabe , dallo svolgersi degli eventi, non tutto va come si vorrebbe…





Ed eccoli, i cigni. Come sono belli!



















martedì 31 marzo 2020

Curiosità su asini e pecore




Due tipi di animali che siamo abituati a vedere spesso insieme. 

Leggo qui e là nel web:

Forse non molti sanno che gli asini sono usati come un'eccellente alternativa ai cani per difendere mandrie e greggi dagli attacchi di lupi, coyote e altri predatori.
Sebbene siano animali docili, gli asini diventano efficaci animali da guardia delle mandrie o le greggi a loro affidate. A differenza degli animali gregari come ovini caprini o bovini tendono a non scappare o farsi prendere dal panico quando vengono avvicinati da lupi, coyote, sciacalli o altri predatori della famiglia dei canidi. Anzi attaccano quello che considerano una minaccia e non solo scalciano con effetto letale, ma usano anche i denti come arma, dispensando morsi molto pericolosi. 





 L'asino è un animale dalla forte empatia e davanti alla sofferenza di un altro essere vivente si dimostra in grado di superare la propria istintiva avversione e mettersi dalla parte del più debole. 






Questo animale che non gode di un’ottima fama: per troppo tempo gli sono stati affibbiati diversi luoghi comuni e così, oggi, associamo tutti l’asino alla pigrizia, alla testardaggine e anche alla stupidità. Non è molto chiaro il motivo di tali similitudini, perchè in verità l’asino è tutt’altro che un animale tonto e poco intelligente e a ben guardare non ha nulla da invidiare al cavallo, da sempre considerato migliore. Gli asini sono animali dotati di una grande forza, ma anche molto pazienti: è vero, sono un po’ lenti nei movimenti ma questo di certo non significa che siano stupidi.



Se quindi per molti anni l’asino è stato visto come l’equino poco scaltro e piuttosto rimbambito, è arrivato il momento di sfatare questo falso mito e di mettere in evidenza quelle qualità di questo animale che sono sempre state messe in secondo piano.  E’ forse meno socievole, ma una volta che capisce di potersi fidare si lascia andare e si dimostra aperto sia con gli uomini che con gli altri animali. Il carattere dell’asino quindi non è pessimo come quello che pensiamo e anzi, questo animale può regalare delle soddisfazioni davvero inaspettate!







Anche per quanto riguarda le pecore, quando attribuiamo loro delle virtù umane umane di solito non ne escono bene. Remissive, prive di personalità, inette... è così che le immaginiamo. Ma malgrado viviamo a stretto contatto con questi ovini da circa tredicimila anni, ossia da quando l'uomo iniziò ad addomesticare il muflone selvatico, forse li conosciamo ancora poco.


Al contrario di quanto si crede comunemente, le pecore sono animali intelligenti, ma il modo in cui sono trattate dall'uomo le pone in uno stato di terrore continuo che impedisce loro di mostrarsi per quel che davvero sono.
Gli agnelli sono tra gli animali più vivaci e giocherelloni che esistano. Si rincorrono, saltano, fanno capriole. Hanno un gesto specifico per invitare gli altri agnelli a giocare: saltano in alto scalciando con le zampe posteriori.


 Nel 2001 uno studio di Keith Kendrick, docente della University of Electronic Science and Technology in Cina, ha rivelato che una pecora può riconoscere e ricordare i volti di almeno cinquanta simili per almeno due anni, e ci sono prove che è in grado di distinguere un viso umano imbronciato da un sorriso, e anche di mostrare predilezione per quest'ultimo.


Le pecore sanno riconoscere il viso del proprio pastore sullo schermo di un computer e, dopo un periodo di addestramento, anche quello di altre persone. La scoperta, frutto di una ricerca sperimentale, getta nuova luce sulle capacità cognitive di questi animali, che per longevità e dimensioni del cervello sono un buon modello per lo studio delle malattie neurodegenerative umane.


 Con uno studio condotto negli anni '90, i ricercatori dell'università della California hanno invece messo in evidenza la loro complessa vita sociale: alcuni montoni osservati per tre anni stabilivano solide amicizie e si prendevano cura l'uno dell'altro nel momento del bisogno, per esempio intervenendo in aiuto dei compagni più deboli o supportandosi a vicenda nella lotta.



In un gregge, la guida non va automaticamente al grosso e forte montone ma, al contrario, spetta alla femmina più anziana, più piccola e talvolta delicata. Sembra che questa posizione venga conquistata principalmente grazie al modo in cui si occupano della cura e del nutrimento dei discendenti.