Visualizzazione post con etichetta Paola. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paola. Mostra tutti i post

mercoledì 22 marzo 2017

Il diritto di contare

    E la nostra Paola, dopo gli scossoni che il terremoto ha dato alla sua regione, è tornata ad andare al cinema, con la sua amica Lina, che si è ripresa dalla malattia. Pian piano la vita torna a scorrere nei suoi binari! E finalmente, nel nostro blog, si torna a parlare di film attuali e non solo di quelli che ci sono rimasti nel cuore per anni.                                        
                           

Il DIRITTO DI CONTARE 







RECENSIONE

Ed ecco un film del quale è piacevole parlare: "Il diritto di contare "

Candidato a tre Oscar non ne ha vinto nessuno…anche se una statuetta per la storia o la scenografia o l’interpretazione la meritava.

Però il successo di un film alla fine lo fa il pubblico.

Allora eccoci al film….una storia vera che si colloca nell’America, razzista e sessista, dei primissimi anni sessanta e che il giovane regista Theodor Melfi rende con intelligente leggerezza pur senza nulla togliere alla drammaticità di alcune sequenze.






Tre ragazze di colore, intelligenti e di valore, vengono reclutate dalla Nasa per collaborare, in settori diversi, alla gara spaziale che in quegli anni impegna gli USA e l’ URSS.

Le ragazze sono in gamba, geniali , colte e poco inclini al piangersi addosso. Riescono ad accettare con dignità sofferente la segregazione razziale alla quale sono costrette, anche quando le pone in situazioni assurde.

Taray P.Hanson interpreta Katherine Johnson, la leggendaria scienziata matematica e fisica afroamericana, 





 Octavia Spencer è Dorothy Vaughn l' appassionata studiosa di computer



 e Janelle Monàe è Mary Jackson l’ingegnere aereo-spaziale…






Accanto a loro appare un ottimo Kevin Costner sempre impeccabile nei panni di uomini misurati e sobri in un personaggio inventato (Al Harrison) sulla base di tre persone realmente esistite. 




E si deve dire che tutti e quattro hanno reso al massimo la situazione, i gesti, i dialoghi e non sfigura la bionda e gelida Kirsten Dunt.

Certo sembra al limite della realtà la scena in cui Katie Johnson( il genio matematico che calcolerà con maggiore esattezza del computer la parabola dell’Apollo 11 intorno alla terra) entrando nella stanza comune piena di uomini bianchi in camicia bianca, non solo non riceve alcun saluto ma si deve rendere conto che nessuno dei colleghi userà la sua caffettiera.

Ed è trattata con sublime ironica leggerezza la corsa di più di un chilometro che Katie deve fare due o tre volte al giorno per andare nel bagno delle donne di colore "in scarpe col tacco, gonna al ginocchio e filo di perle, se li hai", (la divisa d’ordinanza per le donne dettata dalla NASA) anche sotto la pioggia …

Un bel film in cui ogni personaggio è, però, legato all’altro dall’ entusiastica consapevolezza di essere parte di un progetto grandioso e le apparizioni dell’astronauta John Glenn, che affida la sua missione e la sua vita solo ai calcoli di Katie, come il sobrio risuonare dei nomi Kennedy o King lo rendono più coinvolgente. Tutto questo , infatti, è ottenuto dal regista con un linguaggio cinematografico che coniuga abilmente la storia di un’epoca con le storie personali delle tre donne.

Da vedere….





venerdì 12 febbraio 2016

La corrispondenza

                                                             

La Corrispondenza  Recensione di Paola


Un bel film quest’ultima opera di Giuseppe Tornatore…come sempre giocata sul dialogo e le espressioni, sull’ambientazione e la cura dei dettagli. Che dire? Dopo lo splendido e dimenticato dai vari premi Oscar ecc. ( e questo la dice lunga sul valore di certe premiazioni) "La migliore offerta",  si era certi che il cammino intrapreso dal nostro regista avrebbe dato un altro buon prodotto e così è stato.



Ma non si pensi ad un proseguimento più o meno criptico. No, assolutamente.
Questo film torna su un tema più volte affrontato…l’amore che sopravvive alla scomparsa di uno di due..magari con lettere o presenze inquietanti… qui, però, appare tutto lo stile interiorizzato di Tornatore, che d’altra parte cura anche la sceneggiatura. 







Come raccontare la trama? È necessario essere molto semplici….il sessantenne professore di astrofisica Ed Phoerum ( Jeremy Irons)e la studentessa Amy Ryan (Olga Kurylenko) hanno una intensa relazione. Si incontrano a dotte conferenze, si amano e si dicono arrivederci. Unico luogo in cui sostano più a lungo insieme è Borgo Ventoso( la splendida Isola di san Giulio nel lago d’Orta ). Ma il contatto tra loro non si spezza mai grazie ai mezzi telematici …mail, chat, skype consentono loro di essere incastrati l’uno nella vita dell’altra, come in un gioco di scatole cinesi. 










Dialoghi fitti, confessioni, desideri, tutto si scopre durante questo rapporto: soprattutto Amy che crede di pagare con un lavoro rischioso (la stuntwoman) il prezzo di un errore giovanile...Schema da cui Ed la vuole ad ogni costo liberare.

Ma poi all’improvviso il professore salta un appuntamento importante.

Amy viene a sapere che è morto dopo una devastante malattia…ma continua a ricevere messaggi e regali.





La ragazza sa che tutto avviene per una volontà precisa di Ed, però cerca delle risposte concrete: va ad Edimburo e York (belle le foto di alcuni scorci di viuzze strette e dell’antica biblioteca). Gira intorno alla casa del professore, torna a Borgo Ventoso dove ha un dialogo kafkiano con il pescatore (l’italiano Paolo Calabrese) spiritato, chiaramente un po’ fuori di testa.





Infine stanca, depressa rinuncia al suo legame con Ed per poi pentirsene e ricercarlo sul web, nel telefonino.
Ma nel frattempo, pur continuando nella sua folle ricerca di autodistruzione, riallaccia rapporti spezzati, riprende in mano il bandolo della sua vita...ritrova Ed nella dimensione d’amore che tutto supera.

Un film che sarà amato dalle anime romantiche, che aspirano ad un amore in grado di sconfiggere il tempo e lo spazio… film in cui emergono soprattutto la mano del regista e la bellezza del testo.






Certo Irons è Irons, ma la voce profonda di Luca Ward che lo doppia mirabilmente dà spessore e significato alla sua interpretazione insieme all’espressione in qualche fuggevole immagine dallo schermo del pc.




Olga Kyrulenko (già splendente bond-girl) molto bella, di una bellezza che qui appare onesta e non laccata, è anche brava nel sostenere le diverse facce di una giovane donna con tantissime problematiche esistenziali.





Morricone firma la colonna sonora forse un po’ ossessiva che tuttavia accompagna bene il film.

E uscendo dalla sala senti nella mente la domanda …della corrispondenza di amorosi sensi non parla Foscolo nei Sepolcri? C’è qualche fuggevole ricordo????

paola

giovedì 14 maggio 2015

La famiglia Belier


      

La Famiglia Belier






Recensione


 Ormai da diversi anni, le commedie francesi hanno una gradevolezza e anche una sottile vena umana che è difficile ritrovare in prodotti dello stesso genere di altri paesi. E così questo recente La famiglia Belier, campione di incassi in Francia, pur trattando di un handicap di notevole peso, riesce ad esprimere allegria, serenità e amore, senza cadere mai nel pietismo o nella comprensione ipocrita.

Siamo in Normandia, la terra dei pascoli e delle fattorie, dei piccoli villaggi: una terra contadina, nel senso più pregevole del termine.



In una fattoria, produttrice di latte e derivati, vive la famiglia Belier: il padre Rodolphe ( uno stupendo Francois Damien ,omone dalle garndi mani e dal cuore gentile) la mamma Gigi (l’ incantevole esuberante Karin Viard) con i figli Paula (la bionda, acerba eppure matura Louane Emera) e Quentin ( il simpatico pacioso Luca Gelberg) 
















Questa famiglia unitissima e affettuosa ha una singolarità: il papà, la mamma e il fratellino sono tutti sordomuti…unica ad avere il dono dell’udito e dunque della parola è Paula, che, per questo è un po’ il ministro degli esteri, in quanto è lei che prende i contatti con i compratori, è lei che accompagna i genitori dal medico (scena esilarante) traducendo sintomi imbarazzanti della vita di coppia, è lei che collabora con il papà quando questi si candida all’elezione di sindaco….Ed è lei che sa smussare i termini pittoreschi con cui l’uomo designa il suo predecessore. ’ lei l’indispensabile trait d’union tra la famiglia e il mondo…


Ma tutto questo piccolo irreale mondo viene messo in crisi quando il professore di canto ( Eric Elmosnino ) scopre in Paula un dono incredibile: una voce di rara estensione e profondità, che potrebbe aprirle la strada del successo. Una voce d’angelo che la sua famiglia non potrà mai sentire, se non con il cuore.

E da qui nasce il conflitto tutto interiore della ragazza che vorrebbe volare via dal nido familiare, ma si sente impegnata dalla lealtà e dall’affetto a rimanere ad aiutare i suoi.




E la suggestiva canzone popolare di Michel Sardou che ritma la sua ansia “Je vole” (non fuggo, ma volo) cantata non solo con la voce , ma anche con le mani rende al meglio tutto il tormento di questa brava figlia e brava ragazza che si sente ancora troppo giovane per decidere da sola il suo futuro.

E bisogna ricordare che Luoane Emera è una ex concorrente di The voice francese.





Il film ispirato dal libro Les mots qu’on ne me dit pas di Veronique Paulain è un ritratto onesto e immediato del rapporto tra genitori e figli che a sedici anni diventa spesso ingestibile…e la ribellione di Paula di fronte all’egoismo affettuoso della mamma..nulla ha a che fare con il problema della sordità familiare ed è stranamente commovente..

Perché l’amore quando è vero consente di affrontare ogni situazione: anche di sentire la musica o la voce di una persona cara.



Intensa la scena in cui il regista,( l’ottimo Eric Lartigan che tratta con mano sicura tutto il film), ci immette in una bolla di silenzio, quella in cui Rodolphe e Gigi da sempre vivono, per farci comprendere la realtà dei non udenti.

Un buon film, senza dubbio…che non tratta di un handicap e delle sue problematiche, ma ci accompagna in un viaggio attraverso un mondo pieno di vita anche se non di rumore o e di chiasso.

Anche perché la tenerezza si sente dentro…e così l’amore.

Paola









giovedì 30 aprile 2015

L'orologio di Macerata

                      

L’OROLOGIO DELLATORRE CIVICA DI MACERATA



Se ne parlava da diversi anni…da quando alcuni studiosi di storia di Macerata avevano riscoperto e ritrovato l’antico orologio che per tre secoli, dal 1568 ( data del primo decreto, confermato nel 1569 con la delibera comunale e l’imposizione di tasse straordinarie) al 1882 aveva campeggiato sulla Torre civica.

E da lì aveva accompagnato e ritmato le giornata con il carosello dei Re Magi preceduto dall’Angelo intorno alla statua della Madonna con Bambino in braccio fino al 1799, quando i giacobini manomisero il meccanismo che azionava le statue….

Da quel momento, nonostante l’impegno di diversi restauratori, non fu possibile ricostruire e rimettere in funzione l’orologio…tanto che nel 1882 il sindaco dell’epoca decise di rimuovere quanto restava del quadrante e delle statue lignee , depositando il tutto presso la Biblioteca Comunale, e di situare al loro posto una la pide commemorativa in onore del primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II.



Nella memoria di molti maceratesi, dunque, si perse anche il ricordo dell’Orologio, realizzato dai Fratelli Ranieri per 300 scudi d’oro su commissione dei Magnifici Priori “a decoro e splendore della città di Macerata”…e solo nel 1986 grazie alla intelligenza di qualche amministratore e di alcuni appassionati furono messi in mostra i meccanismi e le statue lignee, insieme alla porzione rimasta della fascia dello Zodiaco.






Ma chissà come e perché il desiderio di ripristinare l’antico orologio era ormai tornato nell’anima dei cittadini che addirittura firmarono una petizione per chiedere di ricollocare l’orologio nel suo posto originale….e non si creda che sia stata cosa facile…perché nel nostro Paese è facile distruggere, sciupare …ma ricostruire….lasciamo perdere.

E ora l’antico orologio è tornato ad accompagnare le giornate dei maceratesi…certo con le più svariate critiche e giudizi e ben venga finalmente una discussione su temi artistici, storici e architettonici….

Lasciando da parte le argomentazioni squisitamente politico-elettorali comprendiamo che il nuovo orologio possa apparire troppo nuovo: qualcuno icasticamente lo ha definito la torre dello Swatch, qualcuno ha sottolineato che il quadrante è troppo lucido e che c’è troppo rosa…ma il tempo, la polvere , lo smog provvederanno ben presto ad “antichizzare” il tutto.




E’ interessante, però, e per chiunque, osservare le operazioni della macchina oraria: il carillon con i colpi che scandiscono le ore; l’azionamento dell’uccellino Cesare che con il becco fa risuonare la piccola campana e il carosello dell’Angelo e dei re Magi.



E poi il movimento apparente dei dischi dei corpi celesti: la Luna, il Sole, i cinque Pianeti allora conosciuti e le Costellazioni dei segni dello Zodiaco intorno alla Terra, secondo la visione geocentrica del tempo e la testa del Drago che indica l’orbita lunare.. un meccanismo che rende l’orologio unico tra tutti…

Che dire??? Forse per chi era abituato a vedere la Torre civica con la sua bella lapidona l’impatto è stato troppo forte…ma, (premesso che tutta l’operazione si è svolta sotto il controllo della Direzione Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche e che, ovviamente, gli originali delle statuine lignee sono al sicuro nei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi) per chi, come la sottoscritta, ritiene che la storia della città possegga un suo linguaggio e dia un senso di continuità e di sicurezza…vedere domenica 19 aprile quel breve carosello e sentire risuonare i colpi trillanti della piccola campana è stato commovente…




E mi sono sentita vicina alla fede e all’amore dei Magnifici Priori e della Popolazione che fin dal 1568 hanno considerato la vita e il tempo come un dono di cui ringraziare il Signore.



Paola Maria Simonetti

martedì 21 aprile 2015

Into the woods

     
Into the woods- Recensione


Accade (e come se accade) di andare a vedere un film con la certezza di assistere ad un bello spettacolo e di uscire delusi…e così è per questo ultimo lavoro della Walt Disney che davvero ha sbagliato il colpo….

Il film è la trasposizione del musical di Stephen Sondheim del 1986…musical sembra gradevole e di successo che aveva mescolato tre fiabe dei fratelli Grimm (Cenerentola, Cappuccetto rosso e Raperonzolo) e Jack e la pianta dei fagioli, di autore incerto….















Compatta il racconto la figura della strega dai capelli azzurri (alternativa alla fata dai capelli turchini di Pinocchio?????) cattiva cattivissima che colpisce con la sua maledizione la coppia dei fornai impedendo loro di avere figli. Per spezzare l’incantesimo (e salvare se stessa, recuperando la bellezza perduta) i due dovranno portarle degli oggetti …il mantello rosso di Cappuccetto rosso, la mucca bianca di Jack, la scarpetta di Cenerentola, i capelli biondi di Raperonzolo.







Nella prima parte del film, dunque, si intrecciano i desideri e i destini dei personaggi situati in paesaggi tradizionali, con sguattere provocanti, principi leggermente idioti, piante di fagioli che arrivano alle nuvole, trecce di capelli resistenti come canapi per le navi…

E si pensa ..vuoi vedere che la Walt Disney ha fatto centro un’altra volta nella stessa stagione????? La platea gremita di bambini si diverte abbastanza..siamo ancora nel regno delle fiabe….d’altra parte il Lupo cattivo di Johnny Depp non ha nulla di pauroso visto che si esprime soprattutto con i baffetti malandrini alla D’Artagnan. Oltre a questo il fornaio ( il bravo James Corden) mite e soggetto alla moglie (Emily Blunt), appare depresso e sopraffato dal destino…






Inizia la seconda parte con una scissione evidente, come se il regista non fosse più Rob Marshall( Nine, Chicago) e si piomba in una atmosfera tra horror e dark, ma senza brividi, in una completa assenza di significato.

Cenerentola ( Anna Kendrik) è una ragazzetta incapace di decidere della sua vita e il principe(Chris Pine) che la insegue nel bosco per ben tre volte, è un donnaiolo traditore. Raperonzolo sta alla finestra con la sua trecciona penzolante (e chi ha subito anche una sola volta nella vita la tirata delle trecce emette un sospiro di sollievo quando la moglie del fornaio la taglia..)

Poi appare la coppia dei giganti che scendono dalla pianta di fagioli alla ricerca del piccolo Jack, la gigantessa fa strage di innocenti distruggendo il mondo fiabesco….e qui si innesta la risibile scena dei due principi che immersi in una cascatella d’acqua limpida con i pettorali bene in vista, cantano Agony.






Note positive…certamente trattandosi di un musical si ascoltano molte canzoni, per fortuna non doppiate, ma…con tanti sottotitoli da confondere. Se li leggi, non vedi il film, sempre che questo sia un dispiacere…..Ci sarebbe da dire che, se anche non si conoscesse l’inglese, il senso si seguirebbe ugualmente: insomma fastidioso.

Bravissima, paradossalmente anche troppo brava, Meril Streep, dominatrice assoluta, in grado, come sempre di essere vecchia e orrida, odiosa e perfida, e poi bella, giovane e gentile…




Come faccia è un suo segreto, ma certamente tra le streghe di ultima generazione ( quella di Julia Roberts alla ricerca dell’amore , quella che ha sete della perduta innocenza di Angiolina Jolie, quella che ambisce alla giovinezza eterna di Charlize Theron) si deve riconoscere all’interpretazione della Streep una originalità potente, una carica ossessiva fortissima….

Come si conclude la storia???in nessun modo: tutto ricomincia, la vita prosegue, qualcuno sarà contento e qualcuno deluso…ma più di questo non è dato a comprendere.





martedì 24 marzo 2015

Cenerentola

CENERENTOLA






Recensione

Piacevole andare al cinema per una fiaba vista e rivista, letta e riletta e uscire con la sensazione di aver vissuto quasi due ore di serenità, gli occhi pieni di belle immagini e di sogni. Certo sono i sogni dell’infanzia però …però...alcune signore vicine hanno ammesso di essersi commosse…dunque…



Ma veniamo a questa nuova, abile, intelligente produzione della Walt Disney che e avrà non solo molto successo di pubblico (quanti bambini alla proiezione! una bimbetta bionda aveva addirittura sui capelli la coroncina di Cenerentola), ma anche di critica.

Trattandosi di una fiaba sembra giusto iniziare con la scenografia…un Dante Ferretti in grande spolvero ha ricreato ambienti po’in stile viennese fine impero austro-ungarico, una carrozza rococò che scintilla e incanta, balconi fioriti di rose, da cui Cenerentola e il principe (William e Kate???) si affacciano scambiandosi il rituale bacio, e infine l’enorme, sontuoso salone dove si svolge il gran ballo….









Per questa scena in particolare si è citato il Gattopardo di Visconti, con Claudia Cardinale e Burt Lancaster. Forse si , ma un valzer è sempre un valzer e Cenerentola con un abito che sembra essere fatto di nuvola e chiffon di seta morbido, fluttuante…è davvero una favola. Brava la costumista Sandy Powell già ben conosciuta ..Shakespeare in love e The young Victoria ci dicono qualcosa. Ovviamente non si parlerà della trama, anche perché la fiaba è rispettata completamente, senza troppi fronzoli psicoanalitici come, ad esempio, è accaduto per Maleficent con Angiolina Jolie o Biancaneve e il Cacciatore con Charlize Theron.

No, qui il regista, il talentuoso, ottimo Kenneth Branaugh non si è preso troppe libertà e, sostenuta da una splendida irritante elegante Cate Blanchett, ha dato vita ai personaggi classici donando loro spessore e intensità. Così vediamo lady Tremayne, la matrigna, tradire dagli occhi (e che occhi!!!) una quasi umana gelosia per il ricordo sempre vivo della prima moglie e per l’affetto che unisce suo marito alla figlia.




Con i capelli rosso fuoco pettinati come la governante di La prima moglie di Daphne du Maurier, con abiti fruscianti e marezzati verdi o azzurri o rossi e un doppiaggio di alto livello: ecco una perfida matrigna eccezionale.



Le due sorellastre più che realmente cattive sembrano due viziate, disordinatissime ragazze male invecchiate mentre la fata madrina è una incantevole, autoironica Helena Bonham



…e poi, ci sono i due giovani protagonisti.










La scena in cui Cenerentola e il principe si incontrano in una radura e si parlano, mentre si incrociano lentamente in groppa ai loro cavalli, senza toccarsi mai, esprime la bellezza dell’amore giovane all’alba, è romantica e suadente e sia Lily James, freschissima e radiosa Cenerentola, che Richard Madden, il principe Kit, convincono.





Diciamo per di più che in Richard Madden abbiamo un principe, finalmente!!!, bello e non scialbo o idiota in calzamaglia, che si innamora e lotta per il suo amore.

E poi i buoni sentimenti prevalgono ovunque: il consiglio della mamma “Sii gentile e abbi coraggio”, l’attenzione per la natura, l’affetto del re per questo figlio che sceglie, secondo il suo cuore, una sposa reietta e bellissima.


Il fascino immortale della fiaba di Perrault…ancora ci cattura ed è piacevole, per una volta, lasciarsi catturare …..



paola